Tribhanga – Tedhi Medhi Crazy: recensione del film Netflix

Tribhanga - Tedhi Medhi Crazy narra una storia di donne che si trovano di fronte alla loro vita, alle loro responsabilità, al loro presente.

Una storia di donne. Un madre, Nayantara, una figlia, Anuradha, e una nipote, Masha. Una contro l’altra, una assieme all’altra. Nayantara, un’importante scrittrice scrive la sua autobiografia con Milan che filma ogni parola, si sente male, mentre stanno registrando, viene colpita da un ictus e portata d’urgenza in ospedale. La famiglia si riunisce intorno alla donna ma si evince che in quel nucleo ci sono dei pesanti non detti. Tribhanga – Tedhi Medhi Crazy, il film di Renuka Shahane, entrato nel catalogo Netflix il 15 gennaio 2021, racconta questa storia di conoscenza e ricordo, di accusa e perdono, di odio e amore. Il titolo del film proviene da una delle pose di una tradizionale danza indiana, Odissi, che diventa metafora delle tre donne di questa storia, in cui le ginocchia dell’artista sono piegate in una direzione, i fianchi in un’altra, le spalle e il collo di nuovo nella direzione opposta.

Tribhanga_Cinematographe.itTribhanga – Tedhi Medhi Crazy: una famiglia che sembra a brandelli

Renuka Shahane, figlia della famosa scrittrice Shanta Gokhale, dirige il suo secondo film da regista narrando ancora una volta – dopo Rita, opera tratta dal romanzo di sua madre Rita Welinkar – donne che si trovano di fronte alla loro vita, alle loro responsabilità, al presente. AL centro di questa narrazione ci sono principalmente Nayantara (Tanvi Azmi), la madre, e Anuradha (Kajol), la figlia, che hanno da sempre un rapporto difficile, anche a causa delle scelte della madre e per un evento drammatico di cui Anu la incolpa. Donna forte, sicura, indipendente Nayantara ha da sempre cercato di fare ciò che la faceva sentire bene anche a costo di risultare egoista: vuole scrivere e questo non è visto di buon occhio dalla famiglia del marito, la donna lascia il padre dei suoi figli proprio a causa della presenza incombente della suocera, si lega poi ad un uomo che sia Anu che il fratello Robindro non apprezzano. I figli hanno costruito un muro per proteggersi da una madre che, a loro avviso è stata più donna che figura materna. L’ictus che ha portato Nayantara in ospedale diventa motivo per ricordare, per riportare a galla vecchi drammi familiari e ricostruire la genesi di una famiglia che ora è a brandelli. La famiglia ha da sempre goduto della ricchezza, del successo e lo spettatore non capisce il motivo per cui Anu odi sua madre, solo lungo il film emerge la vera causa.

Tribhanga_Cinematographe.itAnu, una figlia molto simile a sua madre

Anuradha è ballerina, attrice, madre, una single esuberante e spesso sboccata, non segue regole rigide, vive di entusiasmi e fa dell’anticonformismo, la sua unica legge, parla senza troppi filtri e non si sente mai in colpa delle cose, spesso, terribili che dice sulla madre. Tanto non ha un rapporto con la madre così è unita al fratello e alla figlia, Masha che sembra essere il suo opposto, sposata con un uomo, pronta a diventare madre, è fortemente imbevuta di molti dei valori da cui Anu fugge (descrive il matrimonio come “terrorismo sociale”).

Tribhanga – Tedhi Medhi Crazy è una storia fatta di vari centri e di varie “periferie”: centri sono l’ospedale, il letto in cui Nayantara è in coma, la casa in cui Milan intervista la scrittrice, il passato, “luogo” dove tutto succede e da cui derivano i problemi tra i personaggi. Ci sono però anche le “periferie” narrative dove la regista riflette sulle conseguenze dei fatti del passato, sull’essere donna, ieri e oggi. Il coma fa sì che passato e presente, motivi e conseguenze convivano, si mescolino e solo così Anu riesce a comprendere e a comprendersi: la figlia di Nayantara, di fronte alla propria madre, è costretta a guardarsi indietro e a guardare alla sua vita e al rapporto con quella figura, quasi mitologica.

Trubhanga_Cinematographe.itUna storia di ribellione e di anticonformismo

Tribhanga – Tedhi Medhi Crazy mostra quanto sia difficile per le donne fare le proprie scelte, quanto sia complesso riflettere sulle proprie responsabilità – Nayantara racconta a Milan quanto soffra per il rapporto con i figli, di quanto si incolpi per molto di ciò che è successo in passato -, anche perché la loro vita viene spesso giudicata alla luce delle aspettative della società. Capita a Nayantara ma succede anche a Anuradha; se all’inizio sembrano molto lontane, solo lungo il film appare chiaro che in realtà sono molto più simili di quanto si possa immaginare. Anu ha cresciuto da sola la figlia – ha lasciato il compagno con cui l’aveva avuta a causa delle violenze domestiche subite -, è stata sempre presente con Masha, le ha insegnato ad essere libera di essere e di fare, l’importante era che lei fosse felice: Masha sposa un ragazzo, parte di una rigida famiglia indiana e questo non può non ripercuotersi sulla vita di una giovane donna. Masha accetta di fare l’esame per scoprire il sesso del bambino perché per la tradizione indiana aspettare una figlia femmina è un problema e il dialogo che ne consegue apre una voragine. Dalle parole della figlia si evince quanto abbia sofferto quell’essere aperta e libera della madre durante gli anni della scuola perché veniva presa in giro, in quanto senza padre, e giudicata per l’indole della madre (Anu, dai professori e dai compagni, era messa alla stregua di una prostituta perché si presentava ai colloqui con uomini diversi). Per questo Masha gioisce di far parte di quella che lei definisce una “famiglia normale” e si capisce quanto spesso i giovani confondano il patriarcato con la normalità. Il conformismo e la ribellione sono temi importanti in questo film e nella vita di tutte le donne: quanto/quando una donna può rifiutarsi di indossare la camicia di forza con cui la società vuole crescerla, quanto può rimanere incastrata nell’oblio sociale? Vedendo la storia di Anu e di Nayantara poco.

Mentre Masha e Anu si confrontano la donna comprende che spesso una madre può non capire quanto i propri gesti, anche se non volutamente, finiscano per far soffrire una figlia.

Tribhanga_Cinematographe.itUn’opera commovente

Shahane scrive e dirige un film che fa i conti con il perdono, con il pentimento, racconta di una famiglia che si scontra, brucia e si ama, portando al centro tre donne di diverse generazioni che si misurano con la società, con sé stesse e con i propri familiari. Se  Bollywood ha spesso narrato donne tristi e disperate, negli ultimi anni il cinema ha cambiato rotta dimostrando che si può raccontare anche altro e questo film ne è un esempio. Tribhanga – Tedhi Medhi Crazy, dopo un inizio in cui è difficile entrare in empatia con i personaggi e con la vicenda, è un’opera commovente che riesce a toccare nel profondo.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.2

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