RomaFF12 – Nadie nos mira (Nobody’s watching): recensione

Nadie nos mira è un film di Julia Solomonoff con protagonista Guillermo Pfening, presentato nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2017

Nadie nos mira (Nobody’s watching il titolo internazionale) è un film dell’argentina Julia Solomonoff, presentato nella selezione ufficiale della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Il protagonista del film è Guillermo Pfening, autore di un’ottima prova nei panni di un personaggio controverso e complesso, protagonista di un racconto denso e desolante, accessibile a più chiavi di lettura.

Nadie nos mira: un mosaico di emozioni, sensazioni e sofferenza
Nadie nos mira

Nico (Guillermo Pfening) è un trentenne attore argentino, che ha lasciato una carriera di successo nelle soap opera locali per approdare a New York, in fuga da un passato scomodo e doloroso e alla ricerca di un’affermazione nella più grande industria audiovisiva del mondo. A dispetto delle buone premesse e delle sue ottimistiche speranze, le cose per Nico vanno decisamente male. La sua bionda chioma e il suo accento latino lo rendono poco credibile ai produttori sia per le parti tipicamente americane che per quelle da immigrato.

Il protagonista si arrabatta come può, fra un piccolo lavoro come babysitter del piccolo Theo e l’ossessiva ricerca di una svolta per la sua vita e per la sua carriera, incapace di ammettere il proprio fallimento e afflitto da un passato che periodicamente torna a sconvolgerlo e ad affliggerlo.

Nadie nos mira: il lato oscuro dello show business

Nadie nos mira

Nadie nos mira è un mosaico di emozioni, sensazioni e sofferenza, che affonda le sue radici nell’alienazione e nella progressiva disgregazione dei sogni e delle illusioni a cui è sottoposto il protagonista. Una New York splendente e inafferrabile diventa il teatro di un viaggio tormentato e sconsolante nel lato più cupo del mondo dello spettacolo, dove tante giovani promesse vivono in uno stato di apatia e perenne attesa, vittime dei perversi meccanismi dell’industria cinematografica, della sfortuna e di tante scelte tragicamente sbagliate.

Il centro nevralgico di Nadie nos mira è il personaggio tanto vero quanto paradossale di Nico, che vive in un perverso equilibrio di situazioni e speranze, afflitto da un’atavica incapacità di accettare la propria situazione e schiavo di tante piccole contraddizioni che condizionano la sua esistenza. A bordo della sua bicicletta, lo vediamo affrontare le sfide e le opportunità della Grande Mela, concedendo a tutti un sorriso, ma lasciando intravedere anche tanta malinconia e rimpianto. La sua esistenza è fatta di provini falliti, di una fama in patria ricordata più dai familiari che da lui stesso e da una sessualità sfruttata unicamente come valvola di sfogo, fatta di amplessi omosessuali vuoti e senza sentimento. Una realtà da precario nella vita e nel lavoro, fondata sul perenne inseguimento della carriera di attore e sull’incapacità di allontanarsi completamente e definitivamente da un passato più doloroso di quanto sia disposto ad ammettere.

Nadie nos mira: un incompiuto affresco di emarginazione e sogni spezzati

Nadie nos mira racconta allo stesso tempo tante cose, dalle difficoltà dell’immigrazione al lato oscuro dello show business, passando per i tanti piccoli compromessi e soprusi che si pongono sulla strada del successo e per l’impossibilità di lasciarsi definitivamente alle spalle le radici e gli affetti. Julia Solomonoff è abile a immergere lo spettatore in una tragedia silenziosa, fatta di dissociazione e disillusione in una delle più ammirate e desiderate città del mondo, ma al racconto manca un vero climax di azione e tensione. Nonostante la torbida svolta della fase finale del film, che chiude adeguatamente i vuoti e risponde a molte delle domande lasciate aperte, permane così la sensazione di una storia fondamentalmente irrisolta e sospesa, come la stessa esistenza del protagonista. Una scelta precisa e voluta, che però porta al risultato di vanificare parte del buon lavoro compiuto in precedenza, come l’intensa ed empatica performance di Guillermo Pfening.

Nadie nos mira

Nadie nos mira si rivela un incompiuto affresco di emarginazione e sogni spezzati, tanto toccante per il tatto e la sensibilità con cui viene messa in scena la triste alienazione del protagonista, tanto doloroso e per certi versi fastidioso per la fedele rappresentazione dell’incapacità di comprendere e accettare gli sbagli e i fallimenti della nostra esistenza.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.3