Batman, dai fumetti al grande schermo. Storia del Cavaliere Oscuro

L’Uomo Pipistrello è stato raccontato al cinema da Burton, Nolan, Snyder. Ma quali sono le sue origini, e come si è evoluto dal 1939 ad oggi?

Nel maggio 1939 Batman esordisce all’interno della testata Detective Comics. Fu Bob Kane il principale ideatore dell’Uomo Pipistrello. Un anno prima il successo di Superman alla sua prima uscita aveva dato il la a quello che presto sarebbe diventato il mondo a fumetti della nascente DC Comics. In questo primo anno di vita Batman era armato di pistole, quindi letale con i cattivi. Questo cambiò nel ’40, dopo la comparsa di Robin. Con il suo primo soprannome, il Crociato Incappucciato ottenne a questo punto una testata tutta sua, dove iniziò a portare avanti l’attività di giustiziere senza uccidere. E qui giunsero per primi i grandi villain: Joker e Catwoman. Oggi siamo oltre i 900 numeri, ma tra avventure sempre meno noir, fantascientifiche, i funerali di ben 5 Robin che si susseguirono nel tempo e la parentesi di Batman in sedia a rotelle, negli anni ottanta arrivò Frank Miller, nuovo autore determinante per restituire il tocco noir intorno al supereroe su carta. Ed è proprio dagli anni ottanta che partono tutte le ispirazioni cinematografiche moderne viste sino ad oggi.

Batman, origini in video tra serie TV e cartoons

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Non tutti sanno che prima dell’avvento dell’accoppiata Burton/Keaton nel 1989, Batman ha debuttato sul grande schermo con un serial cinematografico di 15 episodi nel 1943. Lo interpretava Lewis Wilson, e al suo fianco il Robin di Douglas Croft. Piccola curiosità è la prima comparsa della Bat-Caverna così come la conosciamo. O meglio, un laboratorio segreto dal quale Bruce Wayne conduce le proprie ricerche. In precedenza era soltanto un tunnel con scrivania illuminata giusto da un candelabro. Un’evoluzione necessaria se pensiamo alle responsabilità tecnologiche che avrebbero sostenuto nel terzo millennio Alfred Pennyworth e Lucius Fox. Nel 1949 un altro serial, sempre 15 episodi al cinema, stavolta con Robert Lowery come Uomo Pipistrello e Johnny Duncan suo aiutante, Dick Grayson. Il primo, in particolare, con una carriera che si sviluppò nel genere avventura, partecipò anche ad Ambizione di Howard Hawks e La più grande avventura, di John Ford. Entrambi i serial dal taglio noir investigativo, ma il secondo fu sempre considerato migliore del primo, così come il cast.

Fu nel 1966 che il supereroe di Gotham City divenne icona televisiva. Nel bene, e affettuosamente nel male. L’indimenticabile telefilm di 120 episodi e un lungometraggio tra il 1966 e il ’68 portarono sul piccolo schermo l’onomatopea dei rumori a fumetti con schermate graficamente alla Roy Lichtenstein che punteggiavano scazzottate e inseguimenti girati con abbondante semplicità e altrettanta calzamaglia. Adam West, il protagonista, divenne molto popolare, ma anche citato da parodie in tanti altri telefilm e cartoni a venire. Due su tutti i Simpsons e i Griffin. Prodotto dalla fu 20th Century Fox – ricordiamo questo nome il più possibile, ora che la Disney ha fagocitato la storica major – sempre nel ’66 ne fu estratto un film per il cinema, mentre in Italia il telefilm andò in onda per la prima volta nel 1981, diventando cult insieme alla Famiglia Addams. Una delle tante chicche di questo telefilm era la presenza di Burgess Meredith, indimenticabile Mickey nella saga di Rocky, qui un bel po’ più giovane del mitico allenatore e nei panni, anzi nel frac, di Pinguino.

Curiosamente, le versioni in animazione su Batman partirono soltanto negli anni novanta. La celebre serie televisiva Batman: The Animated Series vide la luce in America nel 1992. Con un format di 22 minuti per 85 puntate totali fece epoca anche in Italia, quando, anno 1993, questi  nuovi ed avventurosi cartoni animati invasero i pomeriggi di bambini e adolescenti su Canale 5. Venivano proposti tutti i più importanti personaggi che avevano attorniato Wayne nei fumetti, tutti omologati a disegni molto lineari e un po’ spigolosi che ricordano nello stile quelli cinetelevisivi dedicati a Superman negli anni quaranta, ma francamente quelli su Kent erano di gran lunga più poetici nella loro artigianalità. Nel 1997 si diede seguito con The New Batman Adventures, 24 episodi, e da qui diversi film d’animazione con molteplici direzioni narrative.

