Birdman: significato e analisi del finale del film di Iñárritu

Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) è un film del 2014 scritto e diretto da Alejandro González Iñárritu e interpretato da Michael Keaton, Emma StoneEdward Norton e Zach Galifianakis. Il film ha ricevuto nove candidature agli Oscar nel 2015 e ne ha vinti quattro come miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia. 

Riggan Thomson è un attore in declino che vive una crisi personale molto grave. Dopo aver interpretato il supereroe che lo ha reso famoso in tutto il globo, Birdman, per ben tre pellicole, cerca in tutti i modi di riconquistare il rispetto e il prestigio della critica e del pubblico dirigendo e interpretando una piece teatrale a Broadway. Lo spettacolo che mette in scena è tratto dall’opera What We Talk About When We Talk About Love di Raymond Carver, che dovrebbe mettere in risalto le sue qualità di attore drammatico e mettere finalmente in ombra quella figura demoniaca di supereroe che sembra non riuscire a scrollarsi di dosso.

Birdman

Michael Keaton e il dualismo di Birdman – il significato del film

Riggan deve giorno dopo giorno fronteggiare le difficoltà del palco e quelle dietro le quinte: dal cambio di un attore, alle crisi in scena, alle anteprime con il pubblico che sembrano rivelarsi sempre più una delusione a causa dei litigi sempre più frequenti tra i componenti del cast. Riggan ha una figlia, Sam, ex tossicodipendente, con cui cerca di riallacciare i rapporti, ma il suo ego lo mette sempre in una condizione di superiorità rispetto agli altri, tanto da non riuscire ad occuparsi di nessuno, se non dei suoi interessi.

Proprio da questo nasce il suo più grande squilibrio, da Birdman. Riggan sente persino la voce del suo personaggio che lo intima a tornare a vestire i panni del supereroe, immaginando anche di avere gli stessi poteri del suo alter ego. Ma più cerca di metterlo a tacere più la sua voce si fa strada dentro di lui e dentro la sua testa, una voce che lo lusinga continuamente, un vero balsamo per l’ego di un attore come Riggan.

Ma la lotta interiore di Riggan sembra non avere fine. Prima di andare in scena per la prima teatrale, si ritrova ad un bivio in cui deve scegliere se riprendere le sembianze di Birdman o abbandonarlo definitivamente. Dopo l’ultima battuta a teatro Riggan, che deve spararsi con una pistola finta, ne usa una vera con cui si spara un colpo in testa. Dopo alcune scene in cui si vedono un meteorite e delle meduse in riva al mare, Riggan si sveglia in ospedale con il volto fasciato poiché il proiettile lo ha accidentalmente ferito solo al naso.

All’improvviso ogni tassello nella sua vita sembra essersi messo a posto: lo spettacolo è un successo senza eguali, la critica lo ha elogiato, anche i suoi rapporti con l’ex moglie e la figlia sono migliorati. Ma mentre va in bagno Riggan vede Birdman, si toglie la fasciatura e prosegue verso la finestra, aprendola e uscendo fuori. Sam, di ritorno nella stanza, non lo trova e notando la finestra aperta lo cerca, temendo il peggio, di sotto per strada. Dopo qualche secondo il suo sguardo si leva verso il cielo e sorride.

Birdman

Birdman: il significato del finale del film

Birdman è parte di ognuno di noi, un soggetto che metaforicamente ci appartiene. Birdman è quel marchio che ci distingue agli occhi degli altri, quell’etichetta di cui non sempre siamo orgogliosi. Lo stesso disagio interiore lo vive Riggan, che è talmente stanco di essere rapportato in ogni intervista, in ogni attimo al personaggio da lui interpretato, che sviluppa un’ossessione da cui non ha possibilità di ridestarsi. Quell’ossessione lo porta a vivere attimi di lucida follia, momenti in cui pare possedere dei poteri telecinetici, in cui sembra riuscire a volare e attraversare la città di New York sospeso nell’aria.

La meravigliosa caratteristica di Birdman è l’essere stato realizzato attraverso un piano sequenza infinito, talmente reale da essere iperreale, un prolungamento visibile, un’immersione percepibile nella realtà. Un film, che sembra attenersi alle tre unità aristoteliche, che segue in diretta l’evoluzione dei fatti, in scena e fuori la scena, un racconto metacinematografico fuori e dentro la mente di Riggan/Birdman, un uomo spaccato a metà la cui più grande paura è quella di non contare più nulla, di non esistere.

Riggan pronuncia sia dentro che fuori le scene questa stessa frase “Io non esisto”; l’unico vero attimo di lucidità lo vive sul palcoscenico, laddove sente di poter contare davvero o almeno tornare a contare qualcosa. Broadway possiede un’energia di cui ha bisogno, una forza di gravità che lo riporta a terra, al suo mondo, all’arte.

Ed è per questo che il finale tocca dei picchi di antinomia, vive di un contrasto tra ciò che viene mostrato con gli occhi di Birdman e ciò che accade nella realtà. Se fino a quel momento lo spettatore era riuscito a decifrare le evasioni di follia di Riggan in cui dirigeva se stesso alla volta di Birdman, nell’ultima scena finale, dopo aver visto cadere un meteorite e delle meduse in riva al mare, non si riesce a capire in nessun senso se Riggan in realtà è morto sul palco, e ciò che si vede è una divagazione inconscia del suo futuro, o se effettivamente, dopo essersi sparato, abbraccia il suo destino di essere Birdman, accogliendo definitivamente la sua ossessione, librandosi nel cielo con lo sguardo emozionato e felice di Sam al suo seguito.

Queste sono le teorie più accreditate, ma possiamo fornirvi una spiegazione alternativa che riguarda una tecnica o meglio un espediente narrativo, la messa in abisso o mise en abyme. 

Birdman

Il tragico finale di Birdman

Facciamo un passo indietro. Quando abbiamo asserito che Birdman è stato realizzato attraverso un piano sequenza praticamente continuo, non si è specificato che l’unico momento in cui questa corrente, quest’onda si è arrestata è stato proprio per virare la narrazione verso la stanza d’ospedale. Ed è proprio prima di mostrare la scena finale che Iñárritu decide di porre una pausa, per necessità o per decisione strutturale.

Ebbene accade questo perché la pausa, lo stacco in quanto tale crea un’aspettativa. Dopo aver assistito ad un flusso di coscienza orbitale, centripeto, che ci riconduceva sempre alla mente e ai pensieri di Riggan, mentre il personaggio interpretato da Michael Keaton è in ospedale, c’è un cambio di registro, di piano, di livello narrativo.

Ciò che si vede nell’ultima scena è qualcosa di molto vicino a ciò che abbiamo già visto, eppure non è diverso. Sembra tutto cambiato: la sua vita, la sua carriera, ma in realtà lui non è cambiato affatto. Questa scena non è altro che un simbolo, il vertice che condensa in sé la quintessenza del film, in cui Riggan torna a vivere il dualismo con Birdman, mentre per lo spettatore sembra ormai essere un personaggio risolto, poiché tutto nella sua vita è nel posto giusto.

Il finale di Birdman dà la prova che Riggan sparandosi non ha risolto i suoi demoni interiori, nemmeno gli elogi della stampa, il successo economico e del pubblico riescono più a renderlo felice. Ciò ci porta a credere che in realtà il finale di Birdman è tragico, rappresenta la tragedia di un uomo che si ripete ancora e ancora, un uomo che non riesce a risorgere, che non riesce a liberarsi dai suoi demoni.