Tredici – stagione 4: la colonna sonora senza volume della serie

Salvo poche eccezioni, i brani che compongono la colonna sonora della quarta stagione di Tredici scorrono rapidi, a basso volume, trascurati e senza un legame particolarmente significativo con la trama.

Non è una colonna sonora memorabile quella del quarto e ultimo capitolo di Tredici, in parte perché la stessa serie, ad eccezione della stagione di debutto, fatica a lasciare il segno e in parte perché sembra che la musica, al netto di pochi privilegiati momenti, non sia stata pensata per avere un ruolo centrale all’interno della narrazione, finendo spesso per essere quasi inudibile o comunque secondaria. Inoltre, i brani veri e propri presenti all’interno di Tredici – su Netflix dal 5 giugno – sono spezzati da intermezzi strumentali, tutti dai toni estremamente drammatici, tinteggiati di suspense, al punto da suonare parecchio forzati e da oscurare le canzoni pur presenti nella serie creata da Brian Yorke.

Tredici – stagione 4: recensione della serie Netflix

Se per la maggior parte dunque il volume dei pezzi proposti come sottofondo delle vicende dei ragazzi e delle ragazze della Liberty è tanto basso da rendere del tutto irrilevante il carattere delle canzoni, qualche caso in cui anche la musica riceve spazio e dignità all’interno della serie c’è, relegato per lo più ai momenti di festa e ai grandi spazi aperti, come il piazzale antistante la scuola dove gli adolescenti inscenano la loro protesta, sulle note di The Modern World dei Jam, che esplode davanti ai poliziotti in assetto antisommossa dopo che le prime note del brano già avevano fatto poco prima compagnia alla fuga di Zach e Alex.

Tredici: le canzoni della serie scappano in fretta, senza alcun ruolo centrale all’interno della narrazione

Un’altra eccezione, seppur concentrata in un minutaggio che mozza il respiro, è la festa nel corso della quale Zach intona al pianoforte la hit di Elton John Tiny Dancer, cantandola insieme a Clay, che si scusa con l’amico degli errori commessi mentre era impegnato a cercare di fare l’eroe. “Fare l’eroe è una perdita di tempo”, replica Zach.

Sono molti, in effetti, i piccoli eroi di Tredici: dalla prima stagione la serie mette sul piatto temi difficili e delicati come, tra gli altri, la depressione, il suicidio e l’abuso di sostanze stupefacenti, portando in primo piano parole che, come canta il cantante e pianista di Pinner in Tiny Dancer, spesso escono solo sussurrate “piano, lentamente”. Non lascia neanche il tempo di emozionarsi, però, la canzone che l’autore del testo, Bernie Taupin, dedicava alla sua prima moglie, Maxine Feibelman, e subito si passa alle pulsazioni ballerecce di Shake That (Wiggle Wiggle). Perché, come accennavamo, i party di Tredici restano tra le poche occasioni di ascoltare qualche canzone. Un altro esempio è il prom, il ballo di fine anno di tradizione anglosassone, nel corso del quale i ragazzi si scatenano su Given Yourself a Try dei 1975 – il brano della band britannica capitanata da Matthew Healy convince persino la mamma di Clay a ballare – e su True Feeling degli svedesi Galantis.

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Tutto piuttosto offuscato il resto: rapido, a basso volume, trascurato, senza un legame particolarmente significativo con la trama. Scivolano così senza splendere, ad esempio, la punkeggiante Not My Story dei Cable Ties durante i giochi alcoolici ai quali, sebbene minorenni, prendono parte Zach e Clay; My Body dei Young the Giant, quando Zach lascia guidare la sua Audi – “Questa macchina è un animale”, commenta il ragazzo – a Clay dopo che l’amico ha vinto la scommessa; Unbelievers dei Vampire Weekend e On the Floor dei Perfume Genius nel graduation day; Half Light II (No Celebration) degli scozzesi Arcade Fire mentre Clay è in partenza per il college, indaffarato tra bagagli e saluti; Maze di Juice WRLD, lo sfortunato rapper di Chicago morto a soli 21 anni lo scorso anno, che accompagna Clay quando torna alla festa con i vestiti macchiati; la hit del terzetto EDM milanese dei Meduza, Losing It, quando Tyler riceve la misteriosa telefonata che lo mette in allarme; Batgirl di Kahkiko e Kantola quando i ragazzi arrivano alla festa di San Valentino.

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Se qualcuno di questi nomi dovesse stuzzicarvi il consiglio è dunque quello di attingere direttamente all’album che raccoglie la colonna sonora della serie, facilmente reperibile su piattaforme streaming come Spotify, e di non affidarsi solo alla serie, apparentemente più impegnata a nascondere che a valorizzare la sua musica. E visto che di brani interessanti, inclusi grandi classici, non ne mancano, può valere la pena ascoltarli a un volume più dignitoso.

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