Bif&st 2023 – Quando: recensione del film di Walter Veltroni

Un film che parla di ideali senza fare politica, godibile quanto basta e coinvolgente quanto serve. Quando, diretto da Walter Veltroni con Neri Marcorè e Valeria SOlarino, è al cinema dal 30 marzo 2023.

Con Quando Walter Veltroni si cimenta in una scarnificazione del passato con l’intento di preservare il presente e tutelare il futuro, avendo cura di patinare una parentesi temporale a cui la sua persona si trova avviluppata a tal punto da trasferire nello spettatore una visione fiabesca. Un’opera che si insinua tra la veglia e il sonno, tra la giovinezza e l’età adulta e tra gli ideali e le ideologie senza fornirci il beneficio delle sfumature che naturalmente dovrebbero intercorrere tra due elementi apparentemente opposti. 

Se nella vita del protagonista l’inizio e la fine di tutto coincidono col 13 giugno del 1984, data dei funerali di Enrico Berlinguer, che segnano la fine di un’epoca, l’eco che raggiunge lo spettatore inizia tra le stanze di un ospedale cattolico in cui un uomo (Giovanni, che ha il volto di Neri Marcorè) si sta risvegliando miracolosamente da un sonno lungo trentuno anni, convinto di dover fare gli esami di maturità, di essere giovane e con tutta la vita davanti, di avere una fidanzata, una madre e un padre che si preoccupano per lui e un partito a cui appartenere, una linea politica ben precisa da seguire. 
Peccato che mentre lui dormiva quell’Italia fatta di ideali e di persone “giuste, belle, oneste” è stata sostituita da un Paese in cui la tecnologia ha preso il sopravvento, i ristoranti propinano piatti dai nomi incomprensibili e in via delle Botteghe Oscure, laddove una volta vi era la sede del Partito Comunista Italiano, adesso non c’è un bel niente.

Walter Veltroni, supportato in fase di scrittura da Doriana Leondeff e Simone Lenzi, confeziona una pellicola che si cala nelle intimità del suo pensiero, evidentemente coadiuvando in parte, nel personaggio di Neri Marcorè, il suo alter ego e immettendo nel flusso delle parole la malinconica nostalgia di un tempo ormai andato e di un’ideologia che è stata frantumata dall’avvento non solo di una nuova classe politica bensì anche da un modo totalmente nuovo di concepire l’impegno pubblico. Una nota che regala freschezza e frasi a effetto, impattando sull’intera opera cinematografica con la surreale e inconsistente essenza di un adolescente.

Tuttavia è quella la lente d’ingrandimento attraverso la quale guardare: Giovanni è ignorante di modernità e si approccia a tutto ciò che lo circonda con stupore, talvolta con repulsione. Il suo è un viaggio nel futuro, in un tempo che gli è passato dentro lasciandolo invecchiato e privo di tutto ciò che aveva. Le regole sono cambiate drasticamente e lui non può farci granché.
Ciò che stona, tuttavia, è il contesto in cui si ritrova: sdolcinatamente accomodante e nostalgico (come il personaggio di Stefano Fresi) o sfacciatamente irrispettoso, come se tutta Roma non stesse aspettando altro che incontrarlo.

Quando usa così l’escamotage del viaggio nel tempo per parlare di ideali e di politica, dando una scontata lezione di storia a chi guarda. Il film di Veltroni non spiega chi era Berlinguer, non si addentra negli ideali del partito comunista italiano né tantomeno nelle ideologie. Ciò che resta a galla è unicamente la nostalgia di un modus vivendi ormai incomprensibile, una parentesi storica nella quale appartenere a un partito corrispondeva ad avere degli ideali, a sentirsi parte di una comunità. Questo è ciò che rimpiange Giovanni, in un esercizio mentale che però non incanta più, semmai emoziona il giusto che occorre e farci scavare dentro per ragionare su chi siamo adesso e dove stiamo andando. In ultimo: a quale comunità apparteniamo? 
La risposta muta in base all’età di chi si pone dinnanzi allo schermo e il rischio è che si disperda tra i corridoi di un pensiero che non attecchisce più, che era giusto ma evidentemente inapplicabile o, banalmente, superato. 

Neri Marcorè e Valeria Solarino sono un vecchio comunista e una suora in Quando di Walter Veltroni

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I personaggi di Neri Marcorè e Valeria Solarino, che interpreta suor Giulia, emergono sullo schermo seguendo le simmetrie imposte da una scrittura che li vuole palesemente opposti ma che fatica a delinearne a fondo i confini. 
La fotografia di Davide Manca intrappola i colori che contraddistinguono le due fazioni, amalgamandoli, mentre la regia di Veltroni carpisce le giunture del passaggio da un’epoca all’altra, amplificando parole e situazioni talvolta con la cassa di risonanza dell’ironia e affidando affabili apparizioni a interpreti sopra le righe come Massimiliano Bruno e Stefano Fresi. 

Quel pensiero comunista così ingenuo e quindi puro, quasi libero dai pregiudizi, si lascia abbracciare dalle nuove tendenze divenendo un tutt’uno col suo esatto opposto. Emblematica, a tal proposito, la scena in cui Giovanni si immerge tra le acque, battezzandosi in virtù di una rinascita spirituale e mentale, di un’accettazione obbligata ma non scontata.
Suggella la visione e quel fare un po’ scanzonato, rimato di ovvietà (che, per carità, fanno sempre bene al cuore) una colonna sonora sottile, irrorata di suoni delicati ma intensi, nella quale si incastona in particolare il brano Il viaggio di Cesare Cremonini.

Quando: valutazione e conclusione

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In ultima analisi Quando di Walter Veltroni è un bagno rapidissimo ma intenso in un tempo che non esiste più, un’opera in cui passato e futuro si incontrano in uno sconfinato presente. Forte di un cast rinomato che vede tra le fila anche Gianmarco Tognazzi, Fabrizio Ciavoni, Dharma Mangia Woods, Olivia Corsini, Ninni Bruschetta, Carlotta Gamba, Andrea Salerno, Luca Vendruscolo e Renato De Angelis, con Quando Veltroni scrive una lettera d’amore al suo fanciullino, a ciò che era e non è più, ma resta relegato nella sfera degli ideali, quelli immortali, giusti e imperituri, senza riuscire a concretizzarli pienamente in intrattenimento. 

L’impressione finale è che Quando vorrebbe andare a fondo nel passato ma resta sull’orlo del “c’era una volta” senza avere il coraggio reale di oltrepassarlo. Il risultato è un film che in tante storie – un’amicizia, un amore finito, un viaggio – vorrebbe giustificarne una sola: la bella politica di una volta. Ma la vera politica, in ogni caso, non c’è. Ciò che resta è un film che si lascia guardare, carico di frasi da rubare, con un Neri Marcorè che viene quasi voglia di abbracciare; godibile quanto basta e coinvolgente quanto serve.

Presentato alla 14ma edizione del Bif&st, il film è in sala dal 30 marzo 2023 con Vision Distribution.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.6