Soundtrack – ti spio, ti guardo, ti ascolto: recensione

Linda un’attrice. A Budapest, su un set cinematografico, ha conosciuto Paolo, un tecnico del suono di presa diretta. Tra i due è stato amore a prima vista e lei lo ha seguito in Italia pur proseguendo la sua carriera di attrice. Paolo accompagna Linda durante i suoi lavori e così si ritrovano a Sulmona dove la donna deve preparare uno spettacolo diretto dal suo caro amico Andrea. Per Linda si tratta di un ruolo importante, da protagonista.

Per il tempo che trascorrono a Sulmona decidono di affittare una villetta fuori città, nel pieno verde e silenzio. La pace però si trasformerà presto in un incubo. Il testo che Linda deve interpretare ha a che fare con la gelosia e il tradimento. Esplora il rapporto di coppia attraverso la figura femminile, che cerca al di fuori del rapporto a due nuove sensazioni ed emozioni. Un personaggio provocatorio anche solo con l’uso dell’immaginazione. Paolo nell’osservare le prove iniziaa nutrire forte sospetto e gelosia nei confronti della donna. Pensa che lei lo tradisca. È questo sospetto lo spinge a controllarla sia da vicino sia da lontano, trascinando entrambi in un intreccio da thriller.

Soundtrack

Una scena del film

Soundtrack, opera prima di Francesca Marra, affronta la tematica del voyeurismo. Lo fa attraverso una fotografia e un montaggio fortemente emotivi, ma al tempo stesso concitati e a tratti ricchi di suspense. Il problema sta nella sceneggiatura, poco curata, quasi comica, e nell’interpretazione dei protagonisti priva di credibilità.
In Soundtrack realtà e finzione si inseguono e fanno a botte. C’é il mondo teatrale e quello cinematografico che cozzano tra di loro e invece di creare atmosfere da brivido, si avvicinano alla risata isterica. Il filo rosso della narrazione è lo spettacolo, il mondo dello spettacolo che in più di un’occasione sovrasta la psicologia debole del protagonista maschile interpretato da Vincenzo Amato, troppo statico e inespressivo. Ad affiancarlo in scena Andrea Osvart e Giorgio Lupano.

Alcuni momenti e situazioni sono incompleti se non improbabili. E la recitazione monocorde rende i 93 minuti di film sofferenti per lo spettatore. Un azzardo per Francesca Marra scegliere il cinema di genere per il suo esordio da regista. Un noir a sfondo erotico ha poco a che fare nel nostro Paese e difficilmente troverà un suo pubblico.

Giudizio Cinematographe

Regia - 1.2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 1
Recitazione - 1.2
Sonoro - 0.7
Emozione - 0.7

1.1

Voto Finale