Cannes 2017 – The Square: recensione del film di Ruben Östlund
The Square parte da una pungente satira sul valore dell'arte moderna, emblema dell'élite societaria, per traslare verso il piano della responsabilità e della fiducia verso il prossimo. Non senza qualche complessità di troppo ed una certa inconcludenza.
The Square, per la regia del cineasta svedese Ruben Östlund (Forza maggiore) si apre su una sequenza emblematica che vede il rispettabile curatore di un museo di arte contemporanea, Christian (Claes Bang) alle prese con l’organizzazione della prossima installazione, un semplice quadrato, delimitato da un perimetro luminoso che dovrebbe invitare i visitatori all’altruismo, rimarcando il concetto che – all’interno di uno spazio condiviso – tutti possediamo gli stessi diritti. Seguendo le stesse parole del regista:
Proprio come Forza Maggiore, The Square è un dramma satirico. Volevo realizzare un film elegante, dotato di indizi visivi e retorici, al fine di provocare e contemporaneamente intrattenere il pubblico.
The Square nasce dalle considerazioni di Östlund sul divario sociale, approfondite quando, nel 2008, la civilissima Svezia ha approvato la prima area residenziale di lusso completamente privata, alla quale solo i residenti possono accedere, differenziandosi così completamente dal resto della società, proclamando tacitamente la propria superiorità.
Un divario sociale che in The Square viene simboleggiato dall’installazione del titolo e sviluppato attraverso la spasmodica ricerca del protagonista e del suo staff di espedienti per attrarre i visitatori. Ma cosa succede se i buoni propositi dell’opera d’arte, che Christian crede di condividere pienamente, vengono messi a dura prova dalla vita quotidiana?
Quando l’uomo viene derubato del portafoglio e del cellulare, tutti gli ideali sulla fiducia nel prossimo e sulla responsabilità verso le proprie azioni vanno in frantumi, portandolo ad un’azione scellerata per recuperare il maltolto, accusando tutti gli ipotetici responsabili e attendendo una risposta, che – pur non tardando ad arrivare – avrà conseguenze collaterali incontrollabili.
The Square: quando il messaggio morale dell’arte fatica a trovare un corrispettivo nella realtà
Forte di numerosi momenti divertenti e di un attore protagonista dal fascino magnetico, The Square porta avanti la sua bizzarra trama, perdendo via via coerenza e trascinando lo spettatore in un singolare esperimento sociale per misurarne le reazioni.
Come un’opera d’arte moderna che di primo acchito può risultare insensata, necessitando della giusta chiave di lettura per essere approcciata, lo stesso accade con il film di Östlund, in un vorticoso susseguirsi di situazioni/prove in cui Christian agisce per conto nostro, con la stessa incredulità di fronte alle situazioni provocate, maturando gradualmente uno sguardo superiore che lo indirizza infine verso un tentativo di risoluzione dei propri involontari pasticci. Ma gli esseri umani non sono inanimate installazioni, smontabili e rimontabili a piacimento, ed il protagonista si troverà a fare i conti con le conseguenze a catena che ogni gesto umano, anche il più ingenuo, è in grado di provocare.
Il messaggio di The Square è quindi piuttosto chiaro, nonostante la volontaria disorganicità della messa in scena: nel credersi superiori agli altri si va poco lontano e – ogni volta che ci si relaziona agli altri – si ha in mano un’arma molto potente. Unica via d’uscita dosare e pesare ogni risposta e interazione umana, un concetto reso molto bene nel film attraverso gli esilaranti dialoghi tra il protagonista e la sua ultima conquista, Anne (Elisabeth Moss), perennemente sull’orlo dell’incomprensione irrecuperabile e del conseguente disastro.
Un’opera che non lascia indifferenti ma che – per essere apprezzata – implica l’inclinazione ad abbandonare ogni sovrastruttura, tuffandosi in un’esperienza a più livelli sensoriali, destinata a lasciare un’impronta quasi subliminale.
The Square è stato sceneggiato dallo stesso regista; la fotografia è a cura di Fredrik Wenzel. Nel cast del film anche Dominic West, Terry Notary, Christopher Læssø, Marina Schitpjenko, Linda Anborg e Annica Liljeblad.