Bene ma non benissimo: 5 motivi per vedere il film di Francesco Mandelli

Per quale ragione dovreste vedere il primo film da regista di Francesco Mandelli? Ecco 5 ragioni che vi convinceranno ad andare al cinema!

Bene ma non benissimo, presentato in anteprima ad Alice Nella Città nella sezione Panorama Italia alla Festa del Cinema di Roma 2018, prende in prestito il titolo dalla hit omonima del rapper Shade. Esordio alla regia in solitaria del famoso comico Francesco Mandelli che, dopo aver collaborato per diversi anni in tv con Fabrizio Biggio nella fortunata serie de I soliti Idioti, decide di intraprendere questa nuova sfida registica.

Da Terrasini a Torino un vero e proprio viaggio di formazione che cambierà la vita a Candida (Francesca Giordano, la Santina nella serie TV La mafia uccide solo d’estate) che, orfana di madre, è costretta ad abbandonare la Sicilia per seguire il padre alla ricerca di un lavoro. La ragazza si dimostrerà coraggiosa nell’affrontare questo cambiamento, soprattutto quando dovrà inserirsi nella nuova scuola. Vedremo come l’impresa non si rivelerà delle più facili, dato un gruppo di bulli che la prenderanno subito di mira. Nella nuova scuola troverà però Ivan (l’esordiente Ian Schevschenko) ragazzino timido, introverso e con una vera e propria fissazione per il mondo egizio: tra i due nascerà una splendida amicizia.

Vediamo insieme i 5 motivi per cui vale la pena vedere il film Bene ma non benissimo

Il giovane talento di Francesca Giordano

Francesco Mandelli deicide affidarsi per il ruolo della protagonista alla non esordiente Francesca Giordano. Quest’ultima si dimostra un vero e proprio talento e valore aggiunto a tutto l’impianto filmico. La ragazzina tutta pepe interpreta con grande maestria il ruolo di Candida e, al pari di un’attrice professionista, riesce a dare grande credibilità al personaggio protagonista.

Bene ma non benissimo: le location del film, con Torino che fa da sfondo a una commedia moderna

Bene ma non benissimo Cinematographe

Nulla è cambiato e, esattamente come cinquant’anni fa (quando ci si trasferiva dalla Sicilia a Torino per lavorare magari al Lingotto), anche negli anni duemila una normalissima famiglia del sud è costretta a trasferirsi al nord in cerca di lavoro. Il capoluogo piemontese, utilizzato anche in tante pellicole di vecchia data come spazio cinematografico, diviene anche nella moderna commedia di Mandelli il luogo in cui i personaggi si muovono. La macchina da presa trasporta lo spettatore nei viali, nelle piazze per arrivare fino al Museo Egizio tramutando il tutto in un puro e semplice voyeurismo turistico. Alla fine dei conti è un vero peccato non essere stati capaci di utilizzare il capoluogo piemontese in modo più innovativo, non cadendo in quelli che sono i soliti stereotipi. Resta però il fatto che Torino rimane pur sempre una bellissima location per girare un film.

L’insolita presenza di Shade e Giole Dix in Bene ma non benissimo

Per tutti i fan del rapper italiano Shade sarà un’ottima occasione per vederlo in formato gigante sul grande schermo. Nel film lo vediamo alle prese con l’interpretazione di se stesso in un ruolo che si rivelerà fondamentale soprattutto nei riguardi della protagonista.

Non possiamo poi non citare il comico Giole Dix, famoso per i suoi ruoli di “automobilista inc…zzato”, qui nei panni di un potente uomo d’affari dell’alta società torinese. Lasciati i suoi occhiali scuri lo vediamo ripreso con bellissimi vestiti eleganti, intento a difendere più le apparenze che la sostanza delle cose. L’aspetto curioso è vederlo in un ruolo molto distante dai suoi consueti sketch.

Bene ma non benissimo e il bullismo

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Il film ruota intorno a una tematica di grandissima attualità e importanza. Nonostante il bullismo sia la tematica principale e il motore dell’azione narrativa, Francesco Mandelli sembra non “fare canestro” (al contrario della protagonista che, con grande maestria e perché no, anche fortuna, riesce nell’intento durante una partita in classe). Quasi tutto il film è basato su dei rapporti di causa ed effetto innescati dai tre bulli, compagni di scuola di Candida, che diventano il motivo scatenante dell’azione. Jacopo sembra essere il capro espiatorio prediletto dei tre. Il ragazzo è perennemente oggetto di scherzi e prese in giro per le sue insolite “stramberie” egizie. Con l’arrivo di Candida le cose sembrano migliorare, soprattutto grazie al modo in cui la ragazza siciliana affronta le difficoltà che la vita gli pone davanti. Quello che colpisce è che il tema del bullismo è presentato in modo fin troppo semplicistico: rendendo il titolo del film quasi profetico. Non è sufficiente mostrare le angherie che i compagni hanno nei confronti di Ivan e di Candida per far capire cosa comporti a livello psicologico il fenomeno. Nonostante questa scelta registica, di guardare al bullismo in modo fin troppo innocente, la nota positiva è che nonostante tutto i protagonisti ne usciranno vincitori.

Bene ma non benissimo insegna che il sorriso è l’arma più potente

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La nota vincente del film, complice anche la spontaneità di Francesca Giordano, è sicuramente il sorriso. La protagonista è il ritratto della forza fatta persona. Candida si dimostrerà sempre e comunque in grado di affrontare gli ostacoli che la vita gli pone davanti e con una positività quasi sorprendente. La protagonista matura, sicura e sempre con il sorriso sarà capace di affrontare il lutto, le difficoltà economiche, il bullismo, l’amicizia e le ingiustizie a testa alta. Nel mondo della Generazione Z, sempre a capo chino sugli smartphone, la protagonista è l’invito ad alzare la testa, essere fieri di quello che la vita ci propone (anche se a volte non supera le nostre aspettative), non arrendendosi mai, andando avanti per la nostra strada, oltrepassando quelli che sono i pregiudizi e le opinioni altrui. Candida vince tutto e tutti con il sorriso perché come Charlie Chaplin affermava: “un giorno senza un sorriso è un giorno perso”.

Bene ma non benissimo non si distingue certo per innovazione o per un montaggio avanguardista, ma ci invita a non arrendersi alla vita: smettiamola di chinare il capo, ma alziamolo per andare in sala.