Urge: recensione dell’opera di e con Alessandro Bergonzoni

Accento romagnolo, lunga capigliatura, gesti ampi e plateali da comico, da attore, da uomo di spettacolo. Un animale da palcoscenico con l’urgenza di parlare, raccontare, tramandare. Urgenza. Urge ascoltare. Urge immergersi nell’incredibile mondo del surreale. Urge ristabilire una coscienza estetica ed una etica che ci convince dell’importanza di rifarsi il senno. Urge è lo spettacolo di e con Alessandro Bergonzoni, ripreso per l’occasione da Riccardo Rodolfi e prossimo ad uscire nelle sale italiane per permeare il cinema con quell’aurea istrionica che solo i grandi intrattenitori del teatro sanno donare.

“Fare voto di vastità” – Il compito del comico ed attore Alessandro Bergonzoni

Il mondo dei sogni apre la strada ad un lungo atto unico farcito di parole, non importa interpretare suoni e cenni, lasciarsi trascinare dal fiume di nonsense che travolge ed immerge è la condizione di uno spettatore pronto a ridere del ridicolo e a decodificare l’impossibile, accondiscendere a “Fare voto di vastità” insieme al comico, che della suddetta si proclama difensore, amatore, ammiratore, imitatore. Oltrepassando la cortina di ignoranza, letale come il biadesivo che “attacca da tutte le parti”, l’universo si spalanca e Bergonzoni sottrae ad esso le potenzialità necessarie per giostrare con estrema ed impressionante abilità l’ambivalenza dei vocaboli, scambiandoli, decomponendoli per poi riassemblarli in nuova forma e significato, creando concetti come un bambino che grazie solo alla forza sfrenata della propria immaginazione riesce a costruire nei suoi passatempi maestosi castelli e alte mura. Ed è proprio l’uso smodato dell’immaginario fantastico ad alimentare l’energia dello spettacolo che incentra con ardore e ordinato disordine il faro luminoso della regia sull’immensa vastità, tra cui si annoverano pazienza, umanità e, perché no, anche dei semplici calzini. Ma a quella vastità che comprende pazienza, umanità e calzini non interessa l’utile, bensì le facoltà della fantasia. Su un palco discretamente illuminato un cappello, un tavolo, una struttura a mo’ di prigione, un orizzonte di accesi bagliori ed un uomo vestito di nero riempiono lo spazio; l’uomo, quello dall’accento romagnolo, dalla lunga capigliatura e dai gesti ampi e plateali, si muove con sciolta scompostezza accasciandosi sul bancone e sedendosi ai suoi bordi mentre declama a gran voce giochi di parole originali e all’occasione estremamente esilaranti, mostrando di saper usare la lingua italiana talvolta in modo appropriato, talvolta affiancandola a libere associazioni.

urge

Il comico Bergonzoni “imprigionato” in una scena dello spettacolo

Un filo conduttore che apporta una continua destrutturazione del discorso abbraccia un’infinità di elementi quasi ad essere esso stesso la vastità di cui Bergonzoni parla, una grandezza che non vuol essere mania, ma possibilità di comprendere al suo interno ogni singola, piccola componente. Monologo che dalla sala teatrale passa a quella cinematografica, un’urgenza che, spiega il regista Riccardo Rodolfi “È proprio per un senso di necessità artistica, e non di trasposizione mediatica, che abbiamo deciso di riprendere lo spettacolo, con macchine digitali ad alta definizione, e trasferirlo di peso al cinema. È qui che sta il bello. Ovvero ci siamo accorti strada facendo che Urge mutava sotto le inquadrature delle camere, si trasformava nell’uso dei piani stretti, nelle sfumature attoriali viste da punti di vista impossibili in teatro. In poche parole ci trovavamo sì lo spettacolo che conoscevamo a memoria, ma allo stesso tempo durante le riprese lo vedevamo, anche noi, sotto aspetti inediti e artisticamente imprevisti”.
Immediatezza della battuta impressa con il mezzo filmico in un lavoro di scelte tra elementi da inserire e punti fissi da mantenere, un’ora e quaranta minuti per un One Man Show forse un po’ troppo lungo, ma godibile e scorrevole, continue variazioni sul tema che rimane fedele sempre e solo alla sfera della mirabile vastità. Dopo i camei di Alessandro Bergonzoni nel Pinocchio di Roberto Benigni e in Quijote di Mimmo Palladino, ora il comico è pronto ad offrire un’opera per il cinema tutta sua, trasformando un testo teatrale in Urge – Il film.

Dal 3 marzo in sala distribuito dal EXIT Med!a.

Giudizio Cinematographe

Regia - 2
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 2
Recitazione - 4
Sonoro - 2.5
Emozione - 3.5

3

Voto Finale