Un viaggio per incontrare Mimì: recensione del film con Giancarlo Giannini
Un omaggio a Lina Wertmüller, un viaggio tra presente e passato, tra le trame di un film che ha segnato la carriera di Giancarlo Giannini.
“L’Italia senza la Sicilia non lascia alcuna immagine nello spirito; qui è la chiave di tutto”, Giancarlo Giannini si cuce addosso le parole di Goethe in Un viaggio per incontrare Mimì, il documentario diretto da Alfredo Lo Piero e al cinema dal 29 settembre 2025. Lo fa mentre si aggira tra le strade della Sicilia a bordo di un’auto nera, alla ricerca di Mimì, ovvero il protagonista di Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), il film di Lina Wertmüller che segnò la carriera dell’attore.
Il documentario, però, non è solo un omaggio alla grande regista, ma una vera e propria riappropriazione della memoria e dell’identità personale e collettiva. Un viaggio fisico e mentale attraverso il quale Giannini riscopre chi era, ripercorrendo il disagio e la curiosità di trovarsi in una Terra ignota, a vestire una lingua che non gli apparteneva e di cui adagio ci fa cogliere la bellezza, trasmettendo al lettore tutti gli insegnamenti che a lui furono impartiti dal maestro Turi Ferro. I silenzi, i gesti, persino il modo di tenere la sigaretta tra le dita; in Sicilia tutto parla, anche quando sembra muto.
Il viaggio in Sicilia di Giancarlo Giannini nel documentario che omaggia la grande Lina Wertmüller

Sorretto da un fischiettio di sottofondo, da una melodia (opera di Salvo Legname) che in parte ricorda lo stile di Ennio Morricone, l’attore ci porta a compiere un vero e proprio tour, partendo da Palermo per poi approdare nella tristemente nota Corleone, col Palazzo Reale della Ficuzza (costruito da Ferdinando III di Borbone), i riferimenti a San Leoluca, le osterie in cui si canta Vitti na crozza. Si ferma poi a rimembrare la furia della natura, quel terremoto del Belice che il 15 gennaio del 1968 spazzò via la città di Gibellina. Giancarlo Giannini si lascia accarezzare dalle parole di Leonardo Sciascia e Renato Guttuso, sottolinea con amarezza la realtà di promesse mai mantenute, ci lascia inerpicare tra i monumenti distrutti, camminare lungo i corridoi d’avorio del Cretto di Burri, la mastodontica opera di land art firmata Alberto Burri e ultimata nel 2015.
E poi c’è l’Etna, Poggioreale, Agrigento. C’è la città di Catania e quella Via Crociferi che è stata usata come set in Mimì metallurgico ferito nell’onore. Qui, proprio nel luogo in cui il personaggio interpretato da Giancarlo Giannini corteggiava la moglie del brigadiere, il regista incastona i tempi odierni alle scene del film, fino a condurci alla Torre di Ognina, in un amalgamarsi di suoni, dialoghi, memorie e materiali d’archivio che infrangono il presente con consapevolezza, nostalgia e tenerezza, fino a scaturire nell’incontro tra Giancarlo Giannini e Tuccio Musumeci, che nel film della Wertmüller interpreta Pasquale, l’amico di Mimì.
Un viaggio per incontrare Mimì si rivela così essere non solo un viaggio di scoperta della Sicilia, ma anche un autentico tuffo tra le trame di un film iconico, nelle scelte e nel modus operandi di una regista che ha contribuito a scrivere la storia del cinema (è stata la prima donna candidata all’Oscar), nonché un’intensa esplorazione del sentimento che avvolge in un tutt’uno le vite di Giancarlo Giannini, Alfredo Lo Piero e Lina Wertmüller, attorcigliate grazie a fortuiti eventi, in un meccanismo di restituzione della vita che inizia e si conclude in territorio siculo, in quell’appendice d’Italia in cui tutto gira secondo un ritmo a parte.
Un viaggio per incontrare Mimì: valutazione e conclusione

Prodotto da CINE CT Studios e presentato in anteprima al Marzamemi Cinefest 2025, Un viaggio per incontrare Mimì è un’opera intensa, che mescola i tempi e i pensieri, attraversando persone, lingue, luoghi, storture politiche e storiche, facendosi mamifesto della memoria personale e collettiva e avvalendosi di un protagonista dalla presenza discreta quanto intensa e di una narrazione che incuriosisce anche chi non ricorda o non conosce i dettagli del film da cui prende le mosse.
Con un cast composto, tra gli altri, anche da Enrico Terrana, Claudio Musumeci e Alessandro Caruso, Un viaggio per incontrare Mimì poggia sul finale una citazione della Wertmüller che da sola basta a rendere indelebile la sua essenza: “Amare è essere impegnati, è lavorare, è avere interessi. Amare è creare”.
Vedere Un viaggio per incontrare Mimì è come fare una piacevole passeggiata nel passato. Un passato che profuma anche un po’ di presente.
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