Oggi il cinema d’animazione intorno a Wayne e i suoi è decisamente variegato. In tutto i lungometraggi animati sono circa 24, però quelli a nostro avviso più importanti e pregevoli sono Batman Ninja del 2018, un’avventura indietro nel tempo all’epoca dei samurai giapponesi con un concept style vicino al mondo anime e originalità apprezzabile, e LEGO Batman – Il film, del 2017, parodia irriverente in forma di mash-up dove il solitario e comicamente depresso Bruce dovrà vedersela con i super cattivi pescati dal Joker in persona in altri celebri film e saghe della Warner Bros., casa cinematografica di tutta l’attuale DC Comics.

Il poker di Burton e Schumacher. I film di Batman

Estate 1989: è l’anno di Tim Burton. Reduce dal successo con Beatlejuice insieme a Michael Keaton, il regista ottenne dalla Warner l’uso dei green screen, allora nuova tecnologia per gli effetti speciali. Il primo lungometraggio cinematografico sull’Uomo Pipistrello vide la gloria di un marchendising da 750 milioni di dollari che impazzò per tutta l’estate in mezzo mondo. Il fenomeno fu ribattezzato Batmania. Lo ricordate? Anche Prince vi partecipò con un videoclip che ne fu quasi l’inno. Dai cappelli ai videogiochi, dai pigiami al dentifricio, tutto era brandizzato con il logo inconfondibile del Pipistrello. Al box office di sala ottenne oltre 411 milioni. Una rivelazione. Keaton e il Joker del più trasformistico Jack Nicholson di sempre uscirono nei cinema italiani il 20 ottobre di quell’anno, tirandosi addosso un’attesa spasmodica (l’hype era un termine ancora sconosciuto) e in seguito il plauso di pubblico e critica. Il marchio Burton era qualcosa di completamente nuovo non solo per il supereroe di Gotham, ma per tutto il mondo del fantasy e del supereroistico. Una visione gotica dell’eroe ma contemporaneamente poetica e malinconica sempre rapportata alla bizzarria del villain e alla sensualità di Kim Basinger in un mix che ha fatto storia del cinema. La saga di Superman con Christopher Reeve era finita nell’87 dopo un inevitabile fiato corto negli ultimi captoli. Effetti speciali e visivi già da pensionamento e sete di nuove avventure sempre più perfette visivamente e incredibili emotivamente erano ciò che Batman soddisfò nel pubblico. La poesia, anche se dark, può però funzionare a lungo sull’estetica – soprattutto mescolandola in questo caso con l’incubo di follie e deformità del mitico Pinguino di Danny De Vito – ma sull’economia presto o tardi si arena. Così Batman Returns, carico di aspettative, e seppure opera ancor più visionaria, iconica e attraente dell’esordio, fu sempre un grande successo del 1992, ma incassò “soltanto” 266 milioni di dollari. 145 mln meno del primo.

Il cambio rotta fu così imposto dalla Major di Burbank a favore di Joel Schumacher, regista pragmatico che aveva riscosso già buoni successi con buoni titoli di cassetta quali St. Elmo’s Fire, Linea Mortale e Il Cliente. Firmò entrambi i capitoli successivi. Batman Forever totalizzò 336,5 milioni di dollari, mentre nel ’97 arrivò Batman & Robin, 238 milioni incassati nel mondo. Dietro la maschera nera prima Val Kilmer poi George Clooney, attori di calibro ma forse fuori parte, e sicuramente scelte più da copertina che non bastarono ad evitare una nuova flessione. I Batman di Shumacher risultarono più leggeri e spettacolosi, ma sempre difformi dai precedenti fino a diventare superficiali, grotteschi e carichi come videogames. Insomma, più affamati di pubblico di quanto il pubblico stesso fosse affamato di loro. Era il 1992. Superman nel frattempo era morto nei fumetti DC Comics per mano di Doomsday e resuscitato epicamente. In Warner non avevano visto, o forse avevano già rinunciato al treno di un universo organico di film collegati con protagonisti supereroi. Il genere cinecomic nacque infatti qualche anno dopo ad opera della Marvel, editorialmente il nemico, ma questa è un’altra storia.

