TFF33 – The Waiting Room: il surreale film di Igor Drljača

Malinconico, surreale e sperimentale, The Waiting Room è il lungometraggio canadese/croato/bosniaco di Igor Drljača, presentato nella sezione in concorso Torino 33 del 33° Torino Film Festival.

The Waiting Room affonda direttamente le sue radici dall’esperienza degli attori dell’ex-jugoslavia trapiantati a Toronto, e lo fa attraverso la reale storia del suo protagonista, Jasmin Geljo, mescolando elementi di finzione con elementi biografici.

Nella sua vita passata, Jasmin Geljo era un attore di molto successo, conosciuto soprattutto per il suo ruolo all’interno di uno spettacolo televisivo. Durante la guerra, però, Jasmin abbandona Sarajevo, trasferendosi a Toronto. Ed è da qui che parte la sua nuova storia e la pellicola di Drljača, attraverso un percorso fatto di dolore, nostalgia e frustrazione, ma anche accettazione e ritrovamento di se stessi, nel passato.

Jasmin vive a Toronto con la sua famiglia, per sbarcare il lunario lavora nell’edilizia, ma mantiene una rigorosa tabella di marcia costellata di audizioni su audizioni. Jasmin è mosso principalmente dal sogno di ritornare alla grandezza e successo di un tempo, e fa rivivere ancora una volta il suo spettacolo televisivo, eppure gli manca per davvero la volontà di ricominciare.

The Waiting Room

Igor Drljača indaga con The Waiting Room la storia di un attore immigrato, sintesi di tutti gli attori che ricominciano da un nuovo luogo, realizzando con questo film una vera e propria costruzione di un personaggio, una sorta di studio pirandelliano che affonda le sue radici tra memoria e speranza. Geljo si ritrova a dover fare i conti col suo passato quando un’audizione importante lo mette di fronte ad un ruolo per lui molto familiare. Il viaggio mentale e psicologico che Jasmin Geljo è chiamato a fare, sarà un percorso che coinvolgerà non solo lui ma la sua stessa famiglia. Un percorso all’inverso nella vita di un uomo che ha perso tutto, tutto per mettersi in salvo, e che adesso sconta la fatica del rialzarsi, di rimettersi nuovamente in carreggiata. Sembra quasi che Jasmin Geljo combatta contro un muro, un muro alzato da se stesso, rifiutandosi quasi di vivere pienamente questa nuova esistenza. Lo stesso rapporto con il figlio, tra l’altro reale figlio dell’attore, viene messo in discussione. È come se il personaggio non riuscisse più ad essere realmente se stesso, ma a recitare una parte diversa, giorno dopo giorno.

The Waiting Room è in continuo bilico tra black humor e nostalgia, perennemente contornato da questo senso agrodolce e malinconico, spesso contraddistinto dal dolore leggibile negli occhi del suo protagonista, che diviene un po’ una caricatura di se stesso, una maschera pirandelliana.

The waiting room

Un ritmo non particolarmente incalzante, a volte un po’ troppo esasperato, quello di The Waiting Room che gioca, soprattutto, con i piani sequenza, volti a ricreare ancora più da vicino la routine del suo protagonista in perenne bilico tra presente e passato. Tanta sperimentazione e navigazione tra cinema e teatro, realtà e finzione, assurdo e concentro, a volte dosati alla perfezione, altre volte un po’ troppo predominanti l’uno sull’altro, rendendo la visione generale appesantita.

Nel suo complesso la pellicola gioca moltissimo sul presente e sul passato, ma senza mostrare mai nulla di quest’ultimo, se non attraverso il personaggio di Geljo e il ruolo che gli viene richiesto di interpretare. Sotto questo punto di vista la scelta del regista di restare ancorato al presente è molto saggia, motivando ancora di più il suo obiettivo di non voler fare un film sulla guerra, ma un film su un sopravvissuto, un uomo sfuggito alla guerra.

Guarda qui il trailer di The Waiting Room:

Sicuramente una visione non semplice e non per tutti i palati quella di The Waiting Room, un film che è la dimostrazione che il Torino Film Festival è alla continua ricerca di materiale diverso e innovativo. Storie reali che sappiano giocare con la fantasia e la magia del cinema. Un continuo tirare la fune che, a volte, rischia di spezzarsi. Per fortuna questo non è il caso di The Waiting Room.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3.2
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.2

3.1

Voto Finale