The Takeover: recensione del film Netflix con Holly Mae Brood
La recensione dell’action-thriller olandese firmato da Annemarie van de Mond con Holly Mae Brood nei panni di un’hacker etica. Su Netflix dall'1 novembre 2022.
L’1 novembre 2022 è stato rilasciato su Netflix l’action-thriller The Takeover. A dirigerlo la regista olandese Annemarie van de Mond, qui al suo secondo lungometraggio dopo avere firmato diversi tv movie ed episodi di serie per il piccolo schermo. Ora quella dei Paesi Bassi non è proprio la cinematografia dalla quale aspettarsi un film appartenente al genere in questione, con la produzione locale che ieri come oggi ha preferito concentrarsi su altri filoni. A memoria, infatti, le volte in tal senso si contano sulle dita di una mano. Quando ciò è avvenuto è stato più che altro per sporadiche iniziative individuali ibridate come nel caso di Kill Mode di Thijs Meuwese o Fight Girl di Johan Timmers, per co-produzioni internazionali come Jade Warrior di Anti-Jussi Annila o per trasferte estere di cineasti olandesi attirati dalle sirene d’oltreoceano come accaduto per Jan de Bont e Paul Verhoeven. Ecco perché l’uscita sulla piattaforma a stelle e strisce della pellicola della van de Mond ha subito attirato l’attenzione e la curiosità nostra e di tutti i coloro che hanno avuto modo di vederla in questi giorni, facendola entrare immediatamente nella top ten dei titoli più visti.
In The Takeover va in scena un faccia a faccia tra i poteri forti tentacolari e colei che li ha sfidati
Scritto da Hans Erik Kraan e Tijs van Marle, The Takeover mescola azione e thriller per portare sul grande schermo la classica caccia all’uomo, che in questo caso è una donna qui interpretata dal volto noto del cinema e della serialità olandese Holly Mae Brood. Lei non è una persona che si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato, testimone suo malgrado di questo o quel misfatto, come accade nella stragrande maggioranza delle storie che fanno della fuga e della lotta per la sopravvivenza il baricentro del plot, bensì il faccia a faccia tra i poteri forti tentacolari e colei che li ha sfidati. Quel qualcuno è un’hacker etica di nome Mel Bandison, che si ritrova in mezzo a due fuochi e incastrata per omicidio dopo aver svelato uno scandalo legato alla privacy: da una parte deve sfuggire dalla polizia, dall’altra deve cercare di trovare i criminali che la ricattano. Un tema attuale che viene però trattato con sufficienza, alla pari di uno spunto che serve come pretesto per dare un po’ di sostanza a un vuoto a perdere.
The Takerover ingrana la marcia quando oramai i giochi sono fatti e il tempo per provare a tornare in quota è praticamente esaurito
Ne viene fuori una lotta a tutto campo tra tre fazioni opposte che si consuma dentro e fuori dal web, nella rete e tra le strade di Rotterdam, in una corsa contro il tempo che da un certo punto in poi della timeline diventa serratissimo. Peccato che il fruitore dovrà pazientare un bel po’ prima che ciò si verifiche, ossia la bellezza di sessanta minuti dei novanta a disposizione. Una svolta tardiva che si traduce in un lusso che un action non si può davvero permettere, dato che il ritmo e la sua gestione rappresentano degli ingredienti dai quali la ricetta base non può prescindere. Ecco allora che The Takerover ingrana la marcia giusta quando oramai i giochi sono fatti e il tempo per provare a tornare in quota è praticamente esaurito. Se poi da questo fattore dipendono altri elementi chiave come la tensione e la linea mistery, allora la situazione si complica ulteriormente.
The Takeover non presenta nulla di originale, o quantomeno qualcosa che riesca a dare una parvenza di novità alla trama
Ma quello del ritmo non è il solo problema con il quale il pubblico deve fare i conti e che si ripercuote negativamente sul prodotto finale. A questo si vanno ad aggiungere altre vistose mancanze che messe insieme minano sempre di più l’architettura del film, sia sul piano della scrittura che della sua messa in quadro. Narrativamente parlando The Takeover non presenta nulla di originale, o quantomeno qualcosa che riesca a dare una parvenza di novità alla trama, alle sue dinamiche e ai personaggi che le animano. Tutto, loro compresi, risulta tremendamente derivativo e già visto, oltre che prevedibile. Demerito di una scrittura che sceglie di cucinare e proporre una minestra riscaldata di situazioni e sviluppo che risvegliano nella mente dello spettatore analogie immediate, con gli ultimi minuti in particolare che ripropongono in altra salsa la corsa dinamitarda dell’autobus in Speed. Il ché non entusiasma e soprattutto indispettisce chi pretendeva qualcosa in più di una manciata di inseguimenti e sparatorie piazzati qua e là nella timeline, tra l’altro nemmeno così spettacolari da mettere le toppe dove ce ne sarebbe stato bisogno.