Springsteen – Liberami dal Nulla: recensione del film con Jeremy Allen White

Jeremy Allen White è il Boss in Springsteen: Liberami dal Nulla, il film di Scott Cooper che racconta un'icona della musica americana in un momento decisivo della sua vita. Dal 23 ottobre 2025 in sala.

Più americani di così, si muore. Neanche Bob Dylan, oggetto anche lui di un (bel) biopic nel 2025; il suo genio, a differenza di quello di Bruce Springsteen, è sì radicato negli sconfinati spazi (interiori e esteriori) degli Stati Uniti, nella sua cultura popolare e nelle crepe della sua identità, ma ha una forza surreale, poetica e sfuggente che non è di solo un paese o di una sola cultura. L’America è il Boss. Giusto?

Springsteen – Liberami dal Nulla arriva nelle sale italiane il 23 ottobre 2025 per The Walt Disney Company Italia. È scritto, diretto e prodotto da Scott Cooper e ha Jeremy Allen White nella parte del Boss in un momento cruciale della sua vita, artistica e non. Hanno ragione, l’attore e il regista, quando spiegano alla stampa che Bruce Springsteen e la sua musica non sono tutta l’America. È altrettanto vero però che quando il Boss canta di classe operaia, di anime inquiete, del buio e della strada, mescola risonanze universali a sfondi americani; quelle strade, quegli antieroi, quelle vite ai margini sono figlie di quel mondo lì. La particolarità è che poco di quanto si è detto finora interessa a Springsteen – Liberami dal Nulla. Il film non mette in discussione l’americanità del Boss, semmai la sposta di lato. Gli preme raccontare altro, la vita dell’uomo, Bruce, nelle parentesi tra un concerto e l’altro, tra un album e l’altro. Conta questo: la stasi, e non il movimento. La riflessione, e non l’energia selvaggia. Completano il cast Jeremy Strong, Gaby Hoffmann, Stephen Graham e Odessa Young.
 

Springsteen – Liberami dal Nulla: Bruce e basta, tra il 1981 e il 1982

Springsteen: Liberami dal Nulla; cinematographe.it

Il punto di partenza di Springsteen – Liberami dal Nulla si chiama “Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska”, è un libro e l’ha scritto Warren Zane. Ha fatto bene Scott Cooper a cominciare da qui, perché la materia, il perimetro temporale e il senso del libro tengono il film al riparo dal più grosso rischio per un biopic: la dispersività. Springsteen – Liberami dal Nulla non è tutta la vita del Boss, ma la fotografia di un momento, breve e emblematico. Si tratta giusto di pochi mesi, tra la fine del 1981 e il 1982.

Bruce Springsteen (Jeremy Allen White) ha appena concluso il tour di supporto al suo ultimo album, il doppio The River (1980). È esausto, e non è questione di scoramento fisico – i suoi live sono letteralmente incendi sonori, vibranti ed estenuanti – quanto, piuttosto, di usura mentale. Bruce va a vivere in un bel cottage a Colts Neck, New Jersey, procuratogli dal collaboratore più fidato, il fratello maggiore-partner nel crimine Jon Landau (Jeremy Strong). È a due passi dal posto in cui è cresciuto; qui allaccia una relazione con una ragazza del posto, Faye (Odessa Young), senza il coraggio di esplorare i suoi sentimenti, mentre comincia ad ammucchiare materiale per il nuovo album. L’album si chiamerà Nebraska, uscirà nel 1982 ed è famoso per due motivi: è bellissimo (forse il suo migliore) e, dall’inizio alla fine, si sente solo lui. Niente E Street Band, solo Bruce, voce e chitarra. Springsteen – Liberami dal Nulla è la storia delle dolorose circostanze che presiedono alla lavorazione dell’album. Circostanze intime, familiari, paterne.

Bruce è cresciuto in New Jersey e il fantasma più ingombrante della sua infanzia è il papà violento e alcolista (Stephen Graham) che maltratta lui, la sorellina e anche sua madre (Gaby Hoffmann). Bruce ha un vuoto dentro che diventa depressione. Gli altri pensano che il dolore sia una reazione psicologica al successo, ma non è così. Bruce si isola da tutti, mantiene contatti solo con Faye e Jon, e comincia a registrare pezzi acustici in camera da letto, che conserva in una cassetta senza custodia. Non sa ancora che sta scrivendo un album – in realtà sono due, in gestazione c’è anche il blockbuster Born in the U.S.A (1984)! –  sa solo che l’ispirazione gliel’ha data il film di Terrence Malick La rabbia giovane (Badlands, 1973, come uno dei suoi pezzi più famosi) e che, forse, la musica può aiutarlo a combattere i suoi demoni. Esorcizzare la realtà e farne musica. Cercare la verità sul Boss nella bugia del cinema. Ecco la doppia sfida del film.

Il mito c’è, ma è riflesso dall’uomo

Springsteen: Liberami dal Nulla; cinematographe.it

Non funziona proprio tutto, ma funziona. Springsteen – Liberami dal Nulla è un film su tante cose: su un genio all’opera, sul valore terapeutico dell’arte, sulle rivelazioni inattese del processo creativo. È il viaggio dall’oscurità alla luce di un’anima spezzata che deve ritrovare la pace interiore, è il dietro le quinte di una leggenda, è la vita di un uomo, con tutte le fragilità e le debolezze del caso. È, soprattutto, la storia di una famiglia problematica, del dolore che incrina il rapporto tra un padre e un figlio. Stephen Graham, dopo il mostruoso successo di Adolescence, sta costruendosi un invidiabile pedigree di papà con problemi; la sua fisicità, fragile e minacciosa, è sempre credibile. Jeremy Allen White mette in scena un Bruce nervoso e umano, pieno di forza e di difetti, estraneo al mondo che lo circonda. Negli occhi del bravo attore americano scorrono le verità dolorose – ma, va tenuto a mente, il film non è senza speranza – che affollano il cuore di Bruce. Jeremy Strong è totalmente assorbito dalla gravità delicata di Jon Landau, l’amico che di lato, senza imporsi, c’è sempre quando serve.

Al film manca il cuore della mitologia springsteeniana, la furiosa energia dei live, quella vitalità travolgente marchio di fabbrica e ragione dell’imperituro successo dell’artista. Un’omissione deliberata da parte del film e ovviamente è un grande limite, ma anche una scelta obbligata e coraggiosa. Springsteen – Liberami dal Nulla non racconta il mito, ha più curiosità per l’uomo acquattato dietro la leggenda. È il ritratto di un artista impareggiabile nell’intervallo tra un capolavoro e l’altro, ridotto alla sua umanità imperfetta. La celebrazione dell’icona è sottile e indiretta, si specchia nella fragilità dell’uomo.

Scott Cooper valorizza materiale che in genere conta solo per gli addetti ai lavori e i fan più accaniti – aneddoti e retroscena sul making of di Nebraska – e lo mixa agevolmente alla cronaca dei fatti grandi e piccoli della vita di Springsteen. Mette in scena uno spettacolo classico nell’impostazione e nella forma, moderno nei contenuti – è anche, un film sulla salute mentale e l’importanza di cercare il giusto aiuto al momento giusto – e lucido quanto basta nel dare alla musica lo spazio e la centralità che merita, mentre Jeremy Allen White replica con grande scrupolo accenti, movenze e ritmica del Boss, una performance eseguita con ammirevole dedizione. Potrebbe bastare, e invece no. C’è ancora una cosa da dire sul modo con cui si intrecciano le convenzioni del biopic e l’eccezionalità della vita e dell’arte di Bruce Springsteen.
 
 

Springsteen – Liberami dal Nulla: valutazione e conclusione

Mentre A Complete Unknown affrontava l’enigma di Bob Dylan senza risolverlo, equiparando il mito e l’uomo, e la sua forza – di film solido, non di un capolavoro – stava appunto in questo, nella normalizzazione del genio, Springsteen – Liberami dal Nulla fa qualcosa di diverso. Si concentra totalmente sull’uomo, lasciando che siano la sua vita e i suoi demoni a parlare, anche per la musica. Una scelta audace per un film valido e interessante, in parte tradito da un eccesso di aderenza al modello. Springsteen – Liberami dal Nulla è troppo preoccupato di far combaciare la straordinaria vita del Boss con la geometria del biopic – in questo caso, la caduta e la rinascita di un uomo in crisi – e non dà fondo alle sue riserve di creatività, attestandosi su una posizione di solida efficacia anche se avrebbe potuto prendersi rischi ulteriori. Un ottimo film, il contenitore di tanta bella musica, ma il capolavoro non era poi così lontano.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3