Attrazione Fatale: significato del finale e analisi psicologica del film

Il Disturbo Borderline della Personalità è alla base del significato di Attrazione Fatale, il film del 1987 per la regia di Adrian Lyne, con protagonisti Michael Douglas e Glenn Close.

Attrazione Fatale è un film del 1987 per la regia di Adrian Lyne. Thriller psicologico per eccellenza, ai tempi della sua uscita la pellicola ha sicuramente messo in guardia gli uomini nei confronti delle insidie dell’infedeltà, grazie a una trama che vede un’apparentemente innocua scappatella di un weekend trasformarsi in una terrificante persecuzione.

Ma Attrazione Fatale, in realtà, descrive principalmente il disturbo mentale di una donna con una personalità borderline che – dopo essere stata sfruttata da un uomo sposato – assolutamente non intenzionato a mettere in discussione il proprio matrimonio perfetto – viene allontanata bruscamente. Una donna che per tutto il film appare l’antagonista assoluta, in contrapposizione con la debolezza dell’uomo che sì, ha tradito la famiglia e minacciato ripetutamente la propria amante – aggredendola anche fisicamente – ma lo ha fatto pur sempre per difendere il proprio status sociale…

Ridurre le azioni del personaggio di Alex Forrest (interpretata da Glenn Close) a quelle tipiche di una donna ossessionata da un uomo sposato è decisamente un’eccessiva ‘semplificazione’, trovandosi – ad una visione più approfondita del film –  di fronte a una personalità più complessa, caratterizzata da una sessualità compulsiva che degenera in una forma di dipendenza tale da sfociare in quella che viene descritta come ossessione ma che in realtà è una forma di proiezione patologica.

Se la relazione fra Dan e Alex si fosse limitata a una sola notte insieme, probabilmente la maggior parte dei “sintomi” della donna, che emergono nel corso del film, sarebbero rimasti inespressi, ma con l’estendersi della durata dell’incontro a un intero weekend, il quadro psicopatologico di Alex appare più chiaro, rivelando un disturbo ben preciso e dalle  implicazioni drammatiche.

Attrazione Fatale: il Disturbo Borderline della Personalità

Attrazione Fatale, Cinematographe.it

Le caratteristiche generali del DBP (Disturbo Borderline della Personalità) comprendono instabile percezione di sé, senso di vuoto e grande paura dell’abbandono. Poiché un “io” integrato non esiste, la persona ha bisogno di entrare in una sorta di malsana simbiosi con l’altro per raggiungere un sé percepito come definito. Le persone con BPD bramano infatti l’intimità, ma ne hanno anche paura, non riescono a gestire la vicinanza che lottano per ottenere, e tendono ad allontanarsi nello stesso momento in cui chiedono vicinanza. Tutto ciò nella propria pressoché totale inconsapevolezza.

In Attrazione Fatale, Dan Gallagher (Michael Douglas) getta le basi dello scompenso psichiatrico della sua amante proponendole un intero weekend a base di sesso estremo, divertimento scatenato in discoteca ma soprattutto l’intimità di una cena cucinata insieme e una passeggiata al parco col cane, durante la quale l’uomo la chiama addirittura “tesoro”.

Data la sua vulnerabilità, Alex scambia questo momento estemporaneo per l’inizio di un sentimento reciproco. Quando Dan ritorna dalla sua famiglia, tentando di staccarsi da lei, la donna comincia ad accusare sintomi acuti di ansia, con un’intensità crescente. Come è comune nel Disturbo Borderline di Personalità , Alex idealizza Dan, considerandolo una sorta di salvatore in grado di farle percepire se stessa come “intera”. Quando Dan se ne va, il “sé” di Alex viene quindi minacciato e la donna sente che la propria vita ha perso improvvisamente di significato. Il conseguente tentativo di suicidio è un’altra comune manifestazione ascrivibile al DBP.

Attrazione Fatale: l’ingiusta stigmatizzazione di un disturbo mentale

Tagliandosi i polsi la donna lancia un messaggio ben preciso: in realtà non vuole morire ma essere salvata da Dan, pensando di costringerlo così a rimanerle accanto. L’uomo chiama i soccorsi, ma rendendosi conto della pericolosità della sua amante, decide comunque di allontanarsi, dopo averle bendato i polsi. Quando il suo gesto suicida non riesce a tenere vicino l’oggetto della propria malattia, la disperazione di Alex si intensifica e la donna comincia a perseguitare Dan con varie telefonate sul posto di lavoro, arrivando a presentarsi sotto casa sua fingendosi una potenziale acquirente dell’appartamento messo in vendita dalla famiglia, in procinto di trasferirsi.

Alex, senza più limiti (altro sintomo di DBP), rintraccia poi Dan fino al nuovo domicilio, sentendosi fisicamente male alla vista della serenità del nucleo familiare, provando un’insopportabile senso di abbandono e arrivando ad uccidere in modo orribile il loro animale domestico (un coniglietto).
Il turbine ingestibile di emozioni di Alex si trasforma quindi in aggressività questa volta diretta verso l’esterno, danneggiando l’auto di Dan con l’acido, registrando un nastro audio in cui sfoga tutta la sua rabbia e psicolabilità e rapendo infine la figlioletta della coppia.

Gli atti aggressivi diretti all’esterno di Alex continuano nell’ultima parte del film, dove alcune scene sono state modificate per il pubblico, dopo che una proiezione di prova aveva lasciato sconvolti il cast e la troupe. Alex fa irruzione nella casa di Dan e minaccia la moglie Beth (Anne Archer) con lo stesso coltello coinvolto in una precedente lite tra i personaggi principali, quando Dan si era precipitato nel loft di Alex tentando di soffocarla. Lo scontro fisico è successivo a una scena in cui Dan, avvocato come la sua amante, irrompe illegittimamente nella casa di Alex in cerca di prove per dimostrare la sua instabilità mentale ma in qualche modo il pubblico continua ad empatizzare con l’uomo, nonostante la sua evidente natura di traditore aggressivo e privo di scrupoli.

Attrazione fatale: un doppio finale

Attrazione Fatale, Cinematographe.it

Nel finale alternativo di Attrazione Fatale, Alex si suicida tagliandosi la gola con quello stesso coltello. Poiché la precedente lotta aveva lasciato le impronte digitali di Dan sull’arma, l’uomo viene arrestato per omicidio. Quando Beth trova il nastro audio che Alex aveva realizzato, lo sente, ascoltando la voce di Alex che minaccia il suicidio a causa di Dan. La scena torna quindi su Alex che si taglia la gola sulle note struggenti di Madame Butterfly, una passione che aveva condiviso col suo amante.

Nel finale originale di Attrazione Fatale, invece,  Alex viene fatta percepire dal pubblico come una sgualdrina psicopatica che cerca in tutti modi di rovinare una famiglia e quindi merita di morire. In realtà, è una donna gravemente malata di mente, le cui fragilità vengono deliberatamente sfruttate da Dan per il proprio piacere, senza alcuna coscienza e senso di responsabilità, nemmeno di fronte al fatto di aver messo incinta la donna.

Nel finale ufficiale, nel corso di una colluttazione con Dan – accorso a difendere la moglie dall’ultimo attacco della sua amante – Alex viene uccisa da un colpo di pistola sparato da Beth e l’omicidio viene immediatamente classificato come legittima difesa. La coppia ritrova così finalmente la serenità, mentre l’inquadratura finale ci mostra un’idilliaca foto di famiglia…

Se il film fosse stato realizzato al di fuori dell’influenza di Hollywood, il finale più sottile, più giusto, e clinicamente più accurato avrebbe avuto la meglio, ma così non è stato. L’efficacia del finale scelto non può essere argomentata sulla base del successo al botteghino, ma il fatto che una persona malata di mente sia stata stigmatizzata e brutalizzata mentre il vero colpevole rifugge le conseguenze della sua condotta riprovevole lascia un sapore amaro in bocca. Un sapore ad oggi ( si spera ) inaccettabile, ma impercettibile ai tempi dell’uscita al cinema del film, che ricevette addirittura 6 nomination all’Oscar. Un fatto che porta dritto ad un’approfondita riflessione su come sia fortunatamente cambiata la percezione sociale della violenza nel corso degli anni.  Ma questa è un’altra storia…