Patrizia Di Benedetto: intervista tra cinema e stelle Michelin

Splende nel firmamento dell’haute cousine, la Chef Patrizia Di Benedetto: la prima e unica donna siciliana a fregiarsi della stella Michelin.
Un vittoria personale, ma che riempie d’orgoglio tutto l’universo culinario femminile, spesso messo in ombra dalla controparte maschile.
Basti pensare che sono meno di 50 le donne stellate ma, piccolo dettaglio: circa il 40% sono italiane e una di queste è la chef del Bye Bye Blues, che noi di Cinematographe abbiamo intervistato.

Come tutte le favole, anche quella di Patrizia ha avuto inizio con l’arrivo di un principe azzurro, nel 1991 quando – racconta – “ho conosciuto mio marito Antonio Barraco, barman e sommelier, che aveva il sogno di aprire un ristorante che cambiasse un po’ quello che era il concetto tradizionale di fare ristorazione a Palermo e, siccome si sa che la vita è fatta di occasioni, dopo un paio di mesi ci capita di rilevare un pub con cucina a Mondello: piccolo paese sul mare e punto di riferimento delle estati palermitane.
Io, che vengo da una famiglia che ha sempre onorato la tradizione culinaria siciliana, sono entrata in cucina un po’ per gioco, iniziando a leggere libri e a sperimentare nuove ricette e nuovi metodi di cottura, senza dimenticare ciò che mi avevano insegnato le donne della mia famiglia.
La clientela, inizialmente giovane, iniziò presto ad inglobare anche gli adulti ed io mi resi conto che dovevo crescere professionalmente, così iniziai a frequentare corsi di cucina e a fare stages in Italia e all’estero. Il resto, come si dice, è storia!”

 Prima di essere vostro il Bye Bye Blues era un pub. Però è anche una canzone e il titolo di un film, guarda caso diretto da una donna (Anne Wheeler). Non ci sono troppi punti in comune?
Credo che nella vita niente succeda per caso e che sicuramente tutto segue un filo già scritto. La sensibilità delle donne finisce sempre per attrarsi anche a distanza di tempo e di spazio.

Quale differenza ha apportato alla tradizione gastronomica siciliana?
Ho cercato di attualizzarla, alleggerendo i piatti e adattandoli ad uno stile di vita diverso, in cui si sta poco seduti a tavola e le donne, lavorando fuori, cercano nel ristorante una sostituzione alla casa. Per questo ho cercato di proporre ricette più attente alla salute e ai valori nutrizionali.

Qual è il piatto tradizionale che non modificherebbe mai?
Direi la cassata siciliana, su quella non si possono e non si devono fare cambiamenti. È la nostra storia!

Patrizia Di Benedetto: al ristorante dietro ai fornelli e a casa?
Sto molto attenta alla mia alimentazione, basata principalmente su frutta, verdura e cereali integrali. Mio marito all’inizio storceva un po’ il naso, ma adesso riesce ad apprezzare anche questi piatti.

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Cagliata di gelsomino con gelo di anguria e meringhe alla cannella

Qual è il suo film preferito?
Sicuramente Come Eravamo,  lì tutta l’energia e la testa dura delle donne viene rappresentata al meglio ed è molto chiaro come nessuna di noi vuole accettare compromessi.

Se Come Eravamo fosse un piatto quale sarebbe?
Cagliata di gelsomino con gelo di anguria e meringhe alla cannella. Vi lascio la ricetta!

Per la cagliata
Ingredienti: 1 lt di latte fresco, 160 gr. di cioccolato bianco, 2 gr. di lecitina di soia, 4 gr. di 4 caglio, 10 gr. di aroma di gelsomino.
Procedimento: Scaldare il latte a 40°, fondere il cioccolato bianco portandolo ad una temperatura di 50°; Mischiare il latte con il cioccolato, l’aroma di gelsomino, la lecitina ed il caglio frullando con un frullatore ad immersione. Fare riposare la preparazione per un’ora in un contenitore rettangolare profondo 5 cm. Tagliare in quadrati da cm 5 x 5 con un coltello, coprire il contenitore ermeticamente con la pellicola e cucinare in forno a vapore o a bagno maria a 65° per 2 ore. Raffreddare senza la pellicola e sgocciolare delicatamente tirando fuori i quadrati di cagliata con una palettina forata.
Per il gelo di anguria
Ingredienti:
1, 100 lt di succo d’anguria; 70 gr. di amido di grano, 5 gr. di cannella in polvere, 100 gr. di albumi, 200 gr. di zucchero a velo, 200 gr. di zucchero, 10 gr. di pasta di gelsomino. 5 gr. di lecitina di soia, 30 gr. di rum.
Procedimento: Preparare il gelo d’anguria facendo bollire per 2 minuti il succo d’anguria con lo zucchero e l’amido, togliere dal fuoco e aggiungere il rum. Fare raffreddare e mettere in frigo. Preparare le meringhe montando gli albumi con un pizzico di sale, lo zucchero a velo e la cannella in polvere; Fare dei piccoli ciuffetti con la sac a poche e infornare a 80°. Prima di servire frullare il gelo di anguria con un frullino e metterne un po’ nel fondo di un piatto, posizionare sopra 3 quadratini di cagliata. Fare l’aria d’anguria montando con un frullino ad immersione il rimanente succo e la lecitina di soia e metterne un cucchiaio sulla panna cotta. Decorare il bordo del piatti con salsa di cioccolata, pistacchi tritati e lamponi disidratati

 

Se fosse un’attrice che ruolo le piacerebbe interpretare?
Quello di una donna che riesce a far diventare realtà il suo sogno, mettendoci grinta, forza ed energia e che comunque rimanga donna con tutto quello che questa parola significa.

Nel 1997 il Bye Bye Blues ha vinto il premio  Migliore Pasticceria da Ristorante. Il suo dolce preferito?
Il semifreddo di ricotta con marmellata di arance amare (il piatto che riuscì a farmi ottenere questo riconoscimento).

Il sommelier Antonio Barraco e la chef Patrizia Di Benedetto: un’accoppiata vincente direi!
Sicuramente, insieme, siamo riusciti a vincere tante battaglie e questo ci dà tanta gioia.

Bene, allora passiamo la parola a Sommelier del Bye Bye Blues: Signor Barraco, quanta importanza ha la scelta del vino all’interno del vostro ristorante e in base a quali criteri aiuta gli ospiti nella scelta?
La scelta del vino è molto importante e io cerco di consigliare i clienti non solo in base ai gusti ma anche tendendo conto del budget. Abbiamo una carta con circa 500 referenze e tutto ciò non è semplice da gestire. Il mondo del vino è in continua crescita e bisogna non solo seguire i classici con tutte le annate, ma anche le nuove cantine, che sono sempre più interessanti e rivelano prodotti spesso ignoti, specie ai turisti.

Il film che le fa venire voglia di bere?
Certamente Sideways.

Ma bere cosa?
Bere del buon vino, che ci riporti al territorio di provenienza nei profumi e negli aromi; un vino che, se chiudiamo gli occhi, ci fa capire dove siamo.

Gin e Mida2: un intreccio niente male direi! Ci racconta di cosa si tratta?
Abbiamo portato la nostra filosofia nella spiaggia più amata dai palermitani cercando di offrire la massima qualità e innovazione in piatti che potrebbero sembrare semplici tipo le insalate e i sandwiches ma che in realtà possono diventare delle pietanze affascinanti e abbiamo proposto dei drink con prodotti che qui da noi sono ancora poco diffusi ma che all’estero sono un vero e proprio must, come il gin tonic offerto nelle sue infinite declinazioni. Insomma anche un bar sulla spiaggia, se gestito con passione e professionalità, può diventare un luogo in cui passare dei bellissimi momenti!