RomaFF10 – Dobbiamo parlare: recensione

Una casa che va a pezzi ospita persone che vanno a pezzi.  Dobbiamo parlare vede quattro amici, due coppie, un filo conduttore: l’incomunicabilità di coloro sanno ormai solo nascondere per timore di scoprirsi troppo lontani. Vanni (Sergio Rubini) e Linda (Isabella Ragonese) si preparano per la serata. Zap li aspetta per discutere del futuro lavoro dello scrittore, ma l’arrivo improvviso di Costanza (Maria Pia Calzone) e Alfredo (Fabrizio Bentivoglio) cambierà i piani della coppia.
Letteralmente catapultati nei problemi sentimentali dei loro due amici, sposati e in piena crisi, Vanni e Linda sveleranno quegli altarini che mantenevano in piedi il proprio rapporto, incrinando una lunga relazione fino ad un eventuale, e forse inevitabile, punto di rottura. L’amore dovrebbe essere tutto, ma non è mai veramente abbastanza. Aggrappati alla convinzione di poter vivere un rapporto stabile che rimane poi in superficie, è consuetudine evitare di oltrepassare l’imperscrutabile velo di sincerità che troppe volte avrebbe bisogno di essere tolto per pronunciare la fatidica frase: dobbiamo parlare. Ed è al centro di Roma, in una casa disastrata con dentro persone disastrate che Sergio Rubini porta i suoi personaggi, individui soli in balia di emozioni, dalla comprensione affettuosa alla repressa ferocia.

Dobbiamo parlare: un Carnage all’italiana

A confronto non tra rispettive coppie, ma faccia a faccia gli uni di fronte agli altri, i segreti e i desideri reconditi escono fuori in un fiume di parole urlate per farsi sentire ancora più forte, discorsi troppe volte rimasti taciuti ed ora smaniosi di essere rivelati. Nella casa di Vanni e Linda, che si fa campo di battaglia dell’infelicità che i rapporti creano, nulla più è celato alle spalle, verità scomode risuonano tra le quattro pareti della stanza che un amore aveva arredato, ora pericolosamente scombussolata dai rinfacciamenti di due coppie che diventano reciprocamente specchio di mancanze e aspirazioni.

dobbiamo parlare
“Avevo in mente di raccontare le parole, la loro pericolosità.” ed è questo che Sergio Rubini è riuscito a fare in Dobbiamo parlare, seppur ricalcando altri film nostrani quali Il nome del figlio di Francesca Archibugi (seppur adattamento della piece teatrale francese Le Prénom) ed internazionali quali Carnage di Roman Polanski.
Una splendida trasposizione cinematografica di impianto teatrale, Dobbiamo parlare non avrà forse l’aria della novità, ma sa sequestrare, come fanno Costanza e Alfredo con la coppia di Vanni e Linda, gli spettatori, che si muovono insieme ai personaggi in questa casa dove si esce e si entra, quinte del palcoscenico della falsità delle relazioni umane. Con un Bentivoglio romano fino all’osso, la Calzone eccentrica impettita, Ragonese e Rubini sfortunati innamorati, dice il regista “Questa volta sono partito dagli interpreti, il lavoro della scrittura è stato creativo, avevo in mente certi personaggi e mentre li scrivevamo immaginavo come potessero parlare.”.
Teatro che si fa cinema di legami che deludono e sanno deludere, le aspettative di persone che troppe volte amano più l’immaginario del qualcuno che hanno accanto e poco sanno accettare le diverse soggettività. Tra intellettuali e borghesi, Destra e Sinistra, matrimoni e divorzi, chi ha più paura degli animali che delle persone, la commedia che diventa dramma.
Dobbiamo parlare è stato presentato nella sezione ufficiale della decima edizione della Festa del Cinema di Roma ed aspetta di uscire nelle sale italiane il prossimo 19 novembre.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3

Voto Finale