Spy x Family CODE: White – recensione del film d’animazione

Manga, light novel, serie TV e ora film per il cinema. SPY x FAMILY CODE: White arriva nelle sale italiane il 24 aprile 2024. Famiglia e spionaggio intrecciati in maniera efficace e brillante.

Il 24 aprile 2024 arriva nei cinema italiani SPY x FAMILY CODE: White, adattamento cinematografico del manga di successo diretto da Kazuhiro Furuhashi e portato nel nostro paese da Sony Pictures Italia e Eagle Pictures. Famiglia, spionaggio, umorismo e sentimenti: ecco gli ingredienti di una ricetta (anime) sostenuta da un’attenzione e un interesse crescente di pubblico e addetti ai lavori. L’animazione giapponese, un tempo fenomeno di nicchia, ha smesso già da un po’ di misurare il suo successo nei termini standard di impatto sul botteghino o di consenso critico; ormai, è di cultura popolare che si parla, con piena ragione. In che modo il film si inserirà nella corrente dipenderà dalla disponibilità del pubblico a misurarsi con le atmosfere e i toni di una storia che si diverte a mischiare l’alto e il basso, i sogni dei bambini e le preoccupazioni degli adulti; più i primi che i secondi. Al centro della storia c’è una famiglia vera e falsa, contemporaneamente. Non vi sembra possibile? Non avete mai sentito parlare dei Forger.

SPY x FAMILY CODE: White è la storia di una famiglia in cui nessuno, neanche il cane, è quello che sembra

Spy x Family Code: White cinematographe.it recensione

Loro sono i Forger. SPY x FAMILY CODE: White, il film per il cinema, è l’ultima tappa di una scalata verso il successo cominciata nel 2019 con il manga creato da Tatsuya Endo. Poi sono venuti la light novel – opera in prosa con immagini in stile manga pensata per un pubblico adolescente – e la serie d’animazione, disponibile in streaming su Crunchyroll. Quello che segue è il battesimo del fuoco, la consacrazione definitiva, la prova del nove. L’appeal e il carisma della sala cinematografica, nonostante i colpi degli ultimi anni e la notevole contrazione degli incassi, è ancora solido. Superare il test, per SPY x FAMILY CODE: White, significherebbe molto. Parlando di ansia da prestazione, le cose non sono poi così diverse per i Forger. Se c’è una famiglia sotto pressione, è di loro che si parla. Sullo sfondo si consuma un grosso pasticcio geopolitico: l’equilibrio di potenza tra Est e Ovest è fragile e la guerra incombe. Loid Forger è un agente di Westalis. Deve cercare di scongiurare un ulteriore, funesto deterioramento dei rapporti con lo stato confinante (e rivale) dell’Ostania. Loid, ufficialmente, è il marito di Yor e il papà di Anya. Hanno anche un cane, si chiama Bond. Questo in apparenza. Come nella più consumata tradizione spionistica, la verità è opaca e sfuggente.

Un modo come un altro per dire che non è vero niente. Loid è l’agente Twilight, la sua missione si chiama Operazione Strix ed è per necessità professionali che ha costruito, più corretto, gli è stata assegnata, la famiglia fittizia. Non è, a rigor di logica, almeno la logica del sangue, il padre di nessuno. Né un atto ufficiale certifica il matrimonio con Yor, della quale il finto marito ignora persino l’identità segreta, ed è un male: Thorn Princess, killer implacabile. Come se non bastasse, Anya è telepate – legge i pensieri di tutti, compresi i genitori – e il cane prevede il futuro (!). L’ironia della situazione è che la famiglia di comodo finisce per risultare più vera del vero: il bisogno di compagnia e il rifiuto della solitudine hanno la meglio sulla convenienza. Una gita in montagna per aiutare Anya nel suo percorso scolastico (la cosa, indirettamente, gioverebbe anche ai piani di Loid) trascina i Forger in un intrigo internazionale che scuote i destini del mondo. E li costringe a interrogarsi sulla necessità dei loro legami. La risposta non sorprenderà lo spettatore, ma non è l’originalità delle conclusioni l’intento di SPY x FAMILY CODE: White. Piuttosto, l’obiettivo è di offrire un solido intrattenimento e giocare con le atmosfere in maniera provocatoria.

