The Wizard of Lies: recensione del film con Robert De Niro

The Wizard of Lies, il film in arrivo su Sky da venerdì 22 settembre con Robert De Niro, incentrato sulla vita di Bernard Madoff, autore di una truffa da 65 miliardi di dollari.

The Wizard of Lies è un film per la TV prodotto dalla HBO e diretto dal premio Oscar Barry Levinson, con protagonisti Robert De Niro, Michelle PfeifferAlessandro Nivola e Nathan Darrow. L’opera è incentrata sulla controversa figura di Bernard Madoff, celebre e stimato finanziere rivelatosi in seguito un colossale truffatore, condannato a 150 anni di carcere. Tramite la sua società di investimento Bernard Madoff Investment, Bernard Madoff ha messo in atto per decenni un gigantesco Schema di Ponzi, consistente nel progressivo accumulo di capitali da parte di nuovi investitori, tramite i quali veniva garantito un rendimento medio del 10% ai precedenti anelli della catena, senza alcuna solida copertura finanziaria. Un schema destinato fin dal principio alla sciagura, che arrivò infatti nel dicembre del 2008, rivelando una perdita totale di circa 65 miliardi di dollari da parte degli investitori, pari a circa il quadruplo di quanto causato dal celebre crac della Parmalat.

The Wizard of Lies è stato trasmesso in TV da HBO il 20 maggio 2017 e ha conquistato tre nomination nell’ultima edizione degli Emmy Awards; sarà trasmesso per la prima volta in Italia da Sky Cinema Uno HD venerdì 22 settembre.

The Wizard of Lies

Attraverso flashback, digressioni e interrogatori, The Wizard of Lies mette in scena i momenti immediatamente precedenti e quelli successivi al crac finanziario della Bernard Madoff Investment, che lo stesso Madoff (Robert De Niro) aveva preventivato da diverso tempo, cercando di tenere al riparo la moglie Ruth (Michelle Pfeiffer) e i figli Andrew (Nathan Darrow) e Mark (Alessandro Nivola) dalle conseguenze della sua criminosa condotta. Ciononostante, Madoff si troverà ben presto a pagare il dazio della sua frode, attraverso un lungo processo e a una condanna al carcere a vita, isolato dai suoi affetti e ulteriormente tormentato da alcune dolorose perdite.

The Wizard of Lies: la faccia sobria e rigorosa del lato oscuro di Wall Street

The Wizard of Lies

Dopo che The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese ci ha mostrato il lato più folle, sfrenato e persino affascinante delle truffe di Wall Street, Barry Levinson dirige con un’opposta sobrietà e un insistito rigore un classico biopic di stampo televisivo, forte delle solide interpretazioni di due icone del cinema mondiale e di una fotografia dagli azzeccati toni grigi e freddi, ma indebolito da uno sviluppo narrativo piatto e superficiale, che non approfondisce a sufficienza pensieri, motivazioni e desideri dei vari personaggi, impedendo così allo spettatore di empatizzare del tutto con loro.

Il Bernard Madoff di Robert De Niro è una maschera di dolore, vergogna e sensi di colpa, forgiata da decenni di silenzi e segreti e dall’attesa di un’impetuosa e inevitabile rovina. Nulla traspare dal suo volto e dalle sue parole, se non il suo forzato e impacciato tentativo di autoassoluzione, agganciato all’avidità dei suoi investitori e alla ricerca della protezione verso i propri familiari da parte del protagonista. Bernard Madoff è una bomba disinnescata, sempre sul punto di esplodere, ma incapace di lasciare fuoriuscire tutto il suo represso tormento interiore. Un malvagio atipico, conscio delle proprie nefandezze, ma avvolto da un alone di squallore e mediocrità che non lo rende mai realmente inquietante o irritante.

The Wizard of Lies: non il racconto di ciò che Madoff ha fatto, ma la molto meno interessante messa in scena di chi Madoff effettivamente è

Il tallone d’Achille di The Wizard of Lies è rappresentato proprio dal suo minimalismo di sentimenti, azioni e parole, che impedisce allo spettatore di percepire la portata delle azioni commesse da Madoff e delle loro conseguenze. Concentrando la sua attenzione sui rapporti di Bernard con i figli e con la moglie Ruth, Barry Levinson mette da parte non soltanto le spiegazioni tecniche necessarie a fare comprendere i meccanismi della truffa di Madoff ai non addetti ai lavori, ma anche una narrazione adeguata del suo modus operandi. Il regista pecca della stessa presunzione del finanziere, rappresentando pochi truffati come mediocri in cerca di facili guadagni, senza però concedergli il giusto palcoscenico in cui mostrare la loro delusione e la loro legittima collera. The Wizard of Lies diventa così non il racconto di ciò che Madoff ha fatto, ma la molto meno interessante messa in scena di chi Madoff effettivamente è.

Con il passare dei minuti, Barry Levinson trova nel racconto del triste destino della famiglia Madoff, che non riveliamo a coloro i quali non ne fossero al corrente, un appiglio per una narrazione più efficace e coinvolgente, che avvicina allo spettatore un uomo che per buona parte del film abbiamo invece visto intento ad accampare le più disparate scuse per le sue inaccettabili azioni. È proprio questa parte conclusiva, nella sua fatalità e tragicità, a rendere The Wizard of Lies meritevole della visione, insieme alle ottime performance del cast, con una Michelle Pfeiffer ancora più convincente di Robert De Niro nel suo ruolo di madre e moglie forte e al tempo stesso fragile, divisa fra l’affetto dei figli e la compassione per l’uomo a cui è stata accanto per tutta la sua vita. Dimenticabili invece le musiche di Evgueni e Sacha Galperine, mai pienamente convincenti nell’enfatizzare gli eventi.

The Wizard of Lies fallisce nel tentativo di rappresentare in maniera convincente e accurata uno dei più gravi disastri finanziari degli ultimi anni

The Wizard of Lies

The Wizard of Lies soffre di una narrazione troppo sbilanciata sui personaggi rispetto ai fatti, fallendo nel tentativo di mettere in scena in maniera convincente e accurata uno dei più gravi disastri finanziari degli ultimi anni e peccando a tratti di indulgenza verso il personaggio di Bernard Madoff. Con la sua insistita ricerca del dolore e la fedele rappresentazione della solitudine fisica e interiore del protagonista, Barry Levinson riesce però a trovare in una buona parte finale di pellicola una collocazione adeguata alla sua opera. Troppo poco per salvare il film, ma abbastanza per lasciare allo spettatore un senso di tangibile sconforto e sincera misericordia per una serie di vite rovinate dalla bramosia e dalla bassezza morale.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.8