RomaFF13 – Prospect: recensione del film

Prospect, di Chris Caldwell e Zeek Earl, è tratto da un omonimo cortometraggio del 2013 e narra le vicende di un padre e una figlia intrappolati al centro di una selva misteriosa su una luna aliena.

Chris Caldwell e Zeek Earl costituiscono la coppia di registi di Prospect, coraggioso e brillante film di fantascienza presentato nella sezione Alice nella Città della tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

Opera di debutto per i due giovani talenti, Prospect è tratto da un omonimo cortometraggio del duo di registi risalente al 2013, presentato al South by Southwest Film Festival e pluripremiato. La coppia di protagonisti, una ragazza adolescente (Sophie Thatcher) insieme a suo padre (Jay Duplass), parte alla volta di una luna aliena allo scopo di scovarne le ricchezze. L’obiettivo è quello di scovare il grande deposito di gemme preziose – in particolare una – che la foresta tossica di questa terra, la “Frontiera”, custodisce. Nessuno dei due, però, sa che ci sono creature aliene pronte a tutto pur di ottenere la stessa cosa, e che presto la ricerca si tramuterà in uno scontro.

Prospect: un’avventura sci-fi che narra il sospetto dell’altro

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Quella messa in scena da Caldwell e Earl è una storia ben più classica di quanto il suo impianto futuristico e sci-fi non voglia far credere. A dispetto delle numerose e sparse somiglianze con il recente Annihilation di Alex Garland – dove la missione di ricerca alimentava l’apparato fantascientifico e costituiva, al contempo, un pretesto per un racconto esistenzialistico -, la meta stabilita da Prospect è quella di narrare un’avventura sin da subito compromessa dalla comparsa dell’elemento altro, guardando più all’universo cinematografico di Predator. Un altro che, nell’opera, si traduce tanto nell’avvento di un extraterrestre (o più d’uno) che invischia la missione, quanto nel puro sospetto dell’altro, nel presagio di non potervi riporre fiducia: Caldwell e Earl mostrano una certa dimestichezza nel ritrarre la coppia protagonista come indissolubile, data per assodata, e frattanto pronta a cedere sotto il minimo dubbio, fornendo più volte alla propria opera un valido motivo per svilupparsi come una sorta di western nello spazio.

Mentre nell’Annihilation sovra citato la componente psicologica della sua protagonista risultava imprescindibile ai fini della narrazione e dei suoi più profondi risvolti, in Prospect si rinuncia alla delineazione dei due personaggi principali per lasciar spazio a un’immedesimazione più diretta con individui “qualunque” (quel che Cee e suo padre sono, in fondo). Il più rilevante lato caratteriale che emerge dalle bellicose vicende ritratte è quello di una figlia segretamente imbestialita e profondamente delusa dalla natura di suo padre, che si rivela spietato e privo di scrupoli quanto di limiti alla propria avidità.

Prospect: grande cinema “a basso costo”

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È una storia essenziale e imperitura quella di Prospect, che mette a nudo gli istinti umani più reconditi di fronte alla brama e al raggiungimento del proprio traguardo, quando non nella lotta selvatica: a far la differenza è l’idea di calare il tutto in un’ambientazione esotica in cui il fogliame e le fronde della selva galattica (riprodotta interamente all’interno dell’Olympic National Park) costituiscono un primo fondamentale nemico, un luogo lontano e avverso dalle sembianze tutt’altro che estranee, ma in cui non si vorrebbe mai provare a sopravvivere da soli, o in pessima compagnia. A rendere oltremodo credibile le vicende sono le convincenti performance della giovane e interessante Sophie Thatcher (L’esorcista, 2016) e di Pedro Pascal (l’indimenticabile Oberyn di Game of Thrones). Se a tutto questo si addiziona la componente di un budget di partenza esiguo, Prospect può cominciare a vantare di poter essere anche la lampante dimostrazione di come fare buon cinema a basso costo quando si è in possesso di valide idee e abilità.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.3