Spionaggio dal cuore sentimentale

Spy x Family Code: White cinematographe.it recensione

Mentre il cinema d’animazione contemporaneo punta forte, non fosse che per necessità di cassa, sulla proposta trasversale – una storia che, per temi e atmosfera, sappia parlare a tutta la famiglia e non solo ai più piccoli – SPY x FAMILY CODE: White ha il coraggio di giocare leggermente con lo standard. Leggermente, sia chiaro. Se l’impianto, narrativamente parlando, resta quella della spy story romanticheggiante e autoironica, il tipo di umorismo e l’atmosfera tolgono deliberatamente qualcosa alla trasversalità del film; meglio, la ridiscutono. La regia di Kazuhiro Furuhashi riesce a isolare due versioni della storia, una più smaccatamente infantile, l’altra più matura, mescolandole quando è necessario, altrimenti separandole. Uno spartiacque generazionale è tutto quello che serve: c’è la storia degli adulti, i genitori pronti a tutto pur di salvare l’unità della famiglia, tra doppiezza e mezze verità, il pane quotidiano nella vita di ogni spia (o killer) che si rispetti. E poi c’è il mondo come lo vede la piccola Anya; su di lei, sul suo sguardo entusiasta e inquieto, il film misura l’umorismo.

Umorismo scatologico (da gabinetto), satira attinente la sfera delle funzioni corporali, ma non c’era bisogno di precisazioni. SPY x FAMILY CODE: White ne saccheggia senza pietà il famigerato repertorio, costringendo la piccola protagonista a una disumana e divertente gara di resistenza – addirittura intervallata da una sequenza onirica libera e creativa anche sotto il profilo dell’animazione – che riscrive il tono del film, giocando polemicamente con la seriosità della spy story e invitando lo spettatore a non prendere le cose troppo sul serio. Funziona, l’accostamento degli opposti, la natura schizofrenica del film, il continuo ping pong tra alto e basso. Al cuore di tutto, c’è un’accorata (e sentimentalmente solida) riflessione sull’importanza e la necessità della famiglia. Loid e Yor – è stata notata da più parti, la natura un po’ retrograda della sua attitudine nei confronti di matrimonio e famiglia – combattono per i destini del mondo ma questa è la comoda copertura per una verità più profonda. La famiglia fasulla, nata per caso, tra la paura della solitudine e il bisogno di calore umano, è diventata più autentica e indispensabile, agli occhi e al cuore dei protagonisti, di una famiglia costruita sul sangue. Ed è brillante e intelligente il modo con cui SPY x FAMILY CODE: White lavora sulle convenzioni dell’action spionistico per raccontare, su famiglia e dintorni, verità che conosciamo d’istinto e per cui non c’è bisogno di chissà che lezioni. Pure, la ripetizione giova sempre.

SPY x FAMILY CODE: White – conclusione e valutazione

Veloce e divertente, sfrontato nell’accostare atmosfere e accenti umoristici diversi tra loro, SPY x FAMILY CODE: White è un film anime trasversale ma non troppo, che parla a tutta la famiglia ma con un occhio di riguardo per i più piccoli. Lavora sulle convenzioni del genere spy story per raccontare di una famiglia in difficoltà e degli sforzi, così faticosi e insieme così necessari, per tenerla unita. La dettagliata esposizione in apertura consente allo spettatore di entrare nella storia e, cosa più importante, nell’universo di riferimento, anche se del manga sa in partenza poco o nulla. Nell’epoca del cinema (e della tv) seriale, in cui ogni storia è rotella e ingranaggio di un disegno più grande, questa disponibilità a venire incontro al pubblico, soprattutto quello meno informato, è rinfrancante.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.8