The Greatest Hits: recensione della romcom con Lucy Boynton

Un film sul potere che la musica ha nel distrarci dal presente, sul dolore e su come combattiamo per correggere la rotta dopo una perdita.

Un piatto rotante sul quale la protagonista pone il disco giusto; una sedia e una stanza vuota. Sono le circostanze che fanno viaggiare indietro nel tempo in The Greatest Hits. La romcom disponibile tra i titoli Disney+ dal 12 aprile 2024, che vede la musica come grande protagonista – funziona per la sua capacità di “collocare” in un preciso momento del passato. La musica è la macchina del tempo dei due personaggi meravigliosamente interpretati da Lucy Boynton e Justin H. Min. Il nuovo film, scritto e diretto da Ned Benson, ha debuttato in anteprima mondiale al festival musicale e cinematografico South by Southwest: è una storia sul lutto e sull’amore, sulla “parte più terrificante e fantastica dell’essere umani, la capacità di andare avanti“, per dirla con Harriet.

The Greatest Hits: nella trama Harriet può viaggiare nel tempo con la potenza di una canzone

Lucy Boynton è luce in questa pellicola che mescola elementi fantasy, nostalgia e romanticismo. Prendiamo nota qui della sua somiglianza a Carey Mulligan. L’attrice di Assassinio sull’Orient Express e Bohemian Rhapsody si fa seguire sui sentieri della nostalgia e della tenerezza, interpretando una giovane donna, la quale torna letteralmente nel passato attraverso i ricordi romantici del tempo trascorso con il suo ex (David Corenswet). Sono i “momenti – Max” che la espongono a pericoli nel suo presente. Harriet scopre che l’arte imita la vita quando si rende conto che alcune canzoni possono trasportarla indietro nel tempo, ma il suo viaggiare si scontra con un nuovo interesse amoroso che intanto sta nascendo nel presente (Justin H. Min). Mentre intraprende il suo viaggio attraverso una singolare connessione ipnotica tra musica e ricordi, si chiede: anche se potessi cambiare il passato, dovrei farlo?

Un film che fa fatica a colpire le note giuste

The Greatest Hits è senza dubbio un film con gli attori giusti portati dalla propria parte. Molto dipende dai loro personaggi, ma gli occhi e le espressioni dei volti di Boynton, di Justin H. Min, di David Corenswet e di Austin Crute fanno tutta la differenza del mondo. Peccato che la storia mostrata sul piccolo schermo fatichi a colpire le note giuste e sia oggettivamente non nuova. La protagonista da due anni è bloccata in una spirale di dolore, dopo che il suo fidanzato di lunga data Max muore in un incidente automobilistico. Cambia attività lavorativa, è chiusa in se stessa e va in giro con tappi per le orecchie e un paio di cuffie gigantesche, perché certe canzoni non solo le riportano alla mente i momenti condivisi con lui, ma prendono anche il suo corpo. Se nel presente ascolta una particolare musica che stava suonando a un certo punto della loro relazione, viene catapultata indietro a quell’esatto momento; si sposta cioè nel passato ed è capace di modificare gli eventi: una benedizione che diventa poi maledizione.

The Greatest Hits: valutazione e conclusione

The Greatest Hits riesce ad essere in alcuni momenti insopportabilmente bello e a trovare il modo di stupirci, è un film sul potere che la musica ha nel distrarci dal presente, sul dolore e su come combattiamo per correggere la rotta dopo una perdita importante. La scelta di Benson di mostrare Max in un montaggio fugace sta a significare che non deve essere poi tanto importante per noi – persino il disco mancante si paleserà da solo. Per concludere che The Greatest Hits è un prodotto con immancabili luoghi comuni e dialoghi ironici; esclusivamente (ed esageratamente) calcolato per piacere al pubblico.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.8