Shut In: recensione del film con Naomi Watts e Jacob Tremblay

Una sola location, pochi interpreti e una regia ispirata. Elementi che vanno a scontrarsi con una sceneggiatura disastrosa. Shut In è un horror da dimenticare.

Shut In è un thriller-horror del 2016 diretto da Farren Blackburn. L’interprete principale è Naomi Watts, nei panni di Mary Portman, una psicologa infantile intenta ad accudire il suo figliastro Stephen (Charlie Heaton), in stato vegetativo dopo aver subito un incidente stradale. Ha in cura molti giovani pazienti, ma è particolarmente affezionata ad un bambino sordomuto di nome Tom (Jacob Tremblay). Una sera il bambino si presenta improvvisamente a casa di Mary, ma nel mentre il piccolo scappa. Il confine fra realtà, allucinazioni e incubi ricorrenti è sempre più sottile e Mary dovrà ricredersi sul suo stato psico-fisico, incline all’autodistruzione.

Shut In: un’atmosfera raggelante rovinata da un copione inaccettabile

shut in recensione cinematographe.it

In Shut In, Naomi Watts si deve districare in un genere a lei molto familiare. Ricomporsi dopo lo spavento, reagire in maniera credibile ad eventi straordinari e sovrannaturali, affrontare difficoltà via via sempre più crescenti: fa parte della sua immensa filmografia. È un vero piacere ritrovare la scream queen dei primi anni del 2000 – memorabile in The Ring di Gore Verbinski – in una nuova produzione tesa e serrata. La location è ricreata con cura e dovizia nei particolari: una baita immersa nella neve, utilizzata come ostacolo diretto per isolare i pochi personaggi in scena.

Abbiamo Mary, Stephen e Tom: tre figure centrali che dovranno interagire fra loro per contrastare una dimensione manipolata dai farmaci e dal dolore della perdita, ancora vivo in ognuno di loro. Due atti che preannunciano una svolta sorprendente, anche se il film risulta privo di qualsiasi inventiva nei riguardi di un terrore da alimentare. Tuttavia, il film deve fare i conti con un copione improponibile ai giorni nostri. Le invitanti premesse lasciano spazio ad una soluzione, nella linea narrativa principale, scialba e davvero poco credibile; per tutto il corso dell’arco conclusivo delle vicende ci si ritrova spaesati e increduli di fronte ad una rivelazione che interrompe di netto le funzioni vitali di chi vorrebbe prestare minimamente attenzione a questa fallimentare pellicola.

Shut In: non c’è possibilità di ripresa da un colpo di scena assurdo

shut in recensione cinematographe.it

La regia valida e compatta di Farren Blackburn non è impostata sulla stessa frequenza degli attori e della sceneggiatura: sono in sedi completamente diverse e non avranno mai modo di comunicare tra loro attraverso il linguaggio della verosimiglianza. Il risultato è un thriller che non aggiunge nulla sul fronte della caratterizzazione dei personaggi e un horror che non svolge il suo primario compito di inquietare e disturbare. Questo è un grave difetto che non può essere archiviato. Molto frequenti i tentativi di creare dal nulla facili espedienti per generare il cosiddetto jumpscare.

Procioni che compaiono all’improvviso, mani che spuntano da fessure dell’abitazione protagonista, gesti estremi confinati in sogni che si ripresentano di continuo: Shut In è la fiera di un orrore che si distrugge da solo, in preda al bisogno costante di manifestarsi ogni notte, durante il film. Il regista non può ricorrere ad altre alternative, limitandosi a portare a compimento una pellicola senza identità e senza carattere. La palette cromatica è indovinata, pronta a rappresentare un contesto allucinato in cui la paura di assumersi responsabilità è pressante. Non basta per salvare un titolo rovinato da linee di dialogo, dinamiche fra personaggi e comportamenti incomprensibili: la colpa è da riservare a Christina Hodson, al suo primo tentativo di proporre una sceneggiatura ad Hollywood. Si tratta di una prova talmente insensata e fortemente dipendente da una incredibile sospensione dell’incredulità che manda in corto circuito ogni reparto finemente sviluppato. Bocciato senza riserve.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 1
Emozione - 1

1.6