Berlinale 2019 – Varda per Agnès: recensione del documentario

Il film testamento di Varda Agnès non è solo un elenco della sua cinematografia, ma uno spettacolo puro e una lezione importante sulla vita e sul cinema.

Che donna straordinaria che è Agnès Varda. La regista, fotografa e sceneggiatrice belga – classe 1928 – è un simbolo della New Wave francese con un occhio di riguardo verso la realtà, la pura e semplice realtà. Ora la filmmaker si presenta alla Berlinale (fuori concorso) con un documentario autobiografico sulla sua arte. Assomiglia molto a una masterclass sul cinema e si intitola Varda per Agnès (titolo internazionale Varda by Agnès).

L’artista porta gli spettatori a scoprire la sua carriera e il suo modo di affrontare il cinema, la vita, le persone. Varda, che da sempre ha una passione per il documentarismo e il cinema verità, approfitta del film per calarci in una lezione complessa e completa sull’arte stessa, sull’approccio al mestiere usando immagini nuove e vecchie sequenze e fotografie del suo passato per permetterci di ripercorrerlo accanto a lei.

Varda per Agnès: la lezione di vita e di cinema di Agnès Varda

Seduta su una sedia di legno – quella che immaginiamo ospitare i registi sul set – posta su un palcoscenico di un teatro, Agnès Varda parla a una platea e alla telecamera della sua vita, dei suoi pensieri. Come se tentasse di scrivere da sola il suo necrologio, di produrre – in maniera splendida – un tributo a se stessa per quando non ci sarà più, definisce Varda per Agnès “il suo film finale”.

Con la solita gioia che sembra accompagnarla da sempre e quei capelli bicolore che tanto le appartengono, torna alle origini ripensando ai suoi primi film e al successo nel 1962 con Cleo dalle 5 alle 7. Passa per le installazioni, per i film corali, per le analisi dello schermo. In fondo con l’avanzare dell’età è diventata solo più iconica e ha imparato a mettere sempre più se stessa nelle sue opere. Anche quando il soggetto era qualcun’altro.

Varda per Agnès è qualcosa di molto simile a un testamento scritto di proprio pugno ora che gli anni sulle spalle sono quasi 91. Circa 10 anni fa, in fondo, si era dedicata a Les plages d’Agnès perché, a detta sua, “gli 80 anni si stavano scagliando su di lei come un treno in corsa”. Aveva bisogno di raccontarlo in un film perché, quando sei composta per il 75% di arte come lei, è l’unica cosa possibile da fare: se non è sullo schermo, non esiste. Soprattutto, se gli altri non lo vedono, non esiste.

Varda per Agnès cinematographe

Il testamento di Agnès Varda: alla Berlinale Varda per Agnès

In lei non c’è un briciolo di arresa, di abbandono. Non ha nessuna intenzione di lasciarsi morire. Produrrà altra arte, continuerà a esistere, ma con questo ultimo film mette le mani avanti portando in vita un tributo a se stessa che nessun altro avrebbe potuto eguagliare per qualità e intensità. Un canto del cigno affascinante e intrinsecamente agrodolce che permette all’artista di dire l’ultima parola sulla sua carriera.

Varda per Agnès non è solo un elenco della sua cinematografia, è uno spettacolo che spazia decadi e continenti. Scopriamo la sua vita e il suo rapporto con la politica, osserviamo i documentari e la finzione, ci caliamo nella pellicola e nel rullino fotografico. Tutto tenendola per mano, la guida più autorevole che potessimo desiderare.

Guardare questa cineasta, questa artista di 90 anni esplorare e selezionare con cura la sua vita dentro e fuori dal set è la migliore lezione di cinema che un individuo possa ricevere. Varda per Agnès potrà anche essere la sua auto-dichiarata fine (lo è almeno dal punto di vista della macchina da presa), ma è inevitabile immaginare che gli artisti come lei vivranno per sempre attraverso quello che hanno creato e rappresentato per la società e il mondo artistico contemporaneo. Non resta che dirti grazie, Agnès.

Regia - 4
Fotografia - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.9

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