The Man from Toronto: recensione dell’action comedy Netflix

La recensione di The Man from Toronto, l'action comedy Netflix con Kevin Hart e Woody Harrelson che ci invita alla non violenza.

Un’amicizia inverosimile in stile Green Book nasce fra due uomini, uno spietato killer capace di sfilettare la carne delle sue vittime e un addetto al marketing dalle idee imprenditoriali bizzarre e infruttuose, nella nuova action comedy americana targata Netflix The Man from Toronto, scritta da Jason Blumenthal e Robbie Fox e diretta da Patrick Hughes, che vede nei ruoli di protagonisti Kevin Hart (Scary Movie 4, Jumanji – Benvenuti nella giungla, Fast & Furious – Hobbs & Shaw) e Woody Harrelson (Proposta indecente, Hunger Games, The War – Il pianeta delle scimmie) in un film piacevole che ci regala qualche momento di comicità e un paio di sequenze d’azione piuttosto creative. The Man from Toronto mette in scena quello che potremmo definire seguendo Nelson Mandela “il compito più difficile della vita“: cambiare se stessi, evolvere. Il nuovo lungometraggio del regista australiano è disponibile in streaming, su Netflix, a partire dal 24 giugno 2022.

The Man from Toronto: due mondi si sono scontrati, quello di uno sfigato e quello di un killer professionista

The Man from Toronto cinematographe.it

La prima scena e la seconda sequenza di The Man from Toronto presentano i personaggi principali. Teddy Nilson (interpretato da Kevin Hart), che vorrebbe realizzare un nuovo piano di marketing per la palestra per cui lavora, è un imprenditore un po’ maldestro, che mette a punto una serie di inutili invenzioni per l’allenamento. Per saggiare il suo pubblico realizza delle videoregistrazioni da postare sui social. Il film inizia con tre filmati consecutivi attraverso cui Teddy presenta rispettivamente la sua Teddy Bend (una benda elastica assolutamente inutile), il Teddy Bruciagrassi (un due pezzi realizzato con tre sacchi dell’immondizia) e la Teddy Sbarra che segue la sua altezza naturale, e con cui rischia di morire. Insomma si tratta di tre completi insuccessi, come l’ultima grande idea “rivoluzionaria” che comunica al suo datore di lavoro: il pugilato no contact. Ma viene licenziato subito dopo. Anche la sua vita privata non va a gonfie vele: sua moglie è stanca dei suoi continui errori, perfino i suoi colleghi la prendono costantemente in giro sul fatto che suo marito sia un fallito.

Woody Harrelson invece entra in scena indossando un look total black, interpretando Randy, una versione super accessoriata di sicario, con tanto di cappello, guanti da serial killer e valigetta ventiquattrore. È lui “l’uomo di Toronto”, il killer professionista più letale del pianeta, che opera da solo e su commissione; “esperto in ventitré arti marziali, usa la poesia americana dell’Ottocento come codice quando tratta con i suoi clienti. È cresciuto su un lago gelato in Canada a cento chilometri dal nulla. Dopo aver visto suo nonno che veniva divorato vivo da un orso, è rimasto orfano. Ora è praticamente un fantasma, a parte un unico contatto di donna“. Deborah è il suo gestore. I due coprotagonisti – il primo per una ragione, il secondo per un’altra – sono diretti a Onancock, un comune degli Stati Uniti d’America situato nello Stato della Virginia dove Teddy, a causa di un malinteso, viene accidentalmente confuso con il nostro uomo di Toronto (il brutale assassino), e si ritrova invischiato in un’operazione dell’intelligence degli Stati Uniti. Due mondi si sono scontrati, quello di uno sfigato e quello di un killer professionista: una collisione voluta dal destino che costringe il vero “Toronto” e Teddy “il molliccio” a collaborare. Patrick Hughes fa diventare presto inseparabile “la strana coppia” Teddy- Randy trascinandola in un’avventura sul filo del rasoio (dai coltelli roteanti e con un dito mutilato in viaggio) che coinvolgerà anche la mandante degli assassini (Ellen Barkin) e altri pericolosi killer in circolazione, tra cui l’uomo di Miami interpretato dal bel Pierson Dane Fodé.

The Man from Toronto – Uno spassoso film d’azione che esplora la più dura delle battaglie: vincere contro se stessi

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Nella pellicola i due personaggi si realizzano: il duro scopre l’arma segreta dell’emotività per liberare il suo potenziale e l’inconcludente diventa irriducibile. La componente comica è per lo più “intrappolata” nel personaggio interpretato da Hart al quale il regista offre l’occasione di evolvere attraverso alcune scene di curiosi interrogatori. Non delude il ritorno di Harrelson in un ruolo di pura azione, anche se la trasformazione di Toronto ci appare troppo rapida e inverosimile, oltre che da cliché. Nonostante queste premesse, e numerosi stereotipi narrativi fra cui quello del personaggio sfigato, The Man from Toronto riesce ad intrattenere e a coinvolgere grazie a un buon lavoro di regia (ritmo veloce, inquadrature dinamiche, cross-fade), e a un cast che funziona, ma soprattutto alla musica giusta di sottofondo, cruciale per le scene d’azione. Le scene divertenti si avvicendano alle sequenze d’azione per poi amalgamarsi nella seconda tranche della pellicola che include tutti gli ingredienti del genere: sparatorie, inseguimenti ed esplosioni, acrobazie, ma anche scene di lotta interpersonale la cui rappresentazione non è feroce, quasi a simboleggiare che la battaglia più importante, la più dura, l’unica che, forse, richiede un’aggressività selvaggia, è quella contro noi stessi. “L’unico avversario siete voi”, chiarisce Teddy nella parte finale, e noi di questo film vogliamo ricordare il suo invito alla non violenza, l’anima ossimorosa della pellicola: quegli “scontri no contact” che ci fanno evolvere, e la dritta di non consultarsi mai con le paure, solo con speranze e sogni.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.3

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