Radiograph of a family: recensione del film di Firouzeh Khosrovani

La regista iraniana Firouzeh Khosrovani presenta il docufilm toccante dedicato alla sua famiglia e alle problematiche legate alla radicalizzazione islamica.

Molto spesso le contraddizioni che caratterizzano i propri genitori si ripercuotono inevitabilmente sulla vita dei figli e sulle loro scelte personali. Scoprire e mostrare la storia della propria famiglia è un atto di coraggio ed umiltà, che denota come l’attaccamento alle figure più importanti possa essere la spinta per dimostrare il coraggio o gli errori di chi ci ha preceduto.

Radiograph of a family è un docufilm dell’iraniana Firouzeh Khosrovani in cui il focus si concentra sulla storia della sua famiglia, in anteprima italiana il 6 luglio al Cinema Ariston di Trieste in occasione dello ShorTS International Film Festival 2021, in concorso nella sezione Nuove Impronte.

Radiograph of a family – La storia di una famiglia

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Radiograph of a family è un docufilm personale, che racconta la vita personale della regista Firouzeh Khosrovani e della sua famiglia attraverso le immagini fotografiche e videoamatorie di un’epoca e un ambiente sociale controverso: quello dell’Iran degli anni ’70 e ’80.

Il carattere interessante di questo documentario è la scelta di narrare attraverso le immagini fotografiche, a formare un decoupage storico anticonvezionale che ha lo scopo di dimostrare come il dramma personale sia ripercussione dei cambiamenti socio-culturali e ideologici.

La prima inquadratura si presenta come una montatura finzionale che vuole introdurre lo spettatore nella stanza metaforica della narrazione attraverso un lento carrello in avanti che porta ad addentrarsi nello spazio filmico caratterizzato da un arredamento spoglio e fantasmatico. Ma la diegesi non si cristallizza nella stanza, bensì fin da subito si sposta sul focus principale del docufilm: le fotografie. La macchina da presa inizia a mettere a fuoco delle foto d’epoca, che fin da subito si capisce essere appartenenti ai genitori della regista e che saranno il veicolo della narrazione da ora in avanti. L’apparato digitale, rappresentato dalla macchina da presa, si fonde con quello analogico, creando un connubio simbiotico di significante e significato, imponendosi come l’unica via possibile per ricostruire una storia che altrimenti verrebbe dimenticata nei recessi della memoria. La vita dei genitori di Firouzeh attraversa delle fasi e delle tappe obbligate che portano al mutamento non solo della loro concezione di vita, ma inevitabilmente anche del loro rapporto familiare. La madre Tayi ben presto si avvicina al movimento rivoluzionario islamico Muslim, portando questo cambiamento ideologico anche all’interno della famiglia e sconvolgendo di riflesso l’intero equilibrio domestico. Il teatro della grande Storia diventa lo scenario per la rappresentazione delle piccole storie dei singoli, che nel docufilm si presentano attraverso riprese di vita familiare, ma anche rappresentazioni documentarie d’archivio e che presentano proprio il periodo di rivoluzione iraniana del ’79 e la guerra tra Iran e Iraq.

I rimpianti e la radicalizzazione

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Le differenti tappe della vita domestica e dell’evoluzione ideologica della madre della regista sono scandite dal diverso arredamento della stanza che funge da intramezzo metaforico al susseguirsi di fotografie e filmati, rappresentando i differenti momenti della vita familiare, sebbene talune volte possano sembrar fuorvianti nonostante la voice over a guidare lo spettatore verso la comprensione.

I rimpianti della regista si manifestano in modo eclatante tra le parole che fungono da doppiaggio del documentario: il film è una vera e propria radiografia della sua famiglia, metaforicamente riconducendo il pensiero all’amorevole padre, radiologo progressista che cerca in ogni modo di salvaguardare la figlia e la moglie. Firouzeh esplicita la mancanza d’amore da parte della madre, impegnata con anima e corpo nel progetto di radicalizzazione islamica che l’ha portata ad un fanatismo religioso tale da compromettere il tranquillo volgere della vita domestica.

 

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.6