Il Cavaliere Oscuro, la trilogia di Nolan

Nel 2005 avviene un nuovo miracolo. Christopher Nolan aveva diretto tre film, grandi successi di critica e gradimento cinefili. In Batman Begins inizia a impostare quella che sarebbe diventata una trilogia a tinte cupe su drammaturgie politiche. Riflessioni su potere, solitudine, redenzione, e sul male da incanalare nel sacrificio con finalità positive, ma anche su buone intenzioni infrante e consecutivamente mutate in male assoluto. Visionarietà e anime nere dei villain prese dalle suggestioni di Frank Miller, Il Cavaliere Oscuro nel 2008 non chiede permesso e supera di gran lunga il cult. Heat Ledger vince un Oscar postumo piegando nell’immaginario collettivo addirittura il ricordo del colossale Joker di Nicholson. Meglio farà in seguito soltanto Joachin Phoenix con il suo Arthur Fleck, al cospetto anche di un Bruce Wayne bambino, nel fuoriclasse Joker del 2019. Da parte sua Nolan lascia un’eredità pesante quanto preziosa con un Christian Bale ai massimi livelli e una completezza drammaturgica mai raggiunta prima. L’inestimabile ciliegina sulla torta è il box office. La trilogia, compreso Il ritorno del Cavaliere Oscuro del 2012, ancora più lucidamente amaro e politico, incassa soltanto al cinema 2,5 miliardi di dollari. Un risultato stellare, inattaccabile da qualsiasi punto di vista.

I nuovi Batman tra Ben Affleck, Robert Pattinson e la coerenza del nuovo DC Multiverse

Dal 2016, inizialmente con il cameo in Suicide Squad, e poi su Batman V Superman e Justice League, abbiamo visto indossare la maschera nera da Ben Affleck. Monolitico ma mai troppo convincente, gli ha reso sicuramente più giustizia il recente rimontaggio di Zack Snyder’s Justice League, in un momento, peraltro, che speriamo preceda un po’ d’ordine e nuova armonia nel DC Universe. Arrivati al settembre 2021 abbiamo in mano il trailer del misterioso The Batman, pluri-rimandato causa Covid, e al momento programmato per l’uscita al 4 marzo 2022. Incuriosisce molto questa nuova versione girata da Matt Reeves. I suoi due film sul Pianeta delle Scimmie già custodivano un’anima dolente e ringhiante, chissà quindi cosa ci riserverà il mondo di Robert Pattinson avvolto nel mantello nero. Mentre ancor più interrogativi stuzzicano le partecipazioni outsider di Michael Keaton e Ben Affleck nel primo stand-alone per l’uomo più veloce del mondo: The Flash, regia Andy Muschietti e uscita promessa a novembre 2022. Fermo restando, si fa per dire, Barry Allen come ruolo coperto da Ezra Miller, pare che per l’occasione Keaton e Affleck saranno i Batman di due universi alternativi. Un multiverso, anzi DC Multiverse, di ben 3 Batman diversissimi e in qualche modo compresenti nelle sale che potrebbe presto o tardi legarsi a Joker? O alla Justice League? Quanta coerenza e quali connessioni al mondo dei fumetti ci siano in tutto questo nuovo fermento multi-narrativo non possiamo ancora saperlo.

Intanto il marchandising è tornato a scatenarsi in questi giorni. Tra home video con nuove steelbook di lungometraggi d’animazione, Cartoon Network che fino al 2 ottobre programmerà serie animate con il Pipistrello a profusione, shopping Amazon con offerte dedicate al Batman Day, giocattoli e gadget vari, il fenomeno, possiamo dirlo, oramai è diventato stagionale quasi quanto Halloween. Anche se quest’anno un alfiere della campagna DC Comics abbastanza interessante è Batman Il Mondo, fumetto di 14 storie inedite, ognuna ambientata in uno dei 14 paesi più affezionati al Cavaliere Oscuro. Sicuramente negli ultimi 30 anni Warner e DC hanno giocato con il cinema come fosse la carta di tanti fumetti diversissimi, dimostrando una totale assenza di organicità delle varie saghe cinematografiche, e guarda caso, le uniche due ad aver realmente superato l’asticella della piacevole immortalità sono state quelle di Burton e Nolan. Chi sarà il prossimo a completare il trittico dei Grandi Pipistrell

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