Bif&st 2023 – Rumore. Human Vibes: recensione del documentario

Scelto per la pre-apertura della 14esima edizione del Bif&st, il documentario firmato da Simona Cocozza è un nobile contributo alla causa dei diritti umani, un po’ meno a quello del cinema del reale.

Cosa possono fare la musica e l’audiovisivo per i diritti umani? Non hanno purtroppo il potere di cambiare le cose o il corso degli eventi, ma possono dare un contributo importante e significativo in termini di sensibilizzazione alla causa. Se poi uniscono le forze, mettendo a disposizione le rispettive casse di risonanza, il messaggio può aumentare di volume, propagarsi in maniera più capillare e arrivare molto più lontano. Lo dimostra Rumore. Human Vibes, il documentario di Simona Cocozza, prodotto tra gli altri da Amnesty International Italia, scelto dalla direzione del Bif&st come pre-apertura della 14esima edizione.

Rumore. Human Vibes: un discorso corale sul ruolo che la musica, l’Arte in generale e i suoi esponenti possono avere a favore di temi sensibili come la violazione dei diritti umani

Rumore. Human Vibes cinematographe.it

Presentato in anteprima mondiale alla kermesse barese nella splendida cornice di un Teatro Kursal pieno in ogni ordine di posti, il docu-film firmato dalla regista napoletana parte dall’esperienza ventennale del Festival canoro Voci per la Libertà, nato per volontà e organizzato dalla stessa Amnesty per fare incontrare su un palcoscenico diritti umani e artisti più o meno noti della scena musicale nostrana. Gran parte di essi sono diventati i testimonial della pellicola della Cocozza, affidando ad essa parole e note che polifonicamente vanno a comporre un discorso corale sul ruolo che la musica, l’Arte in generale e i suoi esponenti possono avere a favore di temi sensibili come la violazione dei diritti umani, dei quali si esplora il ventaglio: dalla schiavitù alla violenza di genere, dalle discriminazioni razziali alla povertà, passando per i tanti conflitti umani, sociali e armati che dal passato arrivano sino alla guerra in Ucraina dei giorni nostri.

I molteplici punti di vista espressi dagli intervistati diventano una fonte di arricchimento e varietà di pensiero per il documentario

Rumore. Human Vibes cinematographe.it

Nasce da qui un classico talking heads fatto di tante voci (tra cui quelle di Ivano Fossati, Brunori Sas, Carmen Consoli, Daniele Silvestri, Frankie Hi-Nrg, Mannarino, Modena City Ramblers, Nada, Negramaro, Niccolò Fabi, Paola Turci, Roy Paci e Simone Cristicchi) che vanno a formare un coro greco che riflette e argomenta sulle tematiche al centro di Rumore. Human Vibes. In tal senso il titolo è già di per sé un biglietto da visita che lascia intuire quale sia l’intento dell’opera, ossia quella di fare rumore, perché è nel silenzio assordante del non detto e fatto che i diritti vengono negati. I molteplici punti di vista espressi dagli intervistati diventano una fonte di arricchimento e varietà di pensiero per il documentario, che oltre alle parole e ai testi delle canzoni degli artisti interpellati ha potuto contare anche sulla potenza emotivamente devastante dei materiali d’archivio di Amnesty. Immagini forti, drammatiche e dolorose, davanti alle quali è impossibile rimanere indifferenti. E infatti per la retina dell’occhio e la bocca dello stomaco dello spettatore di turno sono degli affilati fendenti che fanno davvero male.

La discontinuità audio e fotografica nelle interviste provoca una frattura nella confezione

Rumore. Human Vibes cinematographe.it

L’autrice prende il tutto in consegna, ne fa tesoro e lo racchiude nei sessanta minuti a disposizione. Quanto basta per mandare ko emotivamente il cuore e la mente del fruitore. Il fine ultimo di un progetto come Rumore. Human Vibes è assolutamente nobile, ecco perché ci auguriamo possa arrivare a una platea sempre più vasta. Volti e voci note come quelle presenti nell’opera la aiuteranno a farsi strada. C’è però da registrare un limite che purtroppo depotenzializza il risultato finale, non in termini contenutistici, bensì tecnici. La discontinuità audio e fotografica della confezione, che evidenzia cali qualitativi nella messa in quadro e nella componente sonora, in particolare nelle interviste, provoca una frattura. Da un prodotto come questo non ci si aspetta di certo una ricerca spasmodica di un’immagine perfetta, anche perché un’estetica troppo accentuata stonerebbe, ma una cura nella composizione e nell’uso delle luci quella si. Questa in molte interviste viene meno, anche se non è dato sapere a cosa siano dovute tali problematiche. Fatto sta che si assiste ad accostamenti di stralci di interviste fotograficamente più curati con altri che lo sono molto meno. Il ché incide pesantemente sulla resa ed è un vero peccato.

Rumore. Human Vibes: conclusione e valutazione

La discontinuità in termini qualitativi dell’impianto tecnico, sia sul fronte audio che video, incide pesantemente sulla resa finale. Ciò per fortuna non intacca l’importanza dei contenuti e il messaggio che il documentario di Simona Cocozza intende veicolare a favore dei diritti umani e del contributo che la musica e gli artisti possono fornire alla causa. Immagini di repertorio e testimonianze molto forti emotivamente al servizio di un’opera dai fini nobili.      

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 1.5
Sonoro - 2
Emozione - 3.5

2.5