Vita segreta di Maria Capasso: recensione del film di Salvatore Piscicelli

La recensione di  Vita segreta di Maria Capasso, l'ultimo film di Salvatore Piscicelli, tratto dall'omonimo romanzo da lui scritto e adattato con Carla Apuzzo, e con protagonista Luisa Ranieri.

Da Salvatore Piscicelli ci si aspetta sempre qualcosa di peculiare. La sua filmografia, così come la sua carriera poliedrica (critico, regista e scrittore), veramente ricca di sfaccettature, racconta di un amante del cinema a 360 gradi, alla cui passione è riuscito a coniugare anche l’amore per la città di Napoli.
Proprio a Napoli ritorna per il suo ultimo film, Vita segreta di Maria Capasso, con protagonista una ispirata Luisa Ranieri, tratto dall’omonimo romanzo scritto di suo pugno e poi adattato a sceneggiatura con la compagna Carla Apuzzo, regista di Rose e Pistole e collaboratrice di Piscicelli fin dal 1979, anno dell’uscita di Immacolata e Concetta, l’altra gelosia. La fotografia è firmata da Saverio Guarna, mentre il resto del cast è composto da Daniele Russo, Luca Saccoia, Marcella Spina, Roberta Spagnuolo, Nello Mascia e Antonella Stefanucci.
La pellicola una produzione Palomar e Zocotoco con Vision Distribution ed è uscita nelle sale nel luglio scorso.

Vita segreta di Maria Capasso: la trama

Maria (Ranieri) è un estetista part time, sposata con un operaio e giovane madre di tre figli. La sua è una famiglia dignitosa della periferia popolare napoletana, il suo matrimonio è più o meno felice, nonostante le mille difficoltà per far quadrare i conti e le frustrazioni che sono sempre dietro l’angolo, ma l’equilibrio su cui tutto il sistema poggia comincia a scricchiolare dopo un tragico evento. Il marito di Maria si ammala gravemente e il sostentamento maggiore viene meno, mentre si avvicina sempre di più la prospettiva di non poter dare un futuro ai propri figli.

Questi sono i motivi che portano la donna a fare entrare nella sua vita Gennaro (Russo), ricco proprietario di un autosalone, coinvolti in affari illegali. Dopo essere diventata sua amante, Maria si fa coinvolgere sempre di più nelle attività dell’uomo, fino ad accettare di condurre in prima persona una compravendita di cocaina in Svizzera. Questo non sarà che il primo passo verso la trasformazione di Maria, che per rincorrere rivincite e vendette personali finirà con il diventare una donna spietata e pronta a calpestare chiunque si metta sulla sua strada.

I ritorni di Salvatore Piscicelli

vita segreta di maria capasso, cinematographe.it

Se è vero che si è approdati in una seconda fase della carriera di Piscicelli, in cui da poco l’autore è tornato ad occuparsi dell’attività di regista, dopo averla abbandonata a vantaggio della carriera da scrittore (l’ultimo suo film è Alla fine della notte del 2003), bisogna anche fare i conti con una poetica che conserva in parte gli antichi fasti delle tematiche e della scrittura (se gli si perdona qualche forzatura), ma che perde rovinosamente in quanto messa in scena.

Al ritorno a Napoli, città parlante del film con i suoi scenari, il suo retaggio schiacciante e le sue ancora ingombranti regole non scritte, fa seguito il ritorno a raccontare personaggi femminili forti, accentratori e mattatori, per l’occasione collocato in un’ecosistema ottimale per farne risaltare le caratteristiche. La storia di Maria è simile ad un tortuoso cammino animato da un conflitto morale crescente, vissuto come una continua lotta contro se stessi rischiando costantemente l’alienazione, la cui credibilità viene garantita dall’interpretazione della sua protagonista e poco altro. Infatti, se la prova del resto del cast lascia veramente il tempo che trova, ma dopotutto non è neanche così al di sotto delle già basse aspettative al riguardo, quello in cui manca realmente Vita segreta di Maria Capasso è tutto quello che riguarda la messa in scena, dalla fotografia da soap un po’ più raffinata del solito alle ambientazioni da set di fiction Rai, ma, soprattutto, scade in una regia arcaica, rea non solo di non aggiungere nulla, ma anche di mortificare le già non molte sequenze da ricordare.

Nota a margine il lavoro di Luisa Ranieri, è lei che regge da sola un film dalla narrazione bulimica e che più di una volta rischia di tirare troppo i fili che lo tengono unito. Suo il merito della resa dell’approfondimento psicologico e  della trasformazione a cui la sua Maria va incontro durante lo scorrere dei minuti.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 1.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 2

1.9

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