West Side Story: recensione del musical diretto da Steven Spielberg

La rivisitazione del Premio Oscar rimane fedele al classico del 1961 non stravolgendo i temi e i brani musicali.

Il musical per antonomasia torna al cinema: West Side Story riprende vita grazie al Premio Oscar Steven Spielberg con la sua rivisitazione del classico del 1961 firmato da Robert Wise e Jerome Robbins, a sua volta adattamento cinematografico dell’omonimo spettacolo di Broadway originale del 1957. Da una sceneggiatura del vincitore del Premio Pulitzer e del Tony Award Tony Kushner, il film, interpretato da Ansel Elgort (Tony), l’esordiente Rachel Zegler (Maria), Ariana DeBose (Anita), David Alvarez (Bernardo); Mike Faist (Riff); Brian d’Arcy James (Agente Krupke); Corey Stoll (Tenete Schrank) e Josh Andrés Rivera (Chino), vede la partecipazione di Rita Moreno (anche produttrice esecutiva) che nel film del ’61 interpretava Anita, ruolo che le valse l’Oscar come miglior attrice non protagonista. Nelle sale dal 23 dicembre 2021 distribuito da The Walt Disney Company Italia.

West Side Story – Un classico intramontabile

West Side Story, cinematographe.it

Il film riporta in auge l’indimenticabile storia d’amore tra Maria e Tony ostacolata dalla rivalità tra due gang, gli Sharks, immigrati portoricani, e i Jets, newyorkesi discendenti da immigrati europei, che impedisce a una portoricana e a un ragazzo del posto di stare insieme. Due Romeo e Giulietta moderni che di fronte all’amore non conoscono ostacoli, abbattendo con il loro rapporto autentico odio, intolleranza e discriminazione. Le vicende di questo nuovo film si svolgono nell’estate del 1957 nelle strade di due quartieri confinanti dell’Upper West Side, ovvero Lincoln Square e San Juan Hill, quartieri destinati alla distruzione, un fatto che rivela la rabbia e la frustrazione dei protagonisti trattati come ultimi e costretti presto a trasferirsi altrove, che tra le macerie delle case popolari rase al suolo o in parte demolite sfogano il risentimento per una condizione di miseria facendosi la guerra.

West Side Story – Un remake senza stravolgimenti

West Side Story, cinematographe.it

C’era grande attesa per il remake di uno dei classici più amati diretto da uno dei registi che ha conquistato generazioni di spettatori con film di generi diversi che hanno sempre lasciato il segno; da Lo squalo a E.T. – L’extraterrestre, da Jurassic Park a Schindler’s list, da Salvate il soldato Ryan fino a Minority Report, per fare solo qualche esempio della sua sterminata filmografia. Steven Spielberg dall’alto della sua genialità può permettersi di lanciarsi in nuove sfide come può essere un musical, soprattutto se si tratta di un monumento come West Side Story. Quello che il regista fa è consegnarci un “classico” senza particolari guizzi che rimane fedele alla storia e allo spirito del film del 1961. Quello che cambia nettamente è ovviamente la regia sulla quale Spielberg rimane un grande maestro: i movimenti di macchina seguono le frenetiche danze dei suoi protagonisti, tra vestiti svolazzanti, corse tra le strade dei bassifondi di New York, dando più dinamicità alle scene. La coreografia del famoso brano America interpretato da Anita e Bernardo, per esempio, si svolge a partire dall’appartamento che condividono con Maria fino ad arrivare in strada in una danza colorata, più “aperta” e spettacolare rispetto all’originale tutta girata nello spazio ristretto di un tetto. Come nella scena del ballo in palestra tra incroci, giravolte, coreografie trascinanti il colpo di fulmine tra Maria e Tony assume ancora più enfasi: loro immobili che si guardano incantanti in mezzo a un tumulto di ballerini scatenati sembrano fermare il tempo nonostante tutto intorno a loro trabocchi di vita e passione.

Il musical di Steven Spielberg

West Side Story, cinematographe.it

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Ci si aspettava da Spielberg forse un remake che aggiungesse qualcosa soprattutto agli argomenti tristemente ancora attuali: razzismo, discriminazioni di genere, le speranze per una vita migliore per migranti proveniente dai bassifondi delle grandi città alle prese con povertà e umiliazioni. Il regista premio Oscar sceglie di non rivoluzionare i contenuti e di omaggiare il classico del 1961 senza stravolgimenti, una scelta che apprezzeranno sicuramente i cultori del film di Jerome Robbins e Robert Wise ma che lascerà delusi chi si aspettava una rivisitazione più audace.

West Side Story, cinematographe.it

Una squadra creativa e un cast eccezionale, tra tutti spiccano Rachel Zegler e Ariana DeBose, e i celebri brani come America, Maria, Tonight e I Feel Pretty, fanno comunque di questa nuova versione di West Side Story un’opera spettacolare e di grande qualità: le bellissime coreografie sono ideate dal vincitore del Tony Award Justin Peck, le registrazioni della colonna sonora sono state curate dal direttore d’orchestra della Los Angeles Philharmonic e vincitore del Grammy Gustavo Dudamel, arrangiata dal compositore e direttore d’orchestra candidato all’Academy Award David Newman.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 2

3.5