RomaFF14 – Fête de Famille: recensione del film

Fête de Famille è il ritratto agrodolce di una famiglia che scricchiola sotto perbenismi e falsità. In concorso alla quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

Cédric Kahn, interprete oltre che regista di Fête de Famille, si è accontentato del più classico dei pretesti narrativi per raccontare le meccaniche dei rapporti famigliari senza tralasciare ogni ipocrisia, ogni possibile malinteso che è parte di quel perbenismo tra parenti lontani costretti, saltuariamente, alla commedia dei sentimenti fasulli. C’è una splendida giornata d’estate, una casa, una festa: in occasione del settantesimo compleanno di Andréa (Catherine Deneuve), la famiglia si riunisce per festeggiare. Jean, Vincent, Romain con la sua nuova fidanzata, Rosita, ravvivano la giornata della donna e tutto procede alla perfezione, in allegria. Ci sono proprio tutti. Persino la figlia minore Claire (Emmanuelle Bercot), scomparsa qualche anno prima, che fa la sua comparsa inaspettata fra gli invitati portando con sé scompiglio.

Fête de Famille cinematographe.it

Fête de Famille: un ritratto di famiglia fra rancori sopiti e ferite mai cicatrizzate

Il racconto, semplice solo in apparenza, di Fête de Famille si articola sul perfetto equilibrio fra i personaggi rappresentati. Nonostante, infatti, la storia si apra con una scena in cui appaiono Vincent, sua moglie Marie e i loro due figli, la prima famiglia raffigurata serve a Kahn come espediente per condurre lo spettatore all’interno della casa, in cui resterà per tutta la durata del film a osservare i comportamenti dei presenti. Saranno proprio questi, poi, a rivelare in maniera quasi spontanea tutte quelle attitudini nocive che non possono essere represse, timori e segreti nascosti a lungo, le tensioni implacabili che animano e al contempo corrodono i fili che tengono uniti (ancora per poco, o forse è già troppo tardi) i membri del disfatto nucleo famigliare protagonista.

Tuttavia, perché il meccanismo a molla possa “scattare” lasciando scoperte le ferite delle relazioni famigliari, mai del tutto cicatrizzate, e i tanti rancori sopiti, è fondamentale che venga inserito il pezzo mancante all’interno di questo puzzle. E così l’impetuosa Claire, agli antipodi di Andréa, ma così necessaria al fine di riequilibrare un ritratto domestico talmente abulico nella forma posticcia che ha ormai assunto, viene facilmente a costituire l’anima della famiglia. Anziché confermarsi come la goccia che fa traboccare un vaso sistemato male anni addietro, Claire giunge a occupare un posto ben più prezioso di quello destinato, semplicemente, alla combina-guai della famiglia, alla pecora nera, alla nota stonata; la donna diviene l’eroina del regista, vero e proprio strumento nelle mani di Kahn per colpire le crepe di quel vaso e farlo cedere definitivamente, snidando forzati conformismi, bigotteria e falsità dalla prima all’ultima, una volta per tutte.

Fête de Famille cinematographe.it

Fête de Famille: l’analisi del nucleo famigliare viene stemperata da toni dolci

Man mano che la narrazione procede, la non scontata sceneggiatura (scritta insieme a Fanny Burdino e Samuel Doux) lascia intendere a più riprese che dietro il bisogno di attenzioni di Claire si annidano problemi mentali non di poco conto, trascurati da se stessa quanto dai suoi affetti. Anche grazie a questa scelta, la riunione si tramuta rapidamente in una sorta di seduta di psicoterapia, in cui Claire è solo una fra i pazienti con ostacoli psichici da superare. Purtroppo, Fête de famille non osa spingersi nei veri abissi del tema trattato, rimanendo spesso sugli strati superficiali di quella che avrebbe potuto essere una vera analisi e inframmezzando il racconto con sequenze futili che spengono, di tanto in tanto, quella tensione accumulata in precedenza. La festa rimane sempre e solo una “festa”, che relega lo spettatore al ruolo di osservatore esterno senza mai consentirgli, abbreviando le distanze coi personaggi, di empatizzare con essi entrando nel vivo del dramma. Ciononostante, rimangono apprezzabili i toni dolci con cui si stempera l’acredine del contenuto proposto, non sempre essenziale.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.8