Suntan: recensione del film di Argyris Papadimitropoulos

Un film insopportabilmente triste sulla crisi di mezza età, sull'amore e sull'eterna estate greca.

Suntan – il film di genere drammatico di Argyris Papadimitropoulos, arriva nelle sale italiane il 13 luglio 2023 – è ambientato su un’isoletta greca che d’estate si trasforma in un luogo di vacanza selvaggio in cui c’è chi si abbronza e chi invece si “brucia”. Il protagonista è Kostis, un medico solitario interpretato in modo eccellente da Makis Papadimitriou, che in teoria sa che le bruciature bisogna curarle in tempo ma in pratica inizia a ballare chiuso dentro la sua “bolla”, subendo gli effetti di un crollo emotivo in cui piomba apparentemente senza preavviso. Il film, distribuito da Trent Film, è il primo appuntamento al cinema della rassegna Greek Weird Wave 10 dedicata ad alcuni dei principali esponenti della New Wave greca.

Suntan: nella trama il medico di un’isoletta greca sviluppa un’ossessione per una ventenne

 Argyris Papadimitropoulos lascia il protagonista sempre al centro dell’inquadratura, anche nei campi medi e lunghi che ci svelano le bellezze di Antiparos – che accoglie Kostis (Makis Papadimitriou) con il suoni del mare, del vento e dei suoi uccelli. Kostis è un medico quarantaduenne che viene spedito alle Cicladi per gestire l’unico ambulatorio presente sull’isoletta greca, desolata d’inverno e gremita di turisti che vogliono in estate solamente divertirsi. Il dottore fa la conoscenza di un gruppetto di questi, giovanissimi. C’è anche la perturbante Anna (Elli Tringou) che ha metà degli anni di Kostis. Ma quando si accorge di essersi innamorato perdutamente della bella Anna, fa di tutto per impressionarla; trascorre il suo tempo libero dal lavoro tra alcol, feste e momenti intimi con lei e gli scatenati ragazzi; nelle scorribande notturne, nel calore dell’isola con le sue spiagge per nudisti, alle feste piene di follia ed eccesso e nelle serate insieme nella vicina discoteca. Così riscopre la sua giovinezza perduta, e un tempo che però non riesce più a gestire…

Un film insopportabilmente triste sull’amore e sull’eterna estate greca

Anna inizialmente provoca Kostis, probabilmente con la crudeltà tipica della giovinezza; e lo invita a uscire sulla spiaggia con lei e i suoi amici dopo il suo lavoro in clinica. Inevitabilmente l’uomo è imbarazzato ma inizia a seguire i suoi passi. “Fico” avere un dottore per amico, che mette mano al portafoglio e che ha pure tanta voglia di ballare il rock’n’roll con belle e spensierate ventenni. Ma la lieta spensieratezza dei vent’anni – quel dolce “vento tra le pagine del cuore” – è finita da un pezzo per il dottore che da tempo non-è-più se stesso. E ora che la vita gli offre nuove, autentiche, emozioni; prova ad abbandonarsi al ritmo di queste sensazioni. Ma a che prezzo?

Suntan: valutazione e conclusione

Il film ci parla di inganno, di apparenza, di delirio, di errore, di abbaglio, di miraggio e allucinazione. È un film sull’eterna estate greca e sull’amore, o meglio sulla delirante illusione. Com’era triste e silenziosamente devastante quell’inquadratura alla fine di L’Histoire d’Adèle H. di Truffaut con una protagonista coperta di stracci che si aggirava, prossima alla follia, per le viuzze di una cittadina delle Barbados dove Pinson era stato trasferito con il suo reggimento. Lo avevamo incontrato e ignorato con lei. Avevamo assunto la sua sofferenza. Qui Argyris Papadimitropoulos ci prepara gradualmente al tragico epilogo e sovverte la situazione: il personaggio maschile, colto da indomabile amore, è disposto a tutto pur di ricevere le attenzioni di Anna; e finisce per degradarsi e umiliarsi nell’indifferenza della giovane e nello scherno degli amici della ventunenne. Nel finale di Suntan il paradiso non è più a portata di mano. La spiaggia e le acque turchesi sono un ricordo di gioventù.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.1