The Last Image: recensione del film di Piros Zánkay
Attraverso un viaggio a ritroso, una malata terminale risveglia i suoi ricordi e le sue emozioni più felici e autentiche.
“Tutto quello che vedono è il mio corpo, e nient’altro”, sono le parole della protagonista di The Last Image. Condensano un modo non generalizzabile di sentire la realtà. Perché essere vivi è qualcosa di più di un cuore che batte per definizione dentro a un corpo. L’opera prima della regista ungherese Piros Zánkay, che vede nel cast Katrine Eichberger e Levente Molnárè, è stata presentata in anteprima mondiale all’Ortigia Film Festival 2025 – un appuntamento di riferimento per il cinema italiano e internazionale. Piros Zánkay si colloca tra le voci femminili più originali del nuovo cinema europeo. Racconta, attraverso l’opera nostalgica presentata a Siracusa che oscilla tra scetticismo e fede, dell’arrivo in un villaggio di una famosa pittrice tedesca, malata terminale. Nella location ungherese riemergeranno i ricordi felici, attraverso le ombre e le fratture presenti in un nucleo familiare.
The Last Image – La protagonista cerca la vita nella vita attraverso un viaggio a ritroso nel tempo

The Last Image è un film che ha diversi sottostrati: l’oggettificazione sessuale, il periodo della malattia, le relazioni familiari, la fede in Dio e il disagio giovanile in un mondo in cui non sembra permesso provare ed esternare emozioni. Ma soprattutto fa emergere la facoltà e l’efficacia di guardare al passato per rivivere o riscoprire ogni felicità perduta. Interpretato dall’attrice tedesca Katrine Eichberger, il personaggio principale di Annelise è una pittrice berlinese di successo che, per sfuggire alle conseguenze fisiche e psicologiche di una neoplasia maligna, si rifugia nella casa di campagna in Ungheria dove ha trascorso la sua ultima estate felice, quando era una quattordicenne. Ad accoglierla c’è il suo amico d’infanzia Peter, interpretato dall’attore celebre per aver recitato in The Son of Saul Levente Molnár, e la sua famiglia(la moglie e la figlia). Dall’incontro della protagonista con la figlia adolescente della coppia e dallo scontro con la moglie di Peter (molto diversa da Annelise), trova un senso (le risposte che cerca per accettare ciò che le sta accadendo) e risveglia i ricordi e le emozioni più autentiche.
Con il cuore “bloccato” nell’ultima estate felice
Annelise intenzionalmente torna dove ha passato l’ultima sua estate felice, cioè l’ultima estate in cui si è sentita viva (dentro). “È un messaggio importante che arriva dai noi stessi del passato – ha spiegato la regista. Siamo capaci di essere felici, di connetterci con le altre persone e vivere la vita che vorremmo vivere. Quando stai affrontando momenti difficili, questo messaggio arriva dalla parte posteriore del tuo cervello e ti ricorda che puoi farcela. Che puoi tornare a essere felice. Credo che l’idea di tornare indietro, che è ciò che fa Annelise, sia qualcosa di universale per tutti noi“.
The Last Image: valutazione e conclusione

Quando abbiamo un momento molto negativo, The Last Image ci chiede di abbracciare svisceratamente la speranza, di essere degli eroi quotidiani. In presenza di un presente triste e miserabile, fa dipingere letteralmente la possibilità di ritrovare risposte nel nostro passato felice, di prendere lì una boccata d’aria fresca. Perché scavare nel passato felice per trovare risposte è ciò che tenta di fare la protagonista di The Last Image, quando vive il suo periodo difficile, in modo da avere più energia nella sua vita quotidiana, di rivisitare ancora una volta la sua parte viva, che non è scomparsa come le ricorda il suo medico) ma è ancora lì. La visione artistica della donna ha aperto nuove prospettive sulla natura del significato attribuibile alla realtà, perciò l’ultima immagine di Annelise (depositaria di una forma di conoscenza valida quanto la scienza) non può essere quella di un essere a pezzi. L’ ultima mostra di Annelise è pregna di morte (le forme del linfoma dominano persino i suoi ultimi dipinti, la sua arte) però danno notizia di tutta la vita che c’è ancora lì sotto…