Roma FF17 – Raymond & Ray: recensione del film Apple TV+

Rodrigo Garcia con Raymond & Ray usa parzialmente l'impalcatura del road movie per costruire un dramma familiare che esala dolore, follia, ironia. È cinema che serve a resistere all'esistere, non il contrario! È giusto così.

Raymond & Ray, il film diretto da Rodrigo Garcia e presentato alla Festa del Cinema di Roma poco prima dell’uscita su Apple TV+, prevista per il 21 ottobre 2022, è una risata amara, un dramma che ci adesca nel tunnel della vita con tutti i suoi compromessi, le scelte incomprese, le questioni irrisolte e il dolore, tanto, che solo nella comunione fraterna trova sollievo.

La pellicola ci fa piombare nel cuore della notte e in tal maniera inizia il nostro viaggio: una macchina che corre su una strada buia e musica classica per alleggerire (o acuire) l’ansia. Poi l’incontro tra Raymond (Ewan McGregor) e Ray (Ethan Hawke) esplode e fin dal principio tutto ruota sul loro rapporto, sulla loro disuguaglianza, sul margine di decisioni errate e vita condivisa di cui il padre si fa involontario collante. Quell’uomo violento, quel padre tutt’altro che esemplare che li ha umiliati e maltrattati è finalmente morto, sparito per sempre dalla faccia della Terra: un’informazione che dona sollievo a entrambi i fratellastri, introducendoli anche in un circolo vizioso di pretese da parte del genitore, forse un ultimo modo per imporre la sua forza e la sua volontà nonostante l’assenza fisica.

Raymond & Ray: quando il road movie incontra il dramma familiare

Se Ray – musicista ex tossicodipendente dall’animo ribelle – non vorrebbe piegarsi a queste logiche, Raymond – molto più pacato e maniaco della sobrietà e dell’ordine – tenta in tutti i modi di convincerlo ponendo dinnanzi a ogni considerazione il bisogno di vedere il genitore finalmente sotto terra. Un compromesso che sarà l’inizio di una scoperta, anzi, di molte!
Rodrigo Garcia realizza un road movie inframezzato dal dramma familiare, un film che si serve della morte per indagare sulla vita, in cui il rito di una celebrazione funebre diviene teatro ideale per mandare in scena spezzoni di un’esistenza che poco e male delinea chi davvero siamo o siamo stati. Si assemblano adagio i mille volti di quel padre così crudele, regalando ai fratellastri un ritratto lontano dai loro ricordi, il profilo di un uomo carismatico, allegro, premuroso, ironico, affettuoso.

Rodrigo Garcia, che si è occupato anche della sceneggiatura, elimina i rami secchi delle seconde occasioni e lo fa totalmente, riversando sullo schermo una vicenda univoca che, seppur intersecata da storie collaterali, non perde mai di vista il fulcro della narrazione, ovvero quello del rapporto tra due fratellastri e del confronto/scontro col passato. La stessa dicotomia si palesa nella scelta di concludere tutto nell’arco di una giornata, quella del funerale.

Il rito funebre si fa teatro dell’imprevedibile follia della vita nel film di Rodrigo Garcia, in uscita su Apple TV+

Raymond & Ray provvede a tratteggiare il pathos con veridicità, iniettando continuamente dosi di un dolore misto alla follia, all’amore, alla disperazione, senza dimenticare di farci ridere, di aprire parentesi di scandalosa normalità attraverso le rocambolesche pretese del defunto, in un crescendo rappresentativo in cui il rito della sepoltura diviene davvero ciò che dovrebbe essere; non una composta parata parentale, bensì l’occasione per espiare il dolore, per chiudere definitivamente un capitolo dell’esistenza condivisa col defunto (anche in maniera piuttosto teatrale) e tentare di aprirne uno nuovo in cui, con un po’ di fortuna, magari si possa riuscire a chiudere definitivamente i conti col passato.

Il film, prodotto da Alfonso Cuarón, Bonnie Curtis e Julie Lynn, apre altresì autostrade sul significato dei rapporti umani in generale e parentali in particolare, nonché riflessioni pirandelliane sulla nostra vera identità. Riesce a farci divertire, a sovvertire le regole della riconciliazione cinematografica tra padre e figlio con sagacia e intelligenza, servendosi di una colonna sonora (merito di Linda Cohen) che approfitta della professionalità di Ray (un trombettista amante del jazz) per dare colore e spessore all’intera narrazione.

Ewan McGregor ed Ethan Hawke bucano lo schermo in Raymond and Ray

Fiore all’occhiello di Raymond & Ray è senza dubbio il cast (che certo da solo non sarebbe bastato): se Ewan McGregor ed Ethan Hawke regalano un’interpretazione strepitosa, permettendoci di empatizzare pienamente con i protagonisti, non sono da meno le donne con le quali si incontrano e che arricchiscono con sensualità, forza d’animo e fiducia le peripezie di un’esistenza che sembra sempre correre sul filo del rasoio: Maribel Verdù (Lucia) e Sophie Okonedo (Kiera) sono fantastiche, ma anche il resto del cast, composto da Todd Louiso, Tom Bower, Oscar Nuñez e Vondie Curtis Hall non scherza!

Rodrigo Garcia crede fermamente in quello che fa e la sua pellicola si lascia amare anche perché non prevede finali prestabiliti: Raymond & Ray è come un pezzo di vita e perciò resta irrisolta, ci si solleva a fasi alterne, si sorride quando capita, ci si vuole bene quando serve e ci si odia, pure. È cinema che serve a resistere all’esistere, non il contrario! È giusto così.