Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità: recensione del film documentario

Arriva al cinema solo il 24, 25 e 26 settembre il film documentario su Salvador Dalí in occasione del 30° anniversario dalla scomparsa di uno degli artisti più fantasiosi, irruenti e imprevedibili del ‘900.

Baffi diventati icona, carattere sopra le righe, vita da bohémien, genio incontestabile. Catalano puro, smania come un adolescente e non deteriora le sue prime impressioni, afferra e lascia andare ciò che vede facendolo confluire nella sua arte. Questo è Salvador Dalí, pulito e libero, che è interprete di un’arte, da uno contro tutti, che si pone ovunque, sopra, sotto, dappertutto.

Il documentario Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità – realizzato anche per celebrare i trent’anni (il 23 gennaio 2019) della sua morte -, è diretto da David Pujol e racconta la vita dello stravagante e singolare artista.
Il film, che sarà al cinema solo il 24, 25, 26 settembre 2018, inaugura l’edizione 2018 della rassegna La Grande Arte al Cinema, progetto originale di Nexo Digital, rientrando nel fortunato progetto che vuole portare in sala arte e cultura (infatti usciranno quattro documentari sui grandi movimenti e personaggi che hanno rivoluzionato il mondo dell’arte).

Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità: tra foto in bianco e nero e racconti della vita dell’artista

Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità Cinematographe.it

Salvador Dalí – La ricerca dell’immortalità: trailer e poster del film

L’amore per Gala, sua musa, suo amore, suo tutto, la casa sul mare a Cadaqués, il surrealismo, Un chien andalou  e il rapporto lavorativo con Buñuel e con gli altri surrealisti, il rapporto conflittuale con la famiglia e il mondo borghese, la Spagna, Parigi e la fama negli Stati Uniti. C’è tutto questo in Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità che segue un percorso suo, entrando nella vita dell’uomo, complice anche la partecipazione di Jordi Artigas, coordinatore delle Case Museo Dalí, e di Montse Aguer  Teixidor, direttrice del Museo Dalí.

Il film parte dalla vita del genio e sregolatezza di quel Dalí nato in una famiglia borghese a Figueres, nella Catalogna settentrionale, quasi al confine con la Francia, a metà strada tra Girona e Perpignan. Lo inseguiamo tra i suoi studi e il lavoro in Europa, avanguardista, vitale e spregiudicato, nei viaggi tra Spagna, Francia, Inghilterra e America durante i quali incontra, vede e sente, nel trasferimento a Cadaqués, luogo in cui costruirà la casa-studio. Da tutto ciò ha inizio il documentario che si sviluppa intorno a nuclei narrativi definiti – dalla costruzione della casa museo alla relazione con il padre, dal rapporto con “gli altri” e “l’altro” attraverso il suo sguardo all’amore con Gala – che si incrociano, si annodano e si sciolgono nella stessa maniera complessa, difficile e intricata in cui si è aggrovigliata la sua vita.
Come in un libro dai molti capitoli, un po’ alla volta lo spettatore si trova immerso nelle pagine della vita di Dalì, all’inizio giovane e irriverente alla fine sofferente, anche per la morte di Gala, anziano, apre un album in cui si susseguono immagini fotografiche d’archivio, in bianco e nero, video d’epoca, carteggi, interviste e dichiarazioni. Come di fronte ad una grande mostra chi guarda cammina tra ricordi, macro o micro eventi del privato e del pubblico, elementi che il più delle volte si legano gli uni agli altri: ad esempio, nel 1929 Dalí si unisce ai surrealisti e nello stesso anno incontra Gala, il grande amore della sua vita, una donna che capisce le sue ossessioni e il suo talento.

Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità: i tre luoghi di Dalí

Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità Cinematographe.itAl centro quindi ci sono le terre care a Dalí: Figueres, la città dove è nato e dove ora sorge il suo museo, testamento artistico, Port Lligat, eletta ad abitazione e atelier, e Púbol, dove sorge il castello che ha regalato a Gala. I luoghi sono elemento importante per il documentario, infatti le prime immagini ci mostrano i panorami che lo hanno cullato, coccolato fin da ragazzo, quelli che lo hanno formato e hanno costruito il suo mondo.

Se la casa di Figueres è il luogo del testamento artistico dove, dopo la morte dell’amata moglie, trascorrerà gli ultimi anni di vita – alla ricerca, come dice il titolo, del segreto dell’immortalità, ossessione dell’artista e dell’uomo -, quella di Port Lligat è la dimora di una formazione in itinere, ricavata da una piccola capanna di pescatori e diventata una bellissima villa sul mare circondata da uliveti e giardini, sede di incontri, performance artistiche e molto altro. Infine c’è l’ultima, quella di Púbol. Il documentario conduce tra le sale delle residenze dove l’uomo e il genio lavorano, crescono, guardano il mondo e lo riproducono in un modo personale e particolare.

Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità dà allo spettatore gli strumenti giusti per comprendere questo genio dell’arte

Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità Cinematographe.itSalvador Dalí prende per mano lo spettatore, gli dà gli strumenti per comprendere la storia di questo eclettico artista vicino all’arte, alla letteratura, al cinema – celebre il suo sodalizio con Luis Buñuel, in Un chien andalou -, alla poesia, alla pubblicità, in grado di vivere ancora nel contemporaneo, giocando e prendendosi gioco dei mezzi di comunicazione; tutto ciò lo ha reso immortale. Suo è il volto sulle maschere che indossano i protagonisti di una delle serie tv spagnole più amate del periodo, La Casa di Carta, suoi sono gli orologi che si liquefanno e che ormai fanno parte dell’immaginario, suo è il logo, sgargiante, allegro, del lecca lecca più famoso di tutti i tempi. Insomma Dalí forma il mondo con il suo modo di guardare e di vivere surrealista, con i suoi legami che lavorano intorno al concetto di verità e menzogna – basti pensare ai celebri orologi molli che hanno preso ispirazione, si racconta, da una forma rotonda e molle appunto di Camembert e che volevano rappresentare il tempo che muta e passa. Così partendo dai luoghi in cui la sua storia è iniziata, trapassati di luce e di vento, raccontando i rapporti umani e sviscerando la sua personalità, si può comprendere la figura e la vita, l’evoluzione dell’arte di Dalí che si struttura e si sostanzia sullo schermo.

Il documentario vive sicuramente di qualche omissione, alcuni elementi per dovere di sintesi risultano non precisi, eppure il prodotto è preciso nel lavoro di ricerca e di approfondimento, e in più decide di puntare sull’immagine intima e umana di Dalí.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 3

2.8