Weekend: recensione del film di Andrew Haigh

Se in 45 anni Andrew Haigh ha messo la sua regia introspettiva e sensoriale al servizio di una storia d’amore lunga quasi mezzo secolo, tormentata da un segreto né rivelabile e né affrontabile, in Weekend, lungometraggio del 2011, distribuito in Italia dal 10 marzo grazie a Teodora Film, il tempo è – come lo stesso titolo suggerisce – decisamente più contratto. Punto in comune è invece la messa in scena delle mille sfaccettature del sentimento dell’amore, in grado di cambiare il mondo e se stessi col solo potere del suo accadere, spesso improvviso e inaspettato.
Per Weekend, il regista inglese sceglie un taglio quasi documentaristico, fatto di riprese per lo più realizzate con una persecutoria camera a mano, che sbircia e ritrae con tocco delicato i protagonisti alle prese con la difficile esplicitazione di tutte quelle contraddizioni che accompagnano l’espressione di sé attraverso il sentimento dell’amore.

Una storia che parla di identità, liberata e ritrovata, in cui il tema dell’omosessualità è solo uno dei tanti che avrebbe potuto fare da sfondo al racconto delle difficoltà di chiunque nel rapportarsi con ciò che davvero è, in una società omologante e spesso superficiale.

Weekend: l’amore come mezzo per liberare e ritrovare la propria identità

weekend andrew haigh

Russell (Tom Cullen) è un ragazzo timido e riservato. Una sera conosce in un locale Glen (Chris New) e, nonostante la ritrosia iniziale dovuta al temperamento opposto ed espansivo del ragazzo, i due finiscono per passare la notte insieme. Quella che sembra solo l’avventura di una notte finisce tuttavia per rappresentare un viaggio interiore in cui il brevissimo tempo a disposizione prima della partenza di Glen  si sospende e dilata per offrire alle personalità dei due ragazzi la preziosa opportunità di intersecarsi e completarsi,  abbattendo le reciproche barriere che fino a quel momento erano state un ostacolo all’espressione della loro vera identità.

Glen ha un progetto artistico: dopo aver passato la notte con un uomo è solito intervistarlo registrando le impressioni a caldo del partner con un piccolo voice recorder. Ciò che in realtà si cela dietro a quest’insolita iniziativa è il desiderio di cogliere l’attimo che segue l’incontro sessuale, un momento magico in cui è possibile esprimere quello che davvero si è provato e si vuole essere, prima che le sovrastrutture della vita quotidiana impongano di esercitare un controllo su se stessi per tornare nei “ranghi” della desiderabilità sociale.

Un nuovo incontro è per Glen una sorta di foglio bianco su cui si può dipingere ciò che si vuole, liberando la propria vera identità. Russell, il cui eccessivo autocontrollo cela in realtà la vergogna per la sua condizione di omosessuale, fatica ad abbattere il muro che lo separa da una vita priva di dolorosi condizionamenti. L’incontro fra queste due personalità sarà la chiave di volta per aprire gli orizzonti reciproci dei due ragazzi, nel racconto di un amore che è pura affinità elettiva e non conosce limiti di tempo e spazio.

weekend

Una scena del film

La regia di Andrew Haigh incornicia e si fa conduttore delle sottili e potenti sensazioni dei protagonisti che, nello scoprire e godere reciprocamente dei loro corpi,  si espongono progressivamente l’un l’altro, abbassando definitivamente le difese e dando spazio alla nascita di un sentimento importante che, comunque vada a finire il weekend, li cambierà e migliorerà nel profondo. Il regista gioca con la categoria del tempo, suggerendo come sia la qualità e l’intensità degli scambi tra le persone e non la lunghezza dei rapporti a decretarne il valore, creando una sorta di premessa a 45 anni, in cui un matrimonio lungo una vita intera non riesce a compensare la perdita di un amore più breve ma indelebile.

Weekend conferma il talento di un regista che sa incantare per la sua capacità di creare un contatto profondamente intimo tanto con i personaggi quanto con lo spettatore. I pensieri dei protagonisti emergono sinuosamente dalle immagini, completando con maestria una sceneggiatura che non rivela nulla ma solleva prettamente domande, la cui risposta risiede strettamente nelle emozioni suscitate.
Un esempio ammirevole di come sia possibile creare grande cinema con un basso budget e grandi doti artistiche.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8