Cenerentola: la colonna sonora classica per una fiaba eterna

È un film classico e senza tempo, incantevole e divertente, magico ed emozionante. È una meravigliosa opportunità per un compositore.

Così Patrick Doyle ha descritto la sua esperienza nel realizzare la colonna sonora di Cenerentola, il nuovo film della Disney diretto da Kenneth Branagh, uscito nelle nostre sale il 12 marzo. I due hanno sempre collaborato insieme, dalle trasposizioni shakespeariane, passando per Mary Shelley’s Frankenstein, fino ad arrivare a Thor: ma anche altri lavori di Doyle, come La piccola principessa, Harry Potter e il Calice di Fuoco e Ribelle – The Brave, raccontano musicalmente tempi e luoghi lontani. Anche in Cenerentola, una delle fiabe eterne per eccellenza, la colonna sonora deve enfatizzare l’emozione, dando vita alla magia. Doyle ha usato melodie semplici proprio per trasmettere il romanticismo e la magia delle scene, attraverso lunghe sinfonie classiche in cui tutti gli strumenti della prestigiosa London Symphony Orchestra hanno avuto un ruolo, in modo da far risultare una variegata tavolozza orchestrale. Lo possiamo sentire, per esempio, nel brano che accompagna il momento in cui Cenerentola parte con la carrozza per andare al Ballo:

Il lavoro realizzato dal compositore, durante la visione del film, funziona molto bene, anche grazie all’effetto armonioso che Doyle ha ottenuto lavorando a stretto contatto con il team degli effetti sonori. Ci sono però anche delle debolezze, che si riscontrano soprattutto (per fortuna) solo durante l’ascolto della colonna sonora traccia dopo traccia: la prima parte del disco è dolce ed emotiva, con un tocco di malinconia, forse un po’ troppo ripetitiva; dobbiamo attendere la seconda metà per ascoltare brani musicalmente più vari, inframmezzati dai pezzi di valzer e polka che risuonano con realismo durante le scene di danza a Palazzo, che trasmettono l’intrattenimento anche allo spettatore:

Un momento in cui la colonna sonora gestisce in un modo incredibile le immagini è quella della fuga di Cenerentola allo scoccare della mezzanotte, dove la musica restituisce tutta la trepidazione e l’affanno che ci tiene sospesi durante la folle corsa della carrozza e degli animali:

Purtroppo, però, la struttura sinfonica della maggior parte della colonna sonora, che non lascia spazio a dei veri e propri leitmotiv legati ai personaggi, rende un po’ difficile allo spettatore riuscire a tenere a mente qualche tema, anche dopo la fine del film (se non quello di “A dream is a wish your heart makes”, nel disco interpretata da Lily James, la protagonista). L’unico leitmotiv vero e proprio è legato alla figura della matrigna (una splendida Cate Blanchett, che ha dato al personaggio sia la solita crudeltà, sia un nuovo velo di dolore e frustrazione), che sentiamo la prima volta che la vediamo, all’arrivo nella casa di Cenerentola:

Il tema è cromatico ed è eseguito da strumenti nel registro basso, come oboe e fagotto, per dare all’entrata della matrigna un senso di mistero ed inquietudine, che ci fanno già capire gli aspetti del suo carattere. Lo sentiremo ancora quando, in soffitta, farà capire a Cenerentola il motivo della sua crudeltà, nata dalla perdita del primo amato marito, e pure del secondo, lasciandola intrappolata in una vita che non permetteva la realizzazione del suo sogno. Senza dubbio, è un leitmotiv semplice, ma decisamente riuscito.

È un gran peccato, invece, che nel film non vi sia la scena della fata madrina che canta la celebre canzone “Bibbidi-bobbidi-boo”: ma non temete, nella soundtrack abbiamo una versione interpretata da nientemeno che Helena Bonham Carter, che potete sentire qui:

La canzone che, invece, accompagna i titoli di coda, “Strong”, interpretata da Sonna Rele e composta da Doyle, che ne ha curato il testo insieme a Kenneth Branagh, sembra qualcosa di già sentito tante volte, non dà un grande impatto.

Nel complesso, quindi, la colonna sonora realizzata da Patrick Doyle per Cenerentola è quella classica che ci si aspetta per una storia che il regista Branagh ha voluto riproporre senza stravolgimenti. Funziona molto bene abbinata alla pellicola, calzando a pennello, mentre il solo ascolto, separato dalle immagini, risulta un po’ troppo sterile, dà emozioni passeggere, che non lasciano molta traccia una volta finito il disco. Forse si sarebbe potuto osare di più, provare ad andare oltre la classicità, cercando un impatto diverso? Forse sì. Va ricordato, però, che Cenerentola è quella fiaba che ci piace ricordare proprio com’è, che funziona soprattutto quando viene riproposta come l’abbiamo sempre conosciuta, e anche la musica, allora, non può raccontarci qualcosa di diverso dal suo genere.