Wrestlove – L’amore combattuto: recensione del film

La storia dell'unica coppia italiana di wrestler negli Stati Uniti nel documentario presentato in prima mondiale al 37° Sulmona International Film Festival

È partito dal Sulmona International Film Festival, con l’anteprima mondiale in apertura della 37esima edizione, il cammino distributivo di Wrestlove – L’amore combattuto. E non poteva essere altrimenti per il battesimo dell’ultima fatica dietro la macchina da presa di Cristiano Di Felice, visto che l’Abruzzo e la sua terra ne hanno ospitato le riprese ed è la regione di appartenenza e adozione dei due protagonisti, Monica e Karim, la prima coppia Italiana di wrestler negli Stati Uniti. Miss Monica, nome d’arte di Monica Passeri – 24 anni – si è trasferita, giovanissima, da Caprara, piccolo paese in Abruzzo, in Missouri insieme al suo compagno Karim Bartoli, anche lui wrestler professionista che combatte con il nome di Karim Brigante – 25 anni, romano, ma abruzzese d’adozione.

Wrestlove: dall’Abruzzo con amore e furore

Partiti dall’Italia, hanno frequentato a Troy, in Missouri, la più importante accademia di Wrestling – la Harley Race Wrestling Academy – che ha permesso loro di costruirsi una carriera internazionale: dalla World League Wrestling sono riusciti ad arrivare allo show di punta della WWE, anche per la National Wrestling Alliance federazione storica di proprietà della rockstar Billy Corgan. Coppia nella vita e sul ring, viaggiano soli per difendere i loro titoli nei circuiti indie americani. Durante la permanenza in Abruzzo rendono omaggio alla statua di Bruno Sammartino – “The Living Legend”, un’icona del wrestling americano – nella sua città natale, Pizzoferrato. Oltre a difendere i loro titoli, in Italia approfittano per visite e controlli sanitari, a causa dell’elevato costo delle cure mediche americane. Monica ritrova la famiglia, Karim, invece, deve fare i conti col suo passato e il tempo è poco prima di ripartire nuovamente.   

Wrestlove: due biografie in una, dove alla parabola sportiva si affianca il percorso umano

Wrestlove Cinematographe.it

Nella pellicola di Di Felice si intrecciano dunque una moltitudine di filoni e temi (le difficoltà di una generazione che non è scesa a compromessi, l’importanza dei legami, l’inseguimento del sogno) che danno origine a due biografie in una, dove alla parabola sportiva si affianca il percorso umano, sentimentale ed esistenziale dei due protagonisti. Un intreccio, questo, che mescolando senza soluzione di continuità la vita dentro e fuori dal ring restituisce sullo schermo un ventaglio di emozioni sincere, oneste e mai costruite a tavolino. Il cineasta di Caprara riesce a restituire lo spirito, le umanità, la verità e la grande passione che animano Monica e Karim in tutto quello che fanno. Sta in questo cuore pulsante, nel flusso empatico e nel coinvolgimento che si respira dal primo all’ultimo fotogramma utile, la forza di un film dal quale trasuda l’amore infinito dei protagonisti per ciò che li lega fuori e dentro le corde, ma anche il desiderio dell’autore di dipingere un ritratto che lo raccontasse in tutto e per tutto.   

Wrestlove: un diario di bordo esistenziale raccontato in prima persona

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Wrestlove – L’amore combattuto ci conduce per mano al seguito di Karim e Monica palleggiando efficacemente nel quotidiano tra trasferte tra palestre e palazzetti (Napoli, Roma e Pizzoferrato), le attività agonistiche e quelle promozionali. Nel mezzo del pedinamento e della cronaca giornaliera in cui la camera prima e il montaggio poi riassumono con ritmo incalzante gli highlights più significativi (allenamenti, ricerca sponsor, public relations, esibizioni e seminari),la timeline apre finestre private che danno alla coppia l’opportunità di raccontare e raccontarsi attraverso una sorta di diario di bordo esistenziale in prima persona (a guidarci è la voce off di Karim) fatto di match per difendere la cintura, paure, incertezze, piccole soddisfazioni, riflessioni, ricordi, aneddoti e graditi ritorni. Il tutto accompagnato dalla colonna sonora elettronica di Fabio D’Onofrio che aumenta in maniera esponenziale il fattore emotivo e impreziosito dalla fotografia di Mattia Tedeschi che dona qualità alla confezione.

Wrestlove: il primo vero documentario sul wrestling made in Italy

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Insomma, una serie di buoni motivi per non lasciarsi sfuggire quello che, salvo smentite, è sulla carta il primo vero documentario sul wrestling made in Italy, orgogliosamente e coraggiosamente indipendente nel modus operandi e nello spirito che lo pervade da cima a fondo, capace di restituire quel controcampo umano che è mancato a operazioni analoghe d’oltreoceano sponda messicana come Nuestra Lucha Libre o Lucha Mexico. Il regista abruzzese ci mostra come è possibile fingere su un ring per regalare al pubblico uno show degno di nota, ma come sia altrettanto impossibile farlo al di fuori quando ci si deve confrontare con se stessi e con un mondo che non fa sconti. I piccoli e grandi momenti che riesce a cogliere la macchina da presa, vedi il toccante epilogo che vede protagonista Karim, sono degli autentici e mai artefatti concentrati di verità.

Il documentario è prodotto da Cristiano Di Felice per IFA Glocal Film, con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara e il Comune di Pizzoferrato, con il supporto tecnico di IFA Scuola di Cinema, in collaborazione con Gianluca Arcopinto e Simone Isola.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.7