Roma FF16 – Scalfari. A Sentimental Journey: recensione del documentario su Eugenio Scalfari

Un emozionante viaggio nella vita privata di Eugenio Scalfari, uno dei più grandi giornalisti italiani, attraverso gli occhi delle sue figlie.

Nella selezione ufficiale della 16ª Festa del Cinema di Roma c’è spazio anche per la retrospettiva su un uomo di cultura e di inestimabile valore, che viene raccontato e si racconta attraverso gli occhi delle sue figlie: Scalfari – A Sentimental Journey è un racconto appassionato sulla vita del famoso giornalista, prodotto dalle sue due figlie Enrica e Donata Scalfari e diretto da Michele Mally, prodotto da Rai Documentari e 3D Produzioni.
Il documentario è prodotto e realizzato dalle due figlie di Eugenio Scalfari e vuole essere un lavoro intimista sul padre, una finestra aperta sulla cornice non tanto del giornalista, politicante, scrittore, ma della figura del padre, del marito e del nonno che molto spesso si ignora quando si parla d personaggi pubblici e famosi.

Uno spaccato innocente e sensibile, un racconto di poche battute su di un “vegliardo” – così si fa chiamare – che ha fatto la storia non solo del giornalismo italiano, ma della vita pubblica e sociale, cambiando in alcuni casi le sorti di fatti storici e culturali dell’Italia della seconda repubblica.
Inizialmente fascista, rivede la sua posizione politica ed ideologica quando viene espulso dal partito a 18 anni per aver scritto un articolo sulla corruzione di un leader, per indirizzarsi poi verso il versante più moderato della scena politica e rinnegare completamente la destra, opponendosi in modo manifesto grazie anche al giornale da lui fondato, Repubblica.

Il racconto di un uomo che ha fatto della sua vita una missione

SCALFARI A SENTIMENTAL JOURNEY cinematographe.it

L’intento di Scalfari – A Sentimental Journey è quello di lasciare un’immagine di Eugenio autentica, riservata e a tratti melanconica, ritraendo l’uomo ormai anziano, stanco, ma che continua a mantenere la propria lucidità, i propri ricordi, la sua testimonianza sulla vita italiana di quasi un secolo. Ed è proprio sui ricordi che si basa tutta la narrazione, incentrando la componente visuale sulle fotografie, veicolo di ricordi e sensazioni, rimandi a incontri importanti e a delicati momenti nostalgici nella vita privata di Scalfari, grazie alla guida lucida delle proprie figlie, che assumono un ruolo di mediazione tra la figura professionale e quella privata.

Sembra trasparire dalle parole di Scalfari come la vecchiaia permetta di vedere le cose da un punto di vista differente, “ti regala i ricordi”. Si va così a concretizzare una chiave di lettura atipica che esplicita come un uomo ricco di esperienze possa diventare un veicolo di conoscenza anche solo grazie alla sua esistenza, ormai in decadimento.

L’estetica del documentario, dunque, si carica di artigianalità, con inquadrature sghembe, a tratti tremolanti, con qualche sprazzo di quotidianità filmica (si vede a volte un obiettivo di una macchina da presa che si palesa accidentalmente davanti nel profilmico), ma che in questo modo dimostra come questa testimonianza voglia essere un semplice ma puro omaggio ad una persona eccezionale che ha fatto la storia del giornalismo italiano.

La figura di Scalfari viene rievocata e maggiormente approfondita da chi l’ha conosciuto personalmente: da giornalisti come Walter Veltroni, Ezio Mauro e Lucia Annunziata a artisti e scrittori come Roberto Benigni e Paolo Sorrentino. La storia documentaria di Scalfari si evolve e si forma attraverso un viaggio di ricordi e che si sviluppa tra una parte privata (raccontata dalle figlie) e una professionale e conviviale (raccontata da amici e colleghi.

Scalfari: “Bisogna essere curiosi della vita

Una frase riecheggia nelle differenti sequenze che compongono i quadro eclettico e variegato della vita di Eugenio Scalfari: “Bisogna essere curiosi della vita”, una componente, questa, che lo ha portato da una parte a scontrarsi con tantissime personalità influenti della politica e della società italiana, ma che gli hanno permesso, al contempo, di allacciare dei legami stretti, forti e granitici con i più disparati intellettuali italiani. Da Calvino a Fellini, da Berlinguer a Sorrentino, sono tantissime le personalità che sono rimaste affascinate e conquistate dal carisma di un uomo fortemente narcisista, che ha sempre cercato di raggiungere una posizione invidiabile nel panorama mondiale, ma che ci è riuscito grazie alla propria caparbietà e al suo intellettualismo trasversale.

Emozionante è, infine, il modo in cui Eugenio Scalfari racconta la sua profonda amicizia con papa Francesco: non essendo credente si è sempre tenuto lontano dalla Chiesa, ma la possibilità di un’intervista esclusiva con il pontefice si è trasformata in una conoscenza e un apprezzamento tra i due, che ricordano entrambi con piacere e con stima, e che si scambiano emozionanti telefonate e lettere.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3