Cinematographe.it presenta Lo Spietato di Renato De Maria

La nostra presentazione de Lo Spietato di Renato De Maria, il film in onda su Netflix che riconferma la predilezione del regista per pellicole di questo genere.

Dagli anni Settanta e Ottanta in poi, il cinema italiano ha subito grosse trasformazioni che hanno coinvolto gli ambiti della produzione e della scrittura. Ciò che ne ha risentito maggiormente è, senza ombra di dubbio, il settore del cinema di genere: gradualmente, è diventato sempre più difficile scovare opere sperimentali, azzardate, quindi anche appartenenti al mitico filone del noir-poliziottesco che ha caratterizzato una faccia del cinema italiano nel suo periodo aureo. Lo Spietato di Renato De Maria, al di là di qualsiasi considerazione positiva o negativa, è una di quelle rare opere che hanno il pregio di differenziarsi dalle tendenze produttive del periodo corrente, non temendo il confronto con i grandi del passato che hanno posto i fondamenti per la realizzazione di film di genere “all’italiana”.

Riccardo Scamarcio veste i panni di Santo Russo, protagonista di cui il film segue le vicende. La storia di Santo ha luogo nella Milano del boom economico, ossia negli anni ’70 e ’80 dell’economia fiorente e della criminalità in inarrestabile crescita. Santo Russo è un giovane calabrese che vive nella periferia della città, dove conosce la vita del carcere a seguito di piccoli furti andati male. Non appena uscito di prigione, tuttavia, Santo è ancora disposto a qualsiasi cosa pur di intraprendere, seriamente, la carriera da criminale. Nel giro di pochi anni diventa il leader di una banda che lo lancia in affari sempre più loschi e che ne farà uno degli uomini più potenti, ricchi e influenti all’interno della grande macchina della criminalità organizzata milanese. Ad accompagnarlo nella vertiginosa ascesa c’è la presenza della devota e cattolica moglie (Sara Serraiocco), poi l’elegante e disinibita amante (Marie-Ange Casta).

Chi è Renato De Maria? Film e vita privata del regista de Lo Spietato

Influenze nel cinema di genere di Renato De Maria

La tematica portante de Lo Spietato, lo s’intuisce senza troppi ostacoli, è l’esistenza stessa del suo protagonista Santo, descritta attraverso una parabola di rapidissima ascesa e disfatta, altrettanto repentina e inaspettata. Un po’ alla maniera dei gangster movies di Martin Scorsese, ma guardando soprattutto ai personaggi e alle storie del poliziottesco anni Settanta e Ottanta, il film di Renato De Maria s’incastona alla perfezione e in piena coerenza tematica e stilistica all’interno del percorso filmico del suo autore e regista. La lunga carriera di De Maria, originario di Varese, lo vede sceneggiatore e regista per il cinema e per la televisione sin dal ’96, in cui ha diretto il dramma Hotel Paura; negli anni 2000 riesce a dirigere oltre una ventina di episodi della serie televisiva Distretto di Polizia e alcuni film per la televisione, fra cui due capitoli di Maigret. La carriera continua, scindendosi fra il piccolo e il grande schermo, con la serie Il segreto dell’acqua (2011) ma anche i film La vita oscena (2014) e Italian Gangsters (2015). Recentemente, inoltre, ha diretto alcuni episodi della serie Squadra Antimafia 8 – Il ritorno del boss.

Il romanzo d’origine che ha ispirato il film

Lo spietato: recensione del film di Renato de Maria Cinematographe.it

Lo Spietato rappresenta la conferma, a quattro anni di distanza dalla sua ultima “apparizione in tv”, della passione del regista per il genere, in particolare il noir-poliziesco all’italiana: non è un caso che la fonte d’ispirazione principale per la sceneggiatura del film, scritta con Valentina Strada e Federico Gnesini, sia stato il romanzo Manager Calibro 9, e non è un caso che il titolo rimandi immediatamente al quasi omonimo film (Milano Calibro 9) che Fernando Di Leo diresse nel 1972, aiutato dalle performance di Gastone Moschin, l’indimenticabile Barbara Bouchet nelle vesti di go-go dancer e Mario Adorf. Il piglio deciso di Riccardo Scamarcio nella caratterizzazione del suo personaggio somiglia, per molti versi, a quello delle star italiane dell’epoca di riferimento, di cui dimostra di possedere anche il carisma e la genuinità, e l’appeal dei personaggi secondari ricalca quello dei personaggi dello stesso cinema cui sono ispirati. Tutto questo, aggiunto a un amore sconfinato per la raffigurazione dei luoghi milanesi che hanno fatto la storia e a un ritmo che cerca di trarre quanto più possibile dal cinema viscerale di Martin Scorsese (anche il suo dipanarsi lungo archi temporali relativamente lunghi), rende Lo Spietato un film degno di nota. Ciò che è riscontrabile è un’attenzione e un gusto per la costruzione delle inquadrature, sempre volte a “prendere” quanto più possibile degli ambienti descritti: questa è una tendenza tutta tipica del cinema cui guarda Lo Spietato e che, con l’avanzare degli anni, è stata troppo facilmente diluita in un “pressapochismo stilistico” che sottovaluta l’importanza della location all’interno della scena e della drammaturgia stessa.

Lo Spietato: risultati al botteghino e distribuzione

Nonostante la scelta di un cast che si divide fra volti noti (il già citato Scamarcio, nei tempi recenti impegnato in progetti sempre più interessanti) e talenti in crescita libera (si tenga d’occhio Sara Serraiocco), Lo Spietato non ha raggiunto risultati stupefacenti per quanto riguarda il box-office italiano. La ragione risiede, naturalmente, nel fatto che il film di De Maria è disponibile su Netflix a partire da venerdì 19 aprile, e nell’aver scelto di presentare il film seguendo una formula che si rivela spesso essere adeguata quando il futuro della fruizione dell’opera sarà una piattaforma streaming, ossia un’uscita “ad evento” nelle sale, con Nexo. Uscita che, in questo caso, ha ricoperto un periodo di soli tre giorni.

Certo, il film di De Maria può essere facilmente criticato per essere costruito sulle fondamenta di un intreccio che non sempre risulta appassionante, e questo è un problema non di poco conto nella fruizione stessa dell’opera, ma il regista compensa con una conoscenza del cinema di genere che ha attualmente pochi eguali (può competere solo il vertice della serialità televisiva, Gomorra, che rimane imbattuto per molteplici ragioni) e potrebbe avviare, nel caso in cui scatti un meccanismo di emulazione, un Seventies revival in grado di risollevare paradossalmente l’originalità delle storie che il nostro cinema racconta. E, nel migliore dei casi, potrebbe accadere con prodotti di qualità anche superiore.