Vi presento Toni Erdmann: recensione del film di Maren Ade

La storia intima e grottesca di un padre ed una figlia che partendo dal Festival di Cannes, passando per cinque riconoscimenti agli European Film Awards, arriva in fine ad una candidatura al Miglior Film Straniero sia ai Golden Globe che agli ambiti Premi Oscar: Vi presento Toni Erdmann è il dramma famigliare di due persone che si conoscono da tempo, ma cominciano a guardarsi per la prima volta, il mascheramento che invece di velare scopre più di quanto l’animo fosse mai riuscito ad esprimere.

Ines (Sandra Hüller) ha un lavoro a tempo pieno ed una carriera da mandare avanti. Stressata, nervosa per i fini che potrebbe prendere il suo nuovo progetto, a caricare la sua dose di insicurezze e preoccupazioni si aggiunge la visita a sorpresa del suo incontenibile padre Winfield (Peter Simonischek), fanciullesco uomo adulto sempre intento a scherzare e a prendere la vita il meno seriamente possibile. Partendo alla base da un rapporto non facile, quando il tempo insieme sembra oramai insostenibile, Winfield tenterà l’ultima carta a disposizione per non far sfumare la speranza di poter restaurare il proprio legame con la figlia: sarà così che l’uomo diventerà grazie a parrucca e denti finti il guru Toni Erdmann, personaggio a dir poco bizzarro che riuscirà a ristabilire un contatto che sembrava irrimediabilmente danneggiato.

La regista Maren Ade alla regia di relazioni umani improbabili

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Maren Ade (The Forest for the Trees, Alle Anderen) torna alla regia per riprendere con trasporto le relazioni disfunzionali di individui sul filo dell’improbabile, un rapporto di incongruenze e sentimenti che in qualche modo, pur alienando, ha la capacità di riscaldare il cuore, affrontando lo svolgersi placido di un racconto tra padre e figlia. La rigidità ingessata di Ines va a scontrarsi inevitabilmente con la libera frivolezza del pazzo Winfield, uomo mai cresciuto che si troverà a dover maturare a fronte dello sfaldamento di un’unione per lui importante, in grado di condurlo con il tempo a una nuova fase della sua esistenza, spazio in cui un genitore e la propria bambina possono ancora giocare.

Vi presento Toni Erdmann: riflessioni e risate sui rapporti e sul singolo

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Con il suo procedere lentamente Vi presento Toni Erdmann mantiene alta un’intensità che si distende per l’intera durata dei suoi centosessantadue minuti, in un sali e scendi di intermezzi comici per lo più assurdi, posti a sottolineare come la vera drammaticità della vita sia quella di non riuscire a relazionarsi con gli altri e prima ancora con noi stessi. Ed è infatti solo vestendo i falsi panni del fantomatico Toni Erdmann che Winfield riuscirà a riavvicinarsi a sua figlia, donna consapevole del doppio creato dal padre, ma tuttavia in maggiore sintonia con “l’altro” rispetto alla persona reale.

Stabilito un regime dall’atmosfera straniante, il film si mostra al pubblico tramite la fotografia semplice ed essenziale di Patrick Orth, rivelando con riprese tremolanti come sia più facile avvicinarsi a chi si pone diverso da ciò che si conosceva da sempre, portando al cinema la verità di rapporti e sensazioni a volte impossibili eppure presenti e palpabili. Sceneggiato oltre che diretto dalla stessa Maren Ade, Vi presento Toni Erdmann svela il lato nonsense della Germania, Paese di una regista che ha saputo amalgamare e disporre nella sua opera risate e riflessione, non tralasciando l’aspetto umano ed interno del singolo.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3