Venezia 80 – Tatami: recensione del film proiettato al Festival di Venezia

La recensione di Tatami, film di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi, presentato nella sezione orizzonti al Festival di Venezia 2023.

Tatami è il lungometraggio co-diretto dall’attrice iraniana Zar Amir Ebrahimi e dal regista israeliano Guy Nattiv. Presentato in anteprima mondiale al Festival di Venezia nella sezione orizzonti, la pellicola segna il debutto alla regia di Zar Amir Ebrahimi, che l’anno scorso aveva conquistato il Festival di Cannes grazie al suo ruolo in Holy Spider (2022), e per cui ha vinto il premio di miglior attrice alla kermesse.

In Tatami, nel suo lavoro dietro la cinepresa Ebrahimi è affiancata dal regista israeliano Guy Nattiv, noto per aver diretto il film Skin (2018) con protagonista Jamie Bell e per l’omonimo cortometraggio – Skin (2018) nominato agli Oscar come miglior cortometraggio.

Tatami: un avvincente film sportivo dalle connotazioni fortemente politiche

Tatami Festival di Venezia - Cinematographe.it
Zar Amir Ebrahimi e Arienne Mandi in Tatami

In Tatami, Ebrahimi e Nattiv uniscono le forze per raccontare una storia, scritta a quattro mani da Nattiv ed Elham Erfani, che, seppur fittizia, narra le vicende di molti atleti iraniani (ma anche di molti altri paesi), che si scontrano con il regime e le imposizioni del proprio paese. Costretti a fuggire dalla terra natale per mantenere la propria libertà di pensiero, sono molti a dover rinunciare ad un pezzo di sé e della propria vita.

In Tatami seguiamo la storia di Leila Hosseini (Arienne Mandi) e della sua allenatrice Maryam (Ebrahimi), che stanno gareggiano ai campionati mondiali di Judo. Qui, Leila è più forte che mai, decisa, preparata, concentrata, pronta a a conquistare l’ambita medaglia d’oro, a lungo desiderata. Tutto cambia però quando diventa chiaro che dovrà scontrarsi con l’atleta rappresentate dell’Israele, situazione che scatena i rappresentati della Repubblica Islamica, che chiamano l’allenatrice – ed ex-atleta – Maryam per imporre un ultimatum: la judoista iraniana dovrà fingere un infortunio e perdere o ritirarsi dal campionato, per evitare di essere bollata come traditrice dello Stato. Con la propria libertà e quella della sua famiglia in gioco, Leila si trova di fronte a una scelta impossibile: obbedire al regime iraniano, come la sua allenatrice Maryam le implora di fare, o continuare a combattere per l’oro e diventare campionessa. 

Tatami, seppur un film dalle connotazioni fortemente politiche, è molto più di questo, è un film eccezionalmente realizzato ed un ottimo esempio di film ambientato nel mondo dello sport. Sfruttando la freddezza e il rigore formale della fotografia in bianco e nero a cura di Todd Martin, il film non si lascia mai a momenti fermi e prosegue in modo dinamico, ma anche elegante, per narrare la duplice tensione che si svolge nel corso di un giorno, da una parte la complessità e la fatica delle gare che si stanno svolgendo sul tappeto dei campionati mondiali, e dall’altra parte la tensione per le intimidazioni del regime e la paura per le sorti della famiglia.

La direzione di Ebrahimi e Nattiv è incisiva e non mostra insicurezze, lasciando la totale attenzione dello spettatore verso la storia e lo sviluppo narrativo. Le scene d’azione di judo sono impeccabili e avvincenti, che abilmente mostrano lo sport, i movimenti e le coreografie. Tra scene di lotte e momenti di pausa colmi di tensione, vediamo anche il graduale collasso del morale e dello spirito di Leila, che dopo l’ultimatum della Federazione iraniana dello sport e dello stesso capo di stato, si sente ingabbiata in una scelta pericolosa: continuare la gara per arrivare la vittoria con l’incertezza sull’incolumità della propria famiglia o abbandonare il sogno di una vita. Interpretata da una brava e convincente Arienne Mandi, nel corso del film vediamo l’atleta che passa dall’essere una donna e una sportiva forte e decisa, ad una in preda alla rabbia, al panico e al timore; dai litigi con l’allenatrice, allo sfogo contro uno specchio del bagno che le procura una ferita, dalle minacce della delegazione iraniana ad un attacco di panico durante una gara. Vediamo Leila ferita, sanguinante, scomposta, senza velo, eppure ancora con il desiderio dell’oro negli occhi.

Un film che dimostra la forza e la resilienza di molte donne, di molti atleti, di molti cittadini di paesi con il regime controlla la vita e le decisioni di tutti. La pellicola è forte ed incisiva, e vuole dare voce a molti che come Leila sfidano l’autorità del proprio paese per salvare la propria libertà, un film che lascia spazio non solo allo sport ma anche all’emotività. Un film che porta al centro dell’attenzione la dignità, la libertà, la scelta, il potere decisionale, che da voce a tanti che non hanno tali libertà, non più. Unica pecca del film è una parte del finale, non necessario e troppo didascalico, in quanto reitera ciò che è già chiaro in tutto il film: ma forse ripetere ed esplicitare certi concetti sono necessari per chi non vuole ascoltare.

Conclusione e valutazione

Tatami, debutto alla regia di Zar Amir Ebrahimi con la collaborazione di Guy Nattiv, è un film fortemente politico ma anche totalmente e completamente un perfetto esempio di film agonistico. Una pellicola incisiva che lascia spazio alla storia ma anche al messaggio di fondo, guidata dall’ottima recitazioni di Mandi ed Ebrahimi, che si calano completamente nei propri personaggi. Un ottimo film sulla resilienza, sulla forza, sulla dignità e sulla libertà decisionale; un film che necessità di essere visto e merita di essere visto.

Prodotto da Keshet Studios (Mandy Tagger, Adi Ezroni) e New Native Pictures (Jaime Ray Newman, Guy Nattiv). Il cast comprende Arienne Mandi, Zar Amir Ebrahimi, Jaime Ray Newman, Ash Goldeh.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.4