Querido Fidel: recensione del film d’esordio di Viviana Calò

Una commedia dalla scrittura teatrale con cui Viviana Calò debutta al cinema. Querido Fidel scivola nella dolce sofferenza del nostalgismo.

Querido Fidel è la commedia d’esordio di Viviana Calò, con Gianfelice Imparato nei panni di un irriducibile nostalgico (della rivoluzione, di Fidel Castro, di un’antica stagione di sogni), al cinema dal 18 novembre 2021
Figlio di un napoletano emigrato a Cuba e morto immolato agli ideali castristi, Emidio Tagliavini intende onorare e prolungare la lezione paterna tramandandone il dettato alla figlia e alla nipote, addestrata (e abbigliata) alla rivoluzione, mentre il figlio maschio, ragazzo padre facile a invaghirsi di donne all’apparenza non allineate alla fede comunista, sembra ripudiare il magistero paterno per flirtare con il capitalismo. Emidio non smette di scrivere lettere al suo “querido” líder máximo per non smentire il fantasma che sorregge tutta la sua vita: il mito del passato, e quindi del padre, della sua autorità perpetua.

Caro Fidel, ti scrivo…: la fede incondizionata di Emidio nella perseveranza rivoluzionaria del líder máximo

L’ossessione ‘amorosa’ di Emidio per Fidel Castro

Commedia dalla scrittura teatrale con cui Viviana Calò, sia regista sia sceneggiatrice, debutta al cinema, Querido Fidel scivola nella dolce sofferenza del nostalgismo per realizzare il ritratto di un uomo in lotta con il tempo che gli tocca vivere – siamo nel 1991: il muro di Berlino è crollato, trascinando con sé il Novecento e le sue utopie –, vinto da un’appocundria squisitamente partenopea e da un rifiuto della realtà che assume le forme di una poetica alienazione, di una resistenza creativa a ciò che non si vuole né vedere né accettare.

Il vecchio Emidio, interpretato da uno straordinario Gianfelice Imparato, il cui volto teneramente arcigno rivela la nobile ostinazione del disadattamento, mantiene in ostaggio l’infanzia – il tempo del sogno, di cui la cieca devozione a Fidel Castro è correlativo oggettivo – coinvolgendo nella sua fuga la nipote, da cui lo separa la distanza anagrafica, ma non una differente maturità psichica.

Querido Fidel: una commedia lieve riuscita (in parte)

Gianfelice Imparato e Alessandra Borgia nel cast di ‘Querido Fidel’

La regista, servendosi degli strumenti del teatro e rigettando quelli del romanzo,  elegantemente discrepante rispetto al medium scelto come il suo protagonista nei confronti dell’epoca senza epica in cui si ritrova a esistere, non indaga più di tanto i moventi psicologici dei suoi personaggi, ma rappresenta soltanto ciò che di loro si può osservare dal di fuori, senza mai caricare i gesti che compiono di significati simbolici o rivelatori di occulte verità intime.
È soprattutto questo il limite di un film sì delicato, tuttavia incapace di trovare respiro nell’evocazione di ciò che è altro rispetto al dato e una risoluzione all’enigma incarnato dal suo castrista impenitente. Forse, perché non ve n’è una, se non la complicazione che l’umano si dà per non soccombere alla miseria di una realtà che tutti vorremmo somigliarci, ma che puntualmente fa come le pare.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.6