Ritratto di famiglia con tempesta: recensione del film di Kore-eda Hirokazu

Ritratto di famiglia con tempesta (After the Storm) rappresenta una metafora della vita, fatta di quiete apparente, improvvisi disastri e conseguenti rinascite, sullo sfondo del divario tra chi siamo e chi avremmo voluto essere.

Un uomo sofferente e abbattuto, late bloomer incompreso di una famiglia composta ormai,  dopo la morte del capostipite, da sole donne che si affannano per far quadrare i conti e la quotidianità, si trova ad avere a disposizione una notte di tempesta per cercare di ricongiungersi al suo nucleo familiare distrutto. Questi gli ingredienti della nuova ricetta dell’indimenticabile signora Toku Kiki Kilin che  -in Ritratto di famiglia con tempesta (After the Storm) – fa il possibile per riportare ordine e armonia nella vita del figlio Ryota (il bravissimo Abe Hiroshi), inetto patentato e padre di un bambino col quale fatica ad instaurare un rapporto solido, a causa del divorzio dalla madre.

Opera profondamente intima, che si muove in punta di piedi sulle debolezze delle persone senza mai accennare il minimo giudizio, il nuovo film di Kore-eda Hirokazu conferma la maestria del cineasta giapponese nell’affrescare le dinamiche umane con soave incisività, qui sostenuto anche da una sceneggiatura perfettamente costruita attorno ai personaggi e piacevolmente corredata dalla perle di saggezza di mamma/nonna Yoshiko, efficaci spunti riflessivi in grado di elevare la piccola vicenda familiare del protagonista a dramma umano universale, in un mondo in cui tutti rincorrono il futuro rimpiangendo o rinnegando il passato, trascurando così l’unico momento della vita che abbia senso valorizzare: il presente.

Ritratto di famiglia con tempesta

Ed è proprio questo il messaggio che Ritratto di famiglia con tempesta cela fra le righe del suo pretesto narrativo, mettendo in scena una rappresentazione esistenzialista delle difficoltà che tutti incontriamo nel corso del nostro passaggio sulla Terra, composto da un alternarsi di quiete apparente, bufere e pace ritrovata. Allo stesso modo, il quartiere di Ryota – che l’inesorabile scorrere del tempo ha reso ormai silenzioso, non essendoci più bambini che schiamazzano in cortile – ricorda al protagonista e allo spettatore l’importanza dell’ hic et nunc in ogni percorso di vita, purtroppo flagellato dall’irreversibilità del suo andamento e dalle rigidità che – volenti o nolenti – gli esseri umani accumulano a causa di delusioni ed insuccessi, scavando una voragine sempre più profonda all’interno delle loro preziose aspettative, troppo spesso deluse.

Ritratto di famiglia con tempesta: il tragicomico divario tra sogni e realtà

ritratto di famiglia con tempesta

Ritratto di famiglia con tempesta – come il titolo italiano suggerisce – è un film statico, sospeso nel momento che precede l’ultimo round di una relazione, quella tra Ryota e l’ancora amata ex moglie Kyoko (Maki Yoko), una donna profondamente disincantata, costretta a guardare avanti dalla consapevolezza di non poter modificare i dati di fatto che l’hanno portata a separarsi dal padre di suo figlio Shingo (Yoshizawa Taiyo).

Ryota vorrebbe riavvicinarsi ad entrambi ma non sa come fare, vincolato all’ostinarsi del suo desiderio (scarsamente redditizio) di fare lo scrittore e al lavoro di investigatore privato che ogni giorno lo mette sadicamente faccia a faccia con il fallimento dei legami sentimentali dei suoi clienti. A complicare la situazione, i numerosi debiti contratti a causa dal vizio del gioco, principale motivo della fine del suo matrimonio.

Ritratto di famiglia con tempesta

Che fare, dunque? Cercare di cambiare per recuperare un passato che – per definizione – non potrà più tornare o impegnarsi per guardare avanti e fare meglio in futuro? Domande fondamentali, per le quali risposte il regista offre tuttavia poche ore ai suoi personaggi, incastrandoli – per mezzo dell’intervento amorevole di Yoshiko e di un tifone che impedisce di uscire di casa – in uno spazio ristretto, quasi angusto, che li costringe a guardarsi finalmente di nuovo negli occhi e a confrontarsi.

Ma proprio nel momento in cui ci si comincia ad aspettare la svolta, la magica rivoluzione che mette tutto a posto, Ritratto di famiglia con tempesta ricorda allo spettatore il senso della simbologia su cui si basa: una tempesta purificatrice che non può fare altro che distruggere, prima di ogni possibile ricostruzione.

Ritratto di famiglia con tempesta

Ritratto di famiglia con tempesta è un’opera tanto essenziale quanto profonda, centrata sul doloroso divario tra desideri e realtà al quale il regista offre un’unica soluzione: non smettere mai di tentare. Perché fallire non significa necessariamente non riuscire ma, soprattutto, non averci provato fino in fondo, lasciando in mano al destino un potere che – in gran parte – appartiene a noi e alla nostra capacità di lasciarci alle spalle ostacoli e avversità.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4.5

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