Cosa resterà… di questi Festival?

Dopo Venezia72 i riflettori sono stati puntati sul Toronto International Film Fest, giunto alla 40esima edizione. E se al Leone d’Oro 2015 (Desde Allà di Lorenzo Vigas, Venezuela) è seguita un po’ di maretta, anche in Canada la direzione cinematografica sembra essere la stessa: America latina e orientamento sessuale. Cosa resterà di questi Festival?

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Chiuso lo scenario mondiale si torna a Roma. Nei prossimi giorni, infatti, sarà annunciato il programma della 10. Festa del Cinema, (16/24 ottobre 2015, prima ‘Festival Internazionale del Cinema di Roma’) con al comando la “vecchia guardia” – Piera Detassis, già nel coordinamento artistico dal 2007 al 2011 – e il letterato Antonio Monda. Il film d’apertura sarà Truth, opera prima di James Vanderbilt, sceneggiatore di grandi successi come Spider-Man 1 e 2 di Marc Webb e Zodiac di David Fincher. Il film è liberamente tratto dal libro-inchiesta Truth and Duty: The Press, the President and the Privilege of Power, scritto dalla giornalista e produttrice televisiva Mary Mapes (Cate Blanchett) per anni alla CBS insieme a Dan Rather (Robert Redford) nella nota trasmissione ‘60 minutes’. Un buon inizio per la Festa. Caldo e al limite tra potere, giornalismo e cinema. E se per festeggiare le dieci candeline ci fosse una “festa” finale alla Jep Gambardella (La grande bellezza, 2013) …?

Waiting for Festa del Cinema. A dare il via al conto alla rovescia sarà Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa, che renderà noto il suo programma, rivolto ai più piccoli e non, mercoledì 23 settembre 2015. “La programmazione di Alice/Panorama rappresenterà un viaggio al confine fra adolescenza e mondo adulto, in cui convivranno libertà e qualità, senza preoccuparsi del rischio che la liturgia o i tecnicismi dei regolamenti prevalgano sull’onestà e sulla componente vitale delle idee”, hanno dichiarato i curatori della sezione, Fabia Bettini e Gianluca Giannelli, che si dividerà tra Auditorium Parco della Musica e quartiere Pigneto. Anticipazioni: Le grand jour di Pascal Plisson (Concorso); The Wolfpack di Crystal Moselle (Alice/Panorama); Street Opera di Haider Rashid (Alice/Panorama); Game Therapy di Ryan Travis (evento Fuori Concorso).

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Intanto in Italia sono giorni di “ardua sentenza”. In sala Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio, L’Attesa di Piero Messina – accolto discretamente al Lido di Venezia e molto bene a Toronto dove il film è stato venduto in 15 Paesi – e Per amor vostro di Giuseppe M. Gaudino – Coppa Volpi per Valeria Golino. Ma anche Non essere cattivo di Claudio Caligari, film “postumo” che selle orme di Amore tossico porta sullo schermo “i ragazzi di Pasolini” tra gli anni 80 e 90. E il pubblico sembra apprezzare molto…

Cosa resterà di questi Festival? Nulla. Diciamola tutta: red carpet e lustrini non funzionano più; tredici o dieci giorni di festival sono troppi; l’opinione delle giurie è lontana anni luce da critica e spettatore; il pubblico pagante è sempre meno; gli addetti ai lavori sono un po’ annoiati. Unica solida soddisfazione resta il Film Market dei maggiori festival che continua ad essere vetrina cinematografica per produzione e distribuzione. Serve una nuova “formula festival”?