Sognando a New York – In the heights: recensione del musical di Jon M.Chu

Il quartiere affollato di Washington Heights si tinge di colori abbaglianti, contornati da musiche e coreografie elaborate. Un inno alla vita che abbatte qualsiasi difficoltà, con molte riserve sullo sviluppo dei personaggi.

La versione cinematografica del musical omonimo In The Heights, in italiano Sognando a New York, con testi firmati Lin-Manuel Miranda (Hamilton), fonde brani elettrici e movimenti di camera iper-cinetici, con lo sguardo vivace ed energico di Jon M.Chu (Step Up 2, Step Up 3, Crazy Rich Asians). Il film, distribuito in tutto il mondo da Warner Bros. Pictures e in uscita nelle sale italiane dal 24 Giugno, presenta una storia ambientata a Washington Heights: Usnavi (Anthony Ramos) è un simpatico proprietario di un piccola bodega (negozi di quartiere) che, per evadere dalla sua routine quotidiana, spera e immagina una vita migliore. Le giornate si susseguono, investite dal caldo asfissiante e interrotte dalla carenza di elettricità, ma l’incontro con Vanessa (Melissa Barrera) stravolge i piani futuri di Usnavi. Da questa improvvisa svolta, cambia l’ottica di un mondo senza sbocchi, pensando in grande e visualizzando fantasie e sogni che acquistano sostanza e una forma definita.

Nel cast corale troviamo anche Corey Hawkins, Leslie Grace, Daphne Rubin-Vega, Gregory Diaz IV, Stephanie Beatriz e Olga Merediz, direttamente prelevata dallo spettacolo di Broadway, nei panni della matriarca del quartiere Claudia.

Luci puntate su Washington Heights in Sognando a New York

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La cinepresa è affamata di dettagli, e tenta il più possibile di catturare l’essenza di un quartiere oscurato dal caldo, ma alimentato da una forza collettiva incontrastata. In The Heights è un potente grido di appartenenza e un insieme di note leggiadre che si accostano per fornire nuovi spunti per giornate che si ripetono meccanicamente. Un mondo vibrante, all’interno della quale Usnavi, l’incontrollabile cugino Sonny (Gregory Diaz IV), il suo amico di lunga data Benny (Corey Hawkins) e Vanessa decidono di stendere su schermo le loro aspirazioni. La tecnica di Jon M.Chu, con all’attivo diversi titoli ricchi di parti cantate e ballate come i due capitoli della saga Step Up, è impostata su binari predefiniti, proponendo sprazzi di coreografie fin troppo modificate in fase di montaggio.

Uno sviluppo che appare forzato, dove non si concede ampio respiro ad artisti di strada e protagonisti che illuminano le strade anche in pieno giorno. La sceneggiatura, adattata da Quiara Alegria Hudes, cerca di tenere il passo con il ritmo inarrestabile contenuto nella confezione, ma va dilungandosi in background poco approfonditi che rischiano di spezzare la visione complessiva del regista. Ogni personaggio di spicco diventa una pedina da posizionare all’interno della sfavillante location, con il compito di intrattenere e vivacizzare il racconto con talenti coltivati da tempo. La monodimensionalità però è dietro l’angolo: avviene la delineazione di un sogno o di un obiettivo iniziale, senza avvertire alcuna difficoltà o sfida nella sezione intermedia della trama.

Le musiche di Lin-Manuel Miranda sono variegate e rappresentano il punto di forza del film

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Si deve ripiegare su un campionario di brani elettrizzanti, dove la città di New York vive una nuova giovinezza attraverso la comunità ispanica e portoricana. Veniamo a conoscenza di membri attivi di un collettivo sicuro delle proprie capacità e degli ideali da difendere, in un periodo estivo opprimente dal punto di vista delle condizioni atmosferiche. Il contrasto è riprodotto con mano sicura, e il musical gode di una serie interminabile – la durata si attesta sui 142 minuti – di intermezzi che scuotono le fondamenta del quartiere. Usnavi è il narratore e traghettatore designato che ci conduce tra le fila di abitanti che si elevano dal terreno e rappresentano il flusso sanguigno di uno scenario immerso nei debiti e colpito da un blackout inatteso.

L’apertura del film è lo svelamento di un palcoscenico che si estende a tutti i cittadini, senza applicare filtri o distinzioni: “In The Heights”, titolo del primo brano, è una dichiarazione d’amore a nazionalità che si compenetrano fra loro e sperano in un mondo ancora più variopinto di ciò che riescono a raffigurare nelle loro menti. Nella presentazione di un connubio ancora efficace, formato da privazioni e possibilità dettate dal cuore, il musical di Jon M.Chu riesce ad appassionare con una notevole forza espressiva regolata da un cast corale fremente e palpitante. Quando ci si sofferma sul dialogo e sul profilo più accentuato dei suoi protagonisti, la pellicola inciampa su dei risvolti troppo prevedibili che fungono da tramite e da punto di raccordo per altri brani da riprodurre a tutto volume.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Recitazione - 2.5
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

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