Chesil Beach: la spiegazione del finale del film

La spiegazione di Chesil Beach e del finale del film con Billy Howle e Saoirse Ronan, tratto dal libro di Ian McEwan, in uscita il 15 novembre 2018.

1962. Edward (Billy Howle) e Florence (Saoirse Ronan, reduce dal successo dell’indie Lady Bird, prossima a vestire i panni di Jo March per l’adattamento di Piccole donne di Greta Gerwig e, con lo stesso Howle, protagonista della riduzione cinematografica del Gabbiano di Cechov da parte di Michael Mayer) sono da poche ore marito e moglie. In luna di miele in un villaggio costiero del Dorset, la giovane coppia cena in una lussuosa camera d’albergo, sotto lo sguardo zelante di due camerieri ed è subito evidente agli spettatori che, pur essendo entrambi molto nervosi, Edward desidera consumare il primo rapporto coniugale, mentre Florence cerca ogni pretesto per procrastinare. I due giovani sono innamorati, ma inesperti, e pagano cara la loro diversa sensibilità sessuale. Edward si scoraggia, Florence gli propone di restare sposati senza sesso (se avesse voluto, avrebbe potuto avere altre donne per ‘quello’) scatenando la reazione piccata di lui, che le si rivolge con parole durissime. La rottura è consumata, ancor prima del matrimonio.

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Chesil Beach: il segreto ‘velato’ nell’infanzia di Florence

Chesil Beach, adattamento cinematografico di Dominic Cooke della novella omonima di Ian McEwan, ha un andamento intermittente: la ricostruzione della prima notte, anzi pomeriggio, di nozze è interrotta da continui flashback che gettano luce sull’incontro e sul fidanzamento dei due giovani, lui studente di Storia proveniente da un retroterra popolare e figlio di madre cerebrolesa, lei ragazza bene di una famiglia dell’alta società, con importanti studi musicali alle spalle e una devozione totale per il suo violino e il suo sogno di diventare un giorno concertista affermata.

Oltre al passato più prossimo, i procedimenti retrospettivi adottati adombrano l’esistenza del segreto sepolto di un abuso vissuto da Florence nella tarda infanzia. Se nel racconto di McEwan l’inibizione sessuale veniva trattata in termini solo culturali, il film di Cooke mescola lo spunto culturale con quello psicologico, confondendo i piani della riflessione e le possibilità di lettura: Florence che, per sua stessa ammissione, sembra disinteressata al sesso (asessuata? frigida? etichette insensate, che recepiscono lo stigma sociale), appare ora, secondo una nuova angolatura, più avversa che indifferente, più ferita che riluttante.

Il tempo d’azione di Chesil Beach: il film copre un arco temporale lungo, dai primi Sessanta ad oggi

Nella parte finale del film, infatti, ambientato più di un decennio dopo, siamo in pieno fermento anni Settanta: la rivoluzione sessuale è stata portata a compimento, l’amore libero non è più un tabù e il sesso ha sfatato molti dei suoi miti. Edward vive in una comune, frequenta una donna di colore (ma non è una relazione monogama) e lavora come commesso in un negozio di musica rock e blues. Un giorno riceve la visita di una bambina che vuole comprare un regalo alla madre: un disco di Chuck Berry, il cantautore che Edward adorava nei suoi vent’anni. Un guizzo attraversa allora la sua mente: quella bambina potrebbe essere la figlia della donna che lui aveva amato anni prima, quella moglie mai diventata veramente tale. Il nome della piccola conferma i sospetti: si chiama, infatti, Chloe, come Florence avrebbe voluto per quella figlia dalla coppia mai concepita.

Nel finale di Chesil Beach i due protagonisti anziani si riconoscono e comprendono l’insensatezza del loro orgoglio

Gli anni passano ancora, inesorabili: Edward è diventato un anziano signore borghese che gioca a golf. Per radio sente l’annuncio di un prossimo concerto organizzato per celebrare l’anniversario di un quintetto classico. L’uomo scopre, così, che Florence ha sposato il suo compagno di studi musicali, nonché antico ed insistente pretendente, e da lui ha avuto, oltre a Chloe, altri due figli.

Lo sguardo tra i due ex innamorati, oramai anziani e affaticati dalla vita, durante quel concerto celebrativo in cui lei suona e lui ascolta in platea, inchioda entrambi alla responsabilità delle loro ingenuità passate, quando sarebbe bastata una parola di comprensione in più per sciogliere le riserve e ricomporre le fratture del loro conflitto sessuale, quando sarebbe bastato non voltarsi le spalle per far funzionare il loro rapporto giovane e fragile: l’orgoglio virile e sordo di lui, il rifiuto impenetrabile di lei, la loro comune inesperienza, tutto questo ha riservato, però, all’allora giovane coppia un altro destino.

Il regista riannoda, così, nell’istante finale, quei due fili, culturale e psicologico, che sembrava aver separato: l’apparente repulsione per la sessualità di Florence aveva origine dal trauma, ma l’apertura culturale avrebbe potuto sanare la ferita, avrebbe potuto preparare i due giovani al fallimento dell’idillio romantico e alla pazienza di costruire insieme la prossimità, di guadagnarsi giorno dopo giorno l’agognata intimità. Si fossero incontrati più tardi, in un clima di consapevolezza, non solo personale ma anche politica, diverso, le cose sarebbero andate in un altro modo. Ai due protagonisti, sul finir del giorno, non resta dunque che assaporare l’amarezza di ciò che non è stato.