RomaFF14 – Your Mum and Dad: recensione del film di Klaartje Quirijns

Your Mum and Dad di Klaartje Quirijns esplora i segreti dei genitori e di come questi si riversino nelle personalità dei loro figli.

“Mamma e papà ti rovinano la vita. Non vorrebbero, magari, ma lo fanno”. Sono le parole di Philip Larkin, la dedica di un poeta ai suoi amici appena diventati genitori, che sconvolge per la propria semplicità graffiante che maschera di un’ironia cinica il proprio messaggio, assicurandosi però che questo arrivi lì, diretto dove non vogliamo ammettere ci abbia toccato. Nonché parole, tratte da Sia questo il verso, che potrebbero racchiudere senza ulteriore dilungamenti il documentario di Klaartje Quirijns, la finestra sui rapporti famigliari che definiscono, dal giorno della tua nascita, la persona che sei e sarai da ora a per sempre.

Your Mum and Dad è la doppia seduta dallo psicoterapeuta Kirkland Vaughns, che analizza il passato e, perciò, il presente di Michael Moskowitz e della sua amica, che in questo caso si rivela essere la stessa regista dell’opera documentaria. Oltrepassando la stanza dello studio, chiudendosi la porta alle spalle, ma lasciando che sia l’occhio della telecamera a divorare ingorda ogni singola parola dell’incontro, sarà l’apertura totale di sé e, anche, l’inibizione di fronte alla macchina da presa, a fornire materiale con cui formulare l’ipotesi, non poi così sorprendente eppure ogni volta destabilizzante, che siano i genitori a definirci fin dal primo instante. Figure fondamentali per la nascita e lo sviluppo di quegli ancora indefiniti individui, che diventeranno poi, in tutto e per tutto, persone.

Your Mum and Dad – Quei segreti inconfessabili che Klaartje Quirijns vuole analizzare

“Prima ti riempiono dei difetti che hanno loro, poi ne inventano altri, per te solo”. È, infatti, la formazione delle proprie personalità che il doc di Klaartje Quirijns vuole andare ad esplorare, nato per contrasto dall’esperienza della maternità che vede coinvolta la regista, che nel sentirsi genitore più che mai nel momento in cui tiene segreto alle proprie figlie un male che la colpisce al seno, si interroga su cos’è che le famiglie tacciono, sul come mai esistono storie del passato che vengono riposte nell’oscurità e di cui nessuno ha mai veramente voglia di parlare. Vite popolate da fantasmi a cui il dottor Vaughns contribuisce a dare sostanza, non più fonti evanescenti di supposizioni lontane, ma momenti chiave su cosa i nostri genitori hanno fatto per noi durante gli anni della crescita e cosa è mancato perché quegli spettri tornassero periodicamente a tormentarci.

Procedendo attraverso le tecniche di analisi di Kirkland Vaughns, Your Mum and Dad si affida alla propria parte inconscia per riportate in superficie le rivelazioni dei due protagonisti principali, esattamene come la maturazione della personalità che avviene attraverso l’accumulo di eventi o attimi che crediamo dimenticati, ma che grazie alla metodologia della psicanalisi ci rendiamo conto di aver solamente sotterrato, piuttosto che rimosso. Addentrandosi nell’angolo inesplorato della sua famiglia e di quella dell’amico Michael, la Quirijns ne estrae il segreto inconfessabile per entrambi i nuclei affettivi e sceglie di costruire attorno a quest’ultimi la linea di narrazione principale del proprio racconto. Seguendo proprio i dettami degli script cinematografici, la creatrice del doc alimenta la curiosità attorno ai misteri che lo spettatore aspetta di veder svelati, e che sopraggiungono, come la miglior suspence vuole, solo sul proprio finale.

Your Mum and Dad – Quei segreti che verranno tramandati, da genitore a figlioyour mum and dad, cinematographe

Ultima parte che, però, pur piena del dolore delle rispettive scoperte, non mantiene la medesima cadenza registica che aveva caratterizzato il resto del prodotto reale, dilungandosi sulla costruzione della chiusa, perdendo dunque di carattere. Meno specchio generale, come finora era stato, e più focalizzato sulle confessioni di un padre e di una madre, Your Mum and Dad dedica alla sua seconda e conclusiva parte il centro delle problematiche che hanno portato alle conseguenti vite di Michael e Klaartje, che riconducono definitivamente agli studi freudiani di Vaughns e all’intera intenzione del documentario, in una sorta di conferma nella trasmissione di inquietudini di cui è infetta ogni singola famiglia.

“Ma loro stessi sono stati rovinati, da imbecilli con cappotti e cappelli fuori moda, che passavano metà del tempo a far moine e l’altra metà cercando di strozzarsi”. Come una macchia che è destinata ad allargarsi di genitore in figlio, di generazione in generazione, questo sghembo doc dalla regia quasi improvvisata e dalla sincerità terapeutica riporta una delle conoscenze più consolidate della psicanalisi, riconfermando il pattern che vuole in ogni padre o madre il risvolto più incisivo nell’indole di quel bambino che, un domani, diventerà adulto. Scoprire l’inevitabile catena di connessioni che il documentario stesso spera di poter interrompere, ma di cui mostra le ripetizioni nel tempo. Perché dai nostri genitori e dai loro segreti non si può scappare. E, così, neanche dal futuro.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.6