Toscana: recensione del film Netflix di Mehdi Avaz

Toscana, commedia sentimentale danese con protagonisti Anders Matthesen e Cristiana Dell'Anna, non spicca certo per originalità, ma senza dubbio sa come prenderci per la gola. Dal 18 maggio su Netflix.

Il primo piatto che il protagonista di Toscana (dal 18 maggio su Netflix) assaggia, una volta arrivato in Italia, è un crostino di pane condito con olio d’oliva e servito su una mozzarella a fette con pomodori rossi tagliati in due. La portata è rustica anche nella composizione: ingredienti messi alla rinfusa senza alcun criterio, a lui fastidiosi alla vista quasi quanto il barcollante tavolo in legno sul quale vengono frettolosamente serviti. Ma basta il primo assaggio per farlo ricredere: Theo (Anders Matthesen) inizia ad innamorarsi di un cibo sinora sconosciuto, disadorno di stelle Michelin o di quegli ingredienti esclusivi per palati fine, con i quali invece lo abbiamo visto maneggiare, pochi minuti prima, nelle rigorose cucine del suo ristorante danese.

Da quel boccone però, tanto basta anche a noi spettatori per godere di un film essenziale e piuttosto prevedibile, riscritto sull’idea non del tutto innovativa del viaggio nelle bellezze dello Stivale per riconciliarsi con l’assenza di un padre ora scomparso, alla riscoperta della genuinità dei prodotti mediterranei e del temperamento accogliente degli italiani, capace di accompagnarci con lentezza in un dramma sentimentale dove la cucina non è solo il contorno ma la portata principale.

Gli ingredienti giusti

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Produzione scandinava ma girato interamente a Pelago, comune del Valdarno, Toscana prende in prestito la classica storia di un figlio erede a sua insaputa e reticente alla figura paterna, valorizzando un territorio adorato e molto noto nel resto del mondo cinematografico (nella stessa regione è stato girato anche Sotto il sole della Toscana), ma stavolta restituito senza alcun vacuo confezionamento da cartolina o da spot promozionale.

Il Castello di Ristonchi, (vera) residenza vecchia mille anni e tutt’oggi sede di cerimonie ed eventi, assume il doppio compito di evocazione dei ricordi d’infanzia e della messa in mostra delle potenzialità della zona, nel film trasformata in proprietà agricola e hotel dalle risorse precarie e gestita da una giovane donna, Sophia (Cristiana Dell’Anna, vista in Trust, Qui Rido Io e Gomorra), la quale apporterà nell’impassibilità nordica del protagonista una ventata di freschezza.

L’acquolina in bocca: Toscana sa come farci (ri)innamorare del buon cibo

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Panoramiche, tramonti, percorsi in vespa e tour fra vigneti, vigne e colline grazie allo sguardo controllato ma mai glaciale, raffinato ma non respingente del regista Mehdi Avaz, che la script lo scrive a due con Nikolaj Scherfig, fanno da sfondo a un film che riappacifica i sensi e regala un’ora e mezza di acquolina in bocca, ritrovando proprio nella preparazione delle numerose portate la sua qualità più allettante.

Nel corso della pellicola si alternano piatti e prelibatezze della cucina povera, inquadrate nella maestria della preparazione in mano al protagonista e non, evocandone con evidente passione da parte del direttore della fotografia la loro bontà: vini rossi, risotti ai funghi, parmigiano, verdure dell’orto, carni sul barbecue. Pur non potendo restituire i due sensi principali del gusto e dell’olfatto per ovvi motivi, prima di essere un film sui sentimenti reo di inciampare in qualche stereotipo Toscana è un film sul cibo, uno dei pochi che solo grazie al modo in cui muove la telecamera su una padella che sfrigola fa venire voglia di mettersi a cucinare, o in alternativa per i più fortunati, fare le valigie e partire.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.8

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