Tutto quello che vuoi: recensione del film di Francesco Bruni

Tutto quello che vuoi è un film candido, pieno di gioia e tenerezza.

Di nuovo il confronto tra due generazioni lontane, dopo il successo di Scialla! del 2011, Francesco Bruni torna con un film garbato, divertente ed emozionante sull’incontro tra due anime opposte ma compatibili. Tutto quello che vuoi, presentato in anteprima all’ultima edizione del Bif&st di Bari e in uscita nelle sale l’11 maggio, vede come protagonisti un pezzo della storia del cinema italiano, il regista Giuliano Montaldo (dopo anni d’avanti la macchina da presa) e Andrea Carpenzano, giovane emergente selezionato durante uno streetcasting.

Tutto quello che vuoi TRAMA

Alessandro (Carpenzano) ha ventidue anni, trasteverino, ha lasciato da tempo gli studi e trascorre il suo tempo al bar con i suoi amici Riccardo (Arturo Bruni), Tommi (Emanuele Propizio) e Leo (Riccardo Vitiello). I ragazzi non hanno nessun obiettivo nella vita, se non quello di bighellonare, giocare alla playstation, fumare canne e controllare il loro “territorio”. Stefano (Antonio Gerardi), padre di Alessandro, stufo del figlio senza arte né parte gli trova un lavoro come “accompagnatore” di un distinto signore che abita a pochi metri da casa sua: un poeta dimenticato, Giorgio (Montaldo), ottantacinque anni, malato di Alzheimer. Il ragazzo accetta malvolentieri il lavoro ma presto tra i due si instaurerà un rapporto speciale nonostante le differenze d’età e culturali.

Tutto quello che vuoi: un corto circuito irresistibile

Liberamente ispirato al romanzo di Cosimo Calamini Poco più di niente e alla storia personale del padre del regista che ha sofferto della stessa malattia del poeta protagonista, Tutto quello che vuoi si regge sul bellissimo e comico rapporto che instaurano Giorgio e Alessandro, due personaggi agli antipodi: il poeta, elegante, dal linguaggio forbito, lucido nonostante i vacillamenti della mente, ironico e amorevole; il ragazzo, ignorante, irruento e scanzonato che non ha un buon rapporto con i libri. Alessandro rappresenta questa nuova generazione “vittima del benessere”, senza vere ideologie, disorientata e sfaticata in netto contrasto a quella del poeta, soldato giovanissimo durante la Seconda Guerra Mondiale che ha fatto da subito i conti con la sofferenza.

Un corto circuito tra presente e passato che darà vita a un’alchimia impensabile al loro primo incontro: due mondi lontani che invece di respingersi si attraggono dando vita a momenti esilaranti. Entrambi, spesso, non comprendono il linguaggio dell’altro e a volte è Alessandro a richiamare “all’ordine” Giorgio che dentro conserva ancora quella spigliatezza e quella curiosità tipica dei giovani. Una vivacità che viene spesso offuscata dai tragici ricordi della guerra, dei suoi amici, soldati americani, morti sul campo e dalla scomparsa della moglie in seguito alla quale, dopo aver tracciato versi confusi sulle pareti del suo studio, mosso dal dolore ha smesso di scrivere. Saranno proprio quelle poesie misteriose a stimolare Alessandro, a farlo interessare al vissuto di Giorgio, impegnandosi per dargli l’ultima, grande gioia. 

Uno spaccato generazionale

Non siamo proprio alla deriva generazionale e Bruni lo sa bene: così a questi “vitelloni trasteverini” nullafacenti e arroganti accosta Zoe (Carolina Pavone) studentessa lavoratrice, impegnata socialmente e  “occupante” del cinema America di Roma che rappresenta invece quella gioventù con degli ideali, che, volenterosa, tenta di costruirsi un futuro. Il film sembra dirci che tutto questo, forse, è solo una questione di stimoli. Alessandro ne è la prova: lontano dalla “strada”, dagli spacciatori, dalle risse, dalla noia, arriva a cambiare prospettive grazie all’influenza di Giorgio, rendendo il film a pieno titolo un romanzo di formazione.

La poesia, il viaggio, Roma

Un po’ Profumo di donna (ma Giorgio non è bisbetico come i personaggi di Gassman e Al Pacino), un po’ Quasi amici, quello di Alessandro e Giorgio è un viaggio, non solo fisico che faranno alla scoperta di un importante segreto del poeta, ma in loro stessi: il ragazzo scoprirà tante risorse nascoste dentro sé che in precedenza non avrebbe mai pensato di avere, Giorgio ritroverà in questo giovane coatto e nei suoi amici un ricordo più nitido e tutto l’affetto verso quei soldati americani che lo avevano aiutato e che non ce l’avevano fatta, come lui, a sopravvivere.

Con questi quattro svogliati e attaccabrighe ritornerà a ridere e vivrà una rocambolesca avventura on the road riassaporando tutta la bellezza della vita. Sprazzi del suo passato riemergono dai suoi pensieri confusi, dai versi sussurrati osservando una Roma suggestiva che fa da sfondo ideale a queste due vite, avendo in sé insite le caratteristiche dei protagonisti: “barbara e cultura”, Alessandro e Giorgio appunto. In questa diversità è la poesia, quelle stesse parole che all’inizio sembravano dividerli, a legarli definitivamente.

Ed è in particolar modo l’interpretazione di Giuliano Montaldo a restituire tutta la bellezza di un film così candido, un gioiellino pieno di gioia, di tenerezza, reso tale anche della spontaneità di una bella scoperta come Andrea Carpenzano.

Scopri anche il trailer di Tutto quello che vuoi e la nostra intervista video al regista e al cast. 

 

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.7