Una doppia verità: recensione del legal thriller con Keanu Reeves

Una doppia verità è un film in grado di seminare il dubbio, nonostante pecchi in alcuni punti di una sceneggiatura scarna e priva di pathos.

Courtney Hunt dopo il successo di Frozen River (2008) torna sul grande schermo con Una doppia verità, un legal thriller dall’impostazione classica che vanta un cast di tutto rispetto grazie alla presenza di Keanu Reeves, Renée Zellweger e Jim Belushi.

Una doppia verità: un omicidio in famiglia

Richard Ramsey (Reeves) deve difendere dall’accusa di omicidio volontario del padre Mike Lassiter, figlio del suo amico di vecchia data Boone Lassiter (Belushi) e di sua moglie Loretta (Zellweger). Una difesa impossibile da sostenere in quanto il ragazzo ha confessato in presenza della polizia per poi rinchiudersi in un mutismo assoluto, anche con il suo avvocato. Ma Ramsey è determinato a ottenere l’assoluzione e per farlo sa di dover contare sulla collaborazione di Mike e sul sostegno di Janelle (Gugu Mbatha-Raw), un giovane avvocato con un recente passato di dipendenza ma un fiuto incredibile per le menzogne, che lo affiancherà nel corso del processo.

Keanu Reeves alle prese con un altro “avvocato del diavolo” in Una doppia verità

L’avvocato Ramsey e Loretta in una scena del film

Tutti i testimoni mentono” è la frase simbolo di Una doppia verità, pronunciata da Ramsey che ricorda dannatamente l’inimitabile Kevin Lomax in L’avvocato del diavolo, 1997. La verità è un concetto universale o muta a seconda della propria condizione? È questa senz’altro l’idea più interessante che la regista ha voluto approfondire in un legal thriller dal taglio molto tradizionale e dal sapore già noto di violenza familiare. Ramsey è un avvocato e, aldilà di ogni apparenza, deve difendere il suo cliente e deve farlo con l’unico scopo di ottenerne la pura assoluzione. Non importa la verità, quando si sceglie di assumersi la difesa di un individuo si prende un impegno che va rispettato ma…è davvero così?

Una doppia verità: regia classica ma sceneggiatura debole per un legal thriller dall’ottimo cast

Una forte dubbio accompagna lo spettatore durante il processo, tra la rivelazione del maschilismo e del dispotismo di Boone verso la famiglia, all’ostracismo di Mike verso Ramsey, fino alla difficile comprensione della personalità di Loretta, una donna che palesa sofferenza e umiliazione ma sembra nascondere qualcosa di molto diverso. Il cast è senz’altro il punto forte della pellicola della Hunt, grazie a un Keanu Reeves  sempre carismatico e a una Zellweger che perfettamente s’incarna nel prototipo della donna vittima ma al contempo complice; la vera sorpresa è però Jim Belushi nei panni di un marito e di un padre decisamente lontano dal simpatico burlone di Una vita secondo Jim, che riesce perfettamente a rendersi credibile e, anche, a inquietare parecchio l’animo di chi guarda.

Jim Belushi interpreta Boone, il padre assassinato

La regia classica e pulita della Hunt non rischia, ottenendo i suoi risultati ma la vera pecca è nella narrazione: una sceneggiatura scarna e priva di pathos, con un risvolto assai prevedibile e un finale al contrario inaspettato ma troppo raffazzonato che delude gli amanti del genere. I personaggi sono vittima di una caratterizzazione puerile, tranne per Loretta e Boone, quelli di Mike, di Ramsey e di Janelle sfiorano l’ovvio; l’interpretazione degli attori ha quindi giocato un ruolo decisivo per la riuscita complessivamente positiva della pellicola.

Ricordate, per un delitto c’è sempre un movente. La vera domanda non è chi ma perché?

Una doppia verità è in uscita nelle sale da giovedì 15 Giugno, distribuito da Videa. Se volete vedere il trailer vi basta cliccare qui.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.8