The Social Network: recensione del film di David Fincher

Era il 2010 e nelle sale usciva The Social Network, il film su quella che è diventata la piattaforma utilizzata da milioni di utenti al mondo da almeno un decennio: Facebook.
Scritto da Aaron Sorkin (Codice d’onore), diretto da David Fincher (Fight Club, Seven), The Social Network racconta la storia del creatore di Facebook, Mark Zuckerberg (Jesse Eisenberg), un brillante studente di Harvard che nel 2004, dopo essere stato lasciato dalla ragazza e ignorato dai club più esclusivi, crea un software capace di raccogliere le foto delle studentesse messe online dalle Università, mettendole a disposizione di tutti in rete, con lo scopo di votare le più belle.
Il ragazzo viene multato per violazione dei sistemi di sicurezza, ma allo stesso tempo, il suo nome arriva sulla bocca di tutti in brevissimo tempo, tanto che due atleti di un importante club dell’Università lo contattano per chiedergli di realizzare una loro idea.
Mark, allora, prende furbamente spunto dell’idea dei due ragazzi e migliorandola realizza Facebook. Inizia così una battaglia legale per il riconoscimento del social network da 600 milioni di dollari.

Non arrivi a 500 milioni di amici senza farti qualche nemico

Non è detto che se vieni mollato dalla ragazza e hai qualche problema a relazionarti con i tuoi coetanei, tu non possa svoltare nella vita e diventare un miliardario. Questo è un po’ il sunto della vita di Mark Zuckerberg che attualmente è il 6° uomo più ricco del mondo e primo tra i più giovani, con un patrimonio di quasi 50 milioni di dollari.

the social network

The Social Network: un legal drama avvincente con forti riferimenti alla realtà

Durante l’Università – Harvard, mica pizza e fichi – i ragazzi sentono l’esigenza di diventare qualcuno. Qualcuno di importante che possa essere ricordato. La rincorsa al successo e alla popolarità è fondamentale. Fincher punta a questo. Il film si concentra non tanto su Facebook in sé, quanto su questo desiderio. E la società non fa che accelerare questo processo. Essere felici equivale alla realizzazione di se stesso che, illusoriamente, si pensa corrisponda all’essere famoso. Nell’ottica di Facebook, sapete qual è: avere più amici possibili.

Con incredibile acume, Fincher mostra come, nonostante Mark Zuckerberg vinca la sua battaglia legale, il protagonista resti essenzialmente solo. L’inventore di una piattaforma dove gli utenti sono definiti amici in realtà si trova senza nessuno intorno a lui definibile come tale. Per quanto Facebook sia nato con l’intento di interrelazionarsi, il suo creatore è un nerd sociopatico, specchio della situazione globale attuale, in cui si riflette una sempre costante frustrazione da parte degli utenti.

Arricchito di flashback, The Social Network è un legal drama avvincente con forti riferimenti alla realtà, sebbene Mark Zuckerberg si è detto un po’ contrariato, dichiarando la falsità di molte cose. Scevro di banalità, Fincher indaga nel dietro le quinte di una generazione – più o meno giovane – che tenta di creare rapporti virtualmente e con serie difficoltà nel costruire relazioni reali.

The Social Network

Sebbene ci siano dei passaggi dall’andamento lento, i tempi sono ben sostenuti da una buona recitazione. Grazie all’ottima interpretazione, Jesse Eisenberg ha ricevuto nel 2011 una nomination come miglior attore agli Oscar, ai Golden Globe e ai BAFTA. Accanto a lui, troviamo Andrew Garfield (The Amazing Spider-Man), nel ruolo di Eduardo Luiz Saverin, compagno di stanza e co-fondatore di Facebook, e Justin Timberlake nel ruolo di Sean Parker, imprenditore e informatico, cofondatore di Napster, che ha aiutato Zuckerberg a sviluppare meglio il social network.

Tra i numerosi premi, ricordiamo che The Social Network ha vinto tre Oscar: migliore sceneggiatura non originale, miglior montaggio e migliore colonna sonora. A proposito di questo ultimo premio, occorre ricordare che le musiche sono state realizzate da Trent Reznor, frontman dei Nice Inch Nails, cosa che si intuisce chiaramente fin da subito.
Minimalista ma energica, con un insieme di suoni ambient, la colonna sonora non presenta un tema, è tutto lasciato alla libera sperimentazione tra i classicismi del pianoforte e i suoni elettronici. Incredibile è la rilettura del celebre brano In the hall of the mountain king. Altra nota di merito è la versione inedita di Creep dei Radiohead che si può ascoltare nel trailer del film. Da brividi.

Giudizio Cinematographe

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.2
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4.2
Emozione - 2.8

3.5

Voto